Carlo Bertini per “la Stampa”
letta meme 32
Nel congresso dem già partito lunedì pesa molto il «fattore donna» e lo dimostrano i fatti: il primo è la discesa in campo di Paola De Micheli, ex ministro delle Infrastrutture e Trasporti del governo Conte due: lettiana della prima ora, ma non in questa fase, piacentina e dunque vicina anche all'ex segretario Bersani, De Micheli lancerà la sua candidatura nelle prossime ore: gioca d'anticipo, è la prima a formalizzare la sua discesa in campo, basata sulla necessità di ripartire dai territori. Ma non ha la benedizione del segretario uscente: «E' una candidatura personale in alcun modo riconducibile a Letta», chiarisce la portavoce del Pd Monica Nardi.
L'ipotesi di una candidatura di Elly Schlein, vicepresidente dell'Emilia Romagna, ambientalista paladina dei diritti, ha comunque prodotto un'accelerazione. Eletta deputata, Schlein si dimetterà da vice-presidente dell'Emilia Romagna, ma sarebbe singolare una competizione con lo stesso governatore emiliano Stefano Bonaccini. Il quale, stando a chi lo conosce, «si candiderà solo se sarà sicuro di vincere».
paola de micheli
Se capirà che il partito punta su di lui compatto. E sarebbe anche singolare una corsa di candidati tutti emiliani, anche se la regione rossa è l'unica a tenere la barra.
E se Letta vuole restare neutrale, sarà decisivo vedere come si posizioneranno le correnti di Andrea Orlando (che potrebbe puntare su Peppe Provenzano), di Lorenzo Guerini e di Dario Franceschini.
Certo Enrico Letta non intende gestire questa fase pre-congressuale come un «reggente», ma come «un segretario nel pieno dei poteri». Tradotto, guiderà lui la trattativa con la futura premier per le cariche istituzionali e premerà affinché una delle presidenze delle Camere vada alle opposizioni e cioè al Pd. Per portarsi avanti e nello spirito anglosassone, Letta è stato il primo leader di opposizione a telefonare a Meloni per riconoscere la sua vittoria. E con lei discuterà anche delle presidenze delle commissioni di garanzia, Copasir e Vigilanza Rai, alla luce del fatto che ci sono tre opposizioni in campo.
GOFFREDO BETTINI
Secondo: per Letta, «il congresso non può essere una corsa di cavalli: il Pd - va ripetendo il segretario uscente - ha retto allo stesso assalto subito dal partito socialista francese, ma l'opa di Calenda e Conte è fallita e il nostro non può essere un congresso su Conte sì o Conte no. Perché sarebbe una sconfitta che un grande partito di massa, con una storia gloriosa alle spalle, provi a definire la sua identità su un personaggio come Conte, senza avere l'orgoglio di essere la sinistra in Italia».
Terzo fattore che certifica le intenzioni di Letta è che sarà lui a gestire la composizione dei gruppi, ovvero le cariche dei due capigruppo e dei capigruppo nelle commissioni parlamentari, il tutto «nello spirito di collegialità», previo accordo delle correnti. E con un'alternanza uomo-donna.
goffredo bettini a stasera italia
Per questo si parla di Nicola Zingaretti come possibile presidente del gruppo alla Camera e al Senato di una conferma di Simona Malpezzi.
Sul congresso pesano però le voci di una nuova scissione.
L'ex presidente Matteo Orfini teorizza un approccio radicale: «Serve un progetto paese, un partito accogliente, aperto, riscrivere lo statuto. Se invece si affronta il congresso sul campo largo e le alleanze, finisce su uno schema Macron-Mélenchon, con Calenda e Conte che cannibalizzano il Pd». Goffredo Bettini, l'ideologo della sinistra, molto vicino a Conte, ha ultimato il suo libro senza aver ancora chiuso l'ultimo capitolo sulla «proposta».
Ritiene che con questo risultato, il terzo Polo non possa più costituire una calamita per gli ex renziani dem, ma valuta anche la nascita di una «cosa rossa». L'esigenza che ci sia una sinistra democratica e orgogliosa delle sue radici è uno dei postulati del suo pensiero ma Bettini aspetta di vedere se vi sia nel Pd uno spazio politico adeguato.
LUIGI DI MAIO E ENRICO LETTA LETTA BETTINI BONACCINI bettini orlando