stanza versailles al pandoras box,
Paul Moakley per “Time”
“Cinquanta sfumature di grigio” può rappresentare una liberazione per la nuova generazione di donne, ma la cultura sadomaso era presente ancora prima che Bettie Page seducesse come una dominatrice, ritratta dal fotografo fetish Irving Klaw.
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Molti fotografi hanno immortalato i “dungeon”, il sottomondo di piacere e dolore dove i limiti della sessualità sono testati e le fantasie vengono realizzate. Tra questi c’è Donna Ferrato, che negli anni Ottanta documentò tutto nel libro “Love and Lust”, dicendo: «Ho cercato persone che amano il sesso, sono felici nel proprio corpo e lottano contro i moralismi repressivi. Il BDSM serve a spingersi al limite, a scatenare l’adrenalina. Il sesso convenzionale non fa la stessa cosa».
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Ferrato ha scattato nei club newyorkesi del sesso, “Belle Du Jour”, “Chateau 19”, “Paddles”, “The Vault”, e a “L’Oeil Caché”: «Qui ho visto le donne più ricche e potenti del mondo del business, quelle che in genere appaiono “normali”. Una di loro chiese alla dominatrice di essere incatenata al muro e frustata con un gatto a nove code, mentre suo marito e altri dodici uomini guardavano. Mi hanno permesso di fotografarla. Più sei potente, più trovi eccitante l’esperienza della sottomissione».
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Susan Meiselas, sempre a New York, negli anni Novanta documentò ciò che accadeva nel club “Pandora’s Box”, la “Disneyland” della dominazione, dove il desiderio diventava tortura. Disse la Meiselas: «Ho visto bruciature e ferite, ma nessun trauma sotto la superficie. E’ il conforto della crudeltà».