Esperti mondiali su Nature, vaccino russo avventato
Anche direttrice associazione russa studi clinici, pochi dati
Da "Ansa"
Avventata, sconsiderata e basata su pochi dati: così esperti e ricercatori di tutto il mondo, intervistati dalla rivista Nature, valutano la registrazione del vaccino russo anti-Covid, annunciata ieri dal premier Vladimir Putin.
Preoccupa soprattutto la sicurezza poiché non c'è stata una sperimentazione su larga scala. Per Francois Balloux, dello University College di Londra, "è una decisione avventata e incosciente. Fare vaccinazioni di massa con un vaccino non testato adeguatamente non è etico", mentre per Svetlana Zavidova, capo dell'Associazione delle organizzazioni per gli studi clinici in Russia, è "ridicolo dare l'autorizzazione sulla base di questi dati".
1 - "IL VACCINO È PRONTO" LA RUSSIA BRUCIA TUTTI I DUBBI DEGLI SCIENZIATI
Giuseppe Agliastro per “la Stampa”
Vladimir Putin
La Russia brucia tutti e si proclama vincitrice nella corsa al vaccino contro il Covid. Vladimir Putin ha annunciato al mondo che Mosca ha registrato il primo storico vaccino contro il nuovo virus Sars-Cov-2 e che presto inizierà la produzione di massa e quindi la somministrazione. Una grande conquista, un primato internazionale: così il Cremlino ha raccontato l'avvenimento.
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E giusto perché fosse chiara la portata del grande trionfo geopolitico ha battezzato il nuovo vaccino Sputnik V, paragonandolo senza mezzi termini a un indimenticabile successo sovietico come il lancio del primo satellite nello spazio, il leggendario Sputnik. Eppure c'è chi solleva qualche dubbio sul nuovo vaccino. Naturalmente tutti sperano che sia efficace come ha assicurato Putin, annunciando che anche una delle sue figlie si è vaccinata.
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Ma il punto è che il nuovo vaccino è stato registrato dopo meno di due mesi di sperimentazione sull'uomo e la terza e ultima fase dei test clinici, che normalmente dura mesi e coinvolge migliaia di persone, non è ancora terminata. Il sospetto insomma è che, pur di battere tutti, Putin abbia accorciato troppo i tempi e questo ha suscitato perplessità tra gli scienziati. Per di più non ci sono ancora risultati pubblicati e verificati a livello internazionale sui test del vaccino sviluppato dall'Istituto Gamaleya di Mosca. Russia, Usa, Cina, India, Europa, tutte le superpotenze rincorrono il vaccino. Non è solo una questione di prestigio.
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Si insegue un vantaggio geopolitico che va dalla stabilità interna al rilancio graduale dell'economia. Ma avere un vaccino significa anche rafforzare i legami con tutti quei Paesi che saranno disposti a produrre l'antidoto o a comprarlo per metterlo a disposizione dei propri cittadini. «Abbiamo ricevuto richieste per l'acquisto di oltre un miliardo di dosi da 20 Paesi», hanno subito precisato da Mosca, che col vaccino punta anche a ridurre la dipendenza dall'Occidente.
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La corsa al vaccino può cambiare insomma gli equilibri mondiali e non per niente gli Usa hanno accusato Russia e Cina di voler carpire i segreti dei ricercatori americani servendosi dei loro hacker. A parte la Russia, che si è già piazzata da sola sul gradino più alto del podio, al momento la gara è un testa a testa tra Cina e Stati Uniti. Pechino sta portando avanti ben 15 dei 44 studi in corso a livello mondiale e due di essi sono in fase 3: quello di Sinovac e quello dello Henan Provincial Center.
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Ma anche la Cina ha fretta: ha già autorizzato un vaccino per il suo esercito e pare voler bruciare le tappe come la Russia. Gli Usa seguono a ruota Pechino con otto ricerche, la più avanzata è quella di Moderna, già al terzo e ultimo stadio dei test clinici. In Gran Bretagna si conducono cinque studi e il più promettente è sviluppato dall'università di Oxford e da Astrazeneca con il contributo dell'Italia, che sta anche testando allo Spallanzani di Roma il vaccino sperimentale di Reithera.
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In India, il Serum Institute, la più grande istituzione al mondo per volume di produzione dei vaccini, ha annunciato un accordo con l'alleanza internazionale Gavi Alliance per produrre oltre 100 milioni di dosi di un futuro vaccino non appena ci sarà l'ok dell'Oms.
Secondo il segretario alla Salute Usa Alex Azar, «il punto è avere un vaccino sicuro per gli americani e per il mondo, non essere i primi». Eppure pare che anche Trump voglia fare presto e sogni un vaccino contro il Covid poco prima delle presidenziali in modo da recuperare qualche punto dopo la pessima gestione dell'epidemia.
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2 - MA CI SI PUÒ FIDARE DEL VACCINO DI PUTIN?
Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”
Sputnik V. È il nome del vaccino anti-Covid 19 che gli scienziati russi hanno scoperto. Parola di Vladimir Putin. Presidente della Federazione che ha aggiunto: «A mia figlia è stato somministrato». Insomma un certificato di garanzia, questo il messaggio sottotraccia dell'inquilino del Cremlino, sulla validità del prodotto.
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A ciò si aggiunga la scelta del nome, che non nasconde affatto le ambizioni da superpotenza di Mosca. Dal momento che gli Sputnik furono i primi satelliti artificiali inviati dall'Urss in orbita, battendo la concorrenza Usa e incassando un primato mondiale nella corsa allo spazio. In questo caso si sarebbe vinta la corsa al vaccino. Il condizionale è d'obbligo.
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E infatti al di là degli obiettivi strategici perseguiti da Putin, ciò che rileva per la comunità scientifica internazionale e se il vaccino, realizzato dall'istituto Gamaleya, sia realmente efficace: Funziona o non funziona? Nessuna via di mezzo. L'Oms ha sollevato i primi interrogativi: «Dovrà essere sottoposto a rigorosi esami e valutazioni, richiesti per la sicurezza e l'efficacia prima di ottenere la nostra approvazione», ha spiegato il portavoce dell'Oms, Tarik Jasarevic.
Più severa la valutazione di Walter Ricciardi consulente del ministero della Salute e professore ordinario d'Igiene e medicina preventiva. «Non è una notizia che può essere presa in considerazione dalla comunità scientifica», taglia corto.
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GLI SCIENZIATI ITALIANI Il motivo Ricciardi lo spiega subito: «non è stata realizzata una pubblicazione, non sappiamo i nomi dei ricercatori, non sono stati consegnati dei dati concreti che attestino lo stato dell'arte di questa sperimentazione». Ma c'è di più, perché secondo il consulente del Ministro Roberto Speranza lo stesso presunto vaccino russo non avrebbe superato, nemmeno in Patria, le tre fasi che poi lo rendono sicuro e quindi commercializzabile. «Penso abbia superato la fase 2, non credo ancora la fase 3. Ovvero quella in cui si attesta che non sia nocivo alla salute».
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Meno severo nell'analisi è invece Roberto Cauda ordinario di Malattie infettive all'Università Cattolica e direttore dell'Unità di malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma. Con Ricciardi condividono la stima per i colleghi russi «di valore assoluto, non c'è dubbio».
Poi Caudo precisa: «Si potrà avere una risposta definitiva solo dopo che il vaccino verrà approvato da enti regolatori internazionali e di altri Paesi, e non solo da quello russo anche se questo è già un primo passo». Il medico e professore indica poi quelli che possono essere i problemi teorici, ne individua tre, a cui può andare incontro un qualsiasi nuovo vaccino in fase di studio.
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In primo luogo «dal momento che la Sars-CoV-2 è un nuovo virus non sappiamo quale potrà essere la durata dell'immunità garantita dal vaccino. Quanto dureranno questi anticorpi 1, 2, o 5 anni?». E ancora: «bisogna verificare che gli anticorpi prodotti siano veramente proteggenti». L'ultimo aspetto: «questo virus finora non è mutato ma potrebbe andare incontro a mutazioni, tutto ciò potrebbe rappresentare un problema, gli anticorpi prodotti non sarebbero più efficaci».
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CORSA ALLA CURA Insomma la comunità scientifica attende di avere informazioni chiare. Di certo il fatto che lo abbia testato la figlia di Putin non è per forza sinonimo di garanzia. Anche perché il presidente russo non ha mai confermato i nomi delle due figlie, né la loro età, o il loro lavoro. Ad ogni modo dovrebbe trattarsi di Maria Vorontsova, una endocrinologa. «La temperatura dopo la prima dose è salita a mia figlia a 38 gradi per un giorno - ha spiegato Putin - poi è tornata a 37».
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Questo sarebbe l'unico effetto collaterale. Il ministero della Salute russo ha fatto sapere che a settembre verrà realizzata, in Patria, la «distribuzione a medici, infermieri e insegnanti, e al resto del Paese dal 1 gennaio». Intanto «oltre un miliardo di dosi» sono state pre-ordinate da 20 governi stranieri fanno sapere da Mosca.
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Per adesso solo 4/5 i vaccini al mondo, su 160, sono entrati o stanno entrando nella fase finale di sperimentazione, la terza: AstraZeneca (azienda svedese con progetto realizzato all'Università di Oxford e il vettore virale prodotto all'Irbm di Pomezia), Moderna (che collabora con i National Institutes of Health Usa), BioNTech/Pfizer (accordo industriale Usa-Germania), CanSino (società cinese) e il Reithera (azienda biotecnologica italiana) in sperimentazione all'Istituto nazionale di malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, dove il 24 agosto partiranno i primi test dal momento che sono stati selezionati 90 volontari. In 3000 si sono candidati. Il rush finale è appena iniziato.
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