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    VI RICORDATE LA PORNO PROF DI PRATO? LA 35ENNE CHE EBBE UN FIGLIO CON LO STUDENTE DI 14 ANNI CUI FACEVA LEZIONI DI RECUPERO È ANCORA AI DOMICILIARI, A UN ANNO DALL'ESPLOSIONE DEL CASO - IL MARITO È INDAGATO PERCHÉ AVEVA RICONOSCIUTO IL FIGLIO COME SUO. CHE AVREBBE DOVUTO FARE, RIPUDIARLO? ORA LO STA CRESCENDO INSIEME AL BAMBINO CHE LA COPPIA GIÀ AVEVA. E PURE A LUI È STATO FATTO IL TEST DEL DNA PERCHÉ…


     
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    Andrea Scaglia per ''Libero Quotidiano''

     

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    È sempre così, no? Quattro o cinque giorni a straparlare di una vicenda, a sviscerare e interpretare e proiettare in favor di telecamere e di social (con il consueto tono da «signora mia, ma dove siamo arrivati...») e poi, quando i telespettatori iniziano ad averne a noia, i riflettori vengono prontamente girati in un' altra direzione e ciao, chi s' è visto s' è visto. E se da una parte, dopo che il quarantesimo sedicente esperto ha detto la sua senza peraltro saperne punto, ci si può dire sollevati, dall' altra si dimentica che, in genere, la vicenda in questione passa silenziosamente ma inesorabilmente nella dimensione più viscosa e labirintica, quella propria del nostro sistema giudiziario. E può assumere contorni surreali.

     

    La storia, emersa nel marzo dell' anno scorso, è quella della donna di Prato, oggi 35enne, che un paio di estati fa ha avuto una relazione con l' adolescente a cui dava lezioni private d' inglese, relazione da cui è nato anche un bambino.

     

    Ricordate? Tutt' Italia ne ha parlato con morbosa passione, divisa fra coloro che additavano la signora - già sposata e mamma di un altro bimbo - a stupratrice senza scrupoli, e quelli che invece si davano di gomito, «ma se il maschietto è stato in grado di coricarsi con la prof, significa che non l' ha fatto così controvoglia...». Lui si diceva sconvolto dalle pressioni di lei, pareva fosse impazzita, lo tempestava di messaggi, le scriveva «mi hai rovinato la vita». Lei che ammetteva di essersi innamorata di quel baldo giovanotto che dimostrava più della sua età, e però rimarcava come lui fosse del tutto consapevole e consenziente.

     

    In mezzo, il marito di lei, convinto di essere il papà anche di quel piccolo appena nato, rimasto al fianco della moglie anche dopo l' esplosione dello scandalo, e che continua a fare da papà a tutti e due i bambini - d' altronde, papà è chi sceglie di esserlo, non chi ci mette solo la sostanza biologica.

     

    SCELTA CONSAPEVOLE

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    Il processo, iniziato lo scorso settembre, è in corso - e meno male che è stato scelto il rito abbreviato. Tutto si gioca sull' età del ragazzino: l' accusa sostiene che i rapporti sessuali con la donna sono iniziati quando lui aveva ancora 13 anni, cosa che prefigurerebbe il reato di violenza sessuale per induzione su minore, poiché il codice penale stabilisce che a quell' età le persone non abbiano ancora sviluppato sufficiente consapevolezza delle proprie scelte.

     

    La difesa, invece, ribatte che invece di anni ne aveva già 14, e dunque l' atto non sarebbe punibile. E qui, se in effetti ci si rende conto di come la legge per forza debba basarsi su limiti e restrizioni che possono a volte risultare ondivaghi e arbitrari, fa pensare il fatto che - per dire - qualche settimana in più o in meno in ordine all' atto consumato può rappresentare la distanza fra un' assoluzione e una condanna durissima.

     

    Difficile prendere una posizione perentoria, in una vicenda del genere. E difficile è soprattutto il compito di chi dovrà giudicare. E però noi cronisti osserviamo piuttosto sbigottiti quelli che, evidentemente, sono passaggi obbligati. Si viene ora a sapere, per esempio, che la donna è stata sottoposta a perizia psichiatrica - peraltro da parte del neuropsichiatra che già si occupò del famoso delitto di Cogne, col bimbo massacrato e la madre condannata.

     

    Ecco: le analisi hanno stabilito che la donna era ed è capace di intendere e di volere. Ma perché, c' era qualche dubbio? Giusto sgombrare il campo da qualunque possibile ipotesi, ma davvero qualcuno credeva che la passione della signora, certo mal indirizzata, potesse configurare addirittura un disturbo mentale così grave da inibire l' uso della ragione?

     

    ESAME DEL DNA

    Riavvolgendo poi il nastro di questa storia peraltro meno inusuale di quanto si possa pensare, ci si ricorda di come sia stato sottoposto all' esame del Dna anche l' altro bambino della coppia, che oggi ha dieci anni. Ma perché? È stato accertato che lui, invece, è effettivamente pargolo naturale di colui che ha sempre chiamato papà. E dunque? Qualora non lo fosse stato, in che modo sarebbe cambiata la vicenda processuale? Boh, più che un processo pare una trasmissione di gossip.

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    Ancora un paio di cose. Nel processo in questione è imputato anche il marito, in quanto si è intestato una paternità non sua. Ora, a parte il fatto che il malcapitato ha saputo di non esserlo parecchi mesi dopo la nascita del bimbo, ma che cosa avrebbe dovuto fare?

     

    Ripudiarlo? E poi: si viene a sapere che l' imputata, dopo quasi un anno, è ancora agli arresti domiciliari. Ma perché? Ricordiamo che, per tenere una persona in custodia cautelare durante il processo, sono necessarie tre condizione: il pericolo di fuga (figuriamoci); la possibilità di reiterazione del reato (in questo caso impossibile); il fatto che potrebbe inquinare le prove (e come?). Questa 35enne ha certamente fatto qualcosa di censurabile, e nessuno vuole sminuire i traumi che al ragazzino ne possono essere derivati, ma pare si sia davanti a una pericolosa criminale.

     

    E niente, in questa delicata vicenda della prof che ha fatto un figlio con l' alunno troppo giovane, la vera indecenza pare essere rappresentata dal nostro sistema giudiziario. Ma questa non è una notizia.

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