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    “VIA DAL TRATTATO SUL CLIMA” – LO STRAPPO (A META’) DI TRUMP CHE RILANCIA SUBITO NUOVI NEGOZIATI - IL PRESIDENTE USA: “L’ ACCORDO DANNEGGIA L'ECONOMIA, SERVE UN' INTESA PIÙ GIUSTA” – DOCUMENTO DI ITALIA, GERMANIA E FRANCIA: "ACCORDI NON RINEGOZIABILI, ANDIAMO AVANTI"


     
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    Paolo Mastrolilli per la Stampa

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    «Gli Stati Uniti escono dall' accordo di Parigi sul clima, ma cominciano subito a negoziare per rientrarci a condizioni più favorevoli, o arrivare ad una nuova intesa».

     

    È il compromesso con cui il presidente Trump ha annunciato ieri non solo la volontà di ridiscutere gli impegni presi da Obama per fermare il riscaldamento del pianeta, ma l' intera globalizzazione, mettendo in discussione tutti i trattati commerciali giudicati ingiusti o svantaggiosi per gli Usa.

     

    Immediata la bocciatura del premier italiano Gentiloni, la cancelliera tedesca Merkel e il presidente francese Macron, che con una dichiarazione congiunta hanno espresso «rammarico» per la scelta della Casa Bianca: «L' accordo di Parigi non è rinegoziabile, noi continueremo ad applicarlo».

     

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    Trump ha spiegato con i numeri la sua scelta. Parigi costerebbe all' America 2,7 milioni di posti di lavoro entro il 2025, circa 3 trilioni di pil, e ridurrebbe del 12% la sua produzione di carta, del 23% quella di cemento, 38% ferro e acciaio, 86% carbone, 31% gas. «Gli altri Paesi hanno applaudito quando abbiamo firmato, perché questo accordo ci mette in una enorme posizione di svantaggio».

     

    La Cina infatti potrà continuare ad imbrattare quanto vuole per 13 anni, e l' India ad aprire miniere e centrali a carbone. Inutile notare che questo succede perché gli Usa sono il Paese che ha più inquinato nella storia dell' umanità: «È un trasferimento di ricchezza da noi al resto del mondo». Il tutto per ridurre il riscaldamento globale di «due decimi di grado celsius nel 2100. Le lobby straniere vogliono legarci le mani, ma io sono stato eletto per rappresentare Pittsburgh, non Parigi».

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    Questo discorso non vale solo per l' accordo sul clima, ma per tutte le intese commerciali e i meccanismi della globalizzazione, che hanno penalizzato i lavoratori americani e favorito le élite. Trump quindi vuole rinegoziare l' intero sistema, perché come uomo d' affari pensa di poter ottenere condizioni migliori per tutti.

     

    La decisione del presidente è una sconfitta per la componente più liberal della sua amministrazione, a partire dalla figlia Ivanka e il genero Jared, mentre stati come California e New York già si preparano ad osteggiarla continuando ad imporre regole in linea con Parigi.

    Ma le ragioni della svolta sono profonde. Trump non ha mai creduto nel riscaldamento globale, e nelle prove scientifiche che a provocarlo siano gli esseri umani. In campagna elettorale aveva detto che era un imbroglio inventato dai cinesi per penalizzare l' economia americana, promettendo quindi di uscire dall' accordo.

     

    Inutile è stato il tentativo dei sostenitori di Parigi di spiegare che l' energia pulita è il futuro anche dal punto di vista del business, tanto che la stessa Exxon ha cercato di convincere Trump a non uscire dall' intesa.

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    Entro il 2030 il solare sarà la fonte più economica, mentre il potenziamento delle batterie consentirà presto lo storage dell' energia pulita e quindi il suo uso industriale. Le rinnovabili già impiegano molti più lavoratori del carbone, che sta finendo non solo perché inquina, ma per l' automazione nelle miniere e il passaggio delle centrali elettriche al gas, più pulito e meno costoso.

     

    Così gli Usa rischiano di perdere il treno delle rinnovabili, restando indietro rispetto a concorrenti come la Cina intenzionati ad investirci. Washington poi spreca l' occasione di conservare la leadership mondiale di questo fenomeno epocale, ritrovandosi sola con la Siria e il Nicaragua, unici altri due Paesi fuori da Parigi.

     

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    Come spiegazione logica della scelta di Trump resta quindi soprattutto la motivazione ideologica. Fare contenti i minatori che lo hanno votato, seguire l' economia nazionalista proposta dal suo consigliere Bannon, esplicitare il fastidio per ogni forma di multilateralismo, e soprattutto smantellare qualunque cosa abbia fatto Obama. Quali saranno gli effetti della sua decisione per la Terra si vedrà, anche se per gli scienziati il tempo stringe. Nel frattempo, però, la motivazione ideologica era imprescindibile, sommata all' ambizione di ridisegnare la globalizzazione su basi più eque. Per mantenere le promesse elettorali e non perdere la sua base, che sarà indispensabile per sopravvivere agli scandali come il «Russiagate», e puntare alla rielezione nel 2020.

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