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    IL CONTINENTE NERO È SEMPRE PIÙ GIALLO-CINA – JINPING È MOLTO GENEROSO QUANDO SI TRATTA DI DARE PRESTITI E/O REALIZZARE INFRASTRUTTURE A STATI CHE NON POTRANNO MAI RIPAGARLI. LO HA FATTO CON MOLTI PAESI AFRICANI E SE LI È DI FATTO COMPRATI. E ANCHE IN LAOS E CAMBOGIA LA VIA DELLA SETA VA A GONFIE VELE. FINIREMO COSÌ ANCHE NOI GRAZIE ALL’A CASALEGGIO E A DI MAIO?


     
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    Francesco Radicioni per “la Stampa”

     

    ESPANSIONE DELLA CINA IN AFRICA ESPANSIONE DELLA CINA IN AFRICA liu he e donald trump firmano la fase uno dell'accordo commerciale usa cina 1 liu he e donald trump firmano la fase uno dell'accordo commerciale usa cina 1

    Mentre Washington e Pechino firmano l' accordo sui dazi, disinnescando di fatto - almeno per ora - il conflitto commerciale e politico tra i due Paesi, in un' altra fetta del pianeta l' influenza cinese non fa che aumentare. Era l' autunno del 2017 quando, durante il Congresso del Partito Comunista, Xi Jinping offrì al mondo il modello della crescita cinese «per quei Paesi che vogliono accelerare lo sviluppo senza perdere la propria indipendenza».

     

    luigi di maio xi jinping luigi di maio xi jinping

    Anche se tra gli analisti si discuteva da tempo se la Repubblica Popolare stesse cercando di esportare all' estero il proprio modello di «capitalismo autoritario», è stato quell' intervento a segnare un cambio di paradigma nella retorica di Pechino: dopo aver negato per decenni di voler fare «ingerenze nella politica interna degli altri Paesi», le autorità cinesi vedevano ora nel loro sistema di governo «un grande contributo alla civilizzazione politica dell' umanità».

    xi jinping xi jinping

     

    La trappola dei prestiti

    Se nell' ultima manciata di anni la diplomazia cinese si è fatta più assertiva - dall' approccio dei propri diplomatici nelle capitali europee fino al potere di lobby alle Nazioni Unite - è stato soprattutto grazie agli investimenti in infrastrutture lungo le rotte della Belt and Road che la Repubblica Popolare è riuscita a legare a sé molti Paesi, soprattutto quelli in via di sviluppo.

     

    «La Cina usa la cosiddetta trappola del debito per espandere la sua influenza», ammonì nel 2018 il vice-presidente Usa, Mike Pence. Insomma, per Washington la Repubblica Popolare usa la scarsa sostenibilità economica di questi prestiti in strade, porti e ferrovie per estorcere concessioni e ottenere sostegno alla propria agenda politica. Mentre una pioggia d' investimenti è arrivata dalla Cina in Laos e Cambogia, le autorità di questi due piccoli e poveri Paesi del Sudest asiatico hanno sempre bloccato ogni critica durante i vertici dell' Asean all' approccio di Pechino nelle acque contese del Mar Cinese Meridionale.

    DONALD TRUMP XI JINPING DONALD TRUMP XI JINPING

     

    xi jinping xi jinping

    Durante un summit internazionale ospitato nel 2018 in Papua Nuova Guinea - altro Paese con cui la Cina ha rafforzato le relazioni economiche - funzionari cinesi tentarono di far pressioni sulle autorità di Port Moresby sul linguaggio scelto nel comunicato finale del vertice. Mentre cresce il peso della Repubblica Popolare in Asia centrale e Medioriente, la scorsa estate sono state decine gli ambasciatori alle Nazioni Unite - compresi quelli di Pakistan e Arabia Saudita - a firmare una lettera in cui si difendevano le politiche contro la minoranza uigura.

    ESPANSIONE DELLA CINA IN AFRICA ESPANSIONE DELLA CINA IN AFRICA

     

    Dalla diplomazia all' hi-tech

    «Gran parte dell' esportazione del modello avviene attraverso la formazione di personale straniero», sostiene Elizabeth C. Economy, analista del Council of Foreign Relations. In questi anni la Cina ha infatti anche formato centinaia di funzionari di diversi Paesi dell' Africa e del Sudest asiatico per aiutarli a «comprendere il sistema di governance e il modello di sviluppo economico della Cina», oltre che investito in programmi per prevenire «rivoluzioni colorate» e combattere il dissenso in giro per il mondo.

    huawei africa huawei africa

     

    Seguendo l' ambizione di Xi di trasformare la Repubblica Popolare in una super-potenza tecnologica, i colossi hi-tech cinesi - Huawei, ZTE, Alibaba, Tencent, così come le start-up cinesi specializzate nell' applicazione della ricerca sull' intelligenza artificiale e sulla sorveglianza - stanno vendendo tecnologia un po' ovunque: dallo Zimbabwe al Venezuela, dall' Egitto all' Asia meridionale. In Paesi che sono agli ultimi posti delle classifiche per le libertà politiche, Pechino non esporta solo tecnologie e algoritmi, ma anche la filosofia politica dell'«autoritarismo digitale»: dalla draconiana legge contro le fake-news approvata da Singapore fino alla normativa sulla cyber-security del Vietnam che impone ai giganti di Internet di conservare i dati all' interno del Paese e collaborare con le autorità per rimuovere contenuti «illegali».

    i cavi di huawei in africa i cavi di huawei in africa

     

    la cablatura dell'africa da parte di huawei la cablatura dell'africa da parte di huawei

    Mentre Xi Jinping teorizza la «cyber-sovranità» - «il diritto dei singoli Paesi di scegliere indipendentemente il proprio modello di sviluppo e di regolamentazione del cyber spazio» - la Cina si è anche messa alla testa di un gruppo di Paesi per spingere l' Onu a ridisegnare le norme internazionali sul cyber-spazio e far passare un' idea di governance di Internet che pone al centro gli interessi degli Stati.

     

    Non è però solo nei paesi autoritari che il peso economico della Cina si trasforma in influenza politica: nel 2017 la Grecia - dove la Repubblica Popolare ha fatto massicci investimenti nel porto del Pireo - bloccò un intervento dell' Unione Europea critico verso la situazione dei diritti umani in Cina. «Critiche non costruttive», le liquidò Atene.

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