Davide Milosa per ''il Fatto Quotidiano''
VIA MONTENAPOLEONE
Moda e fashion, vetrine da mille e una notte, auto di lusso. Via Montenapoleone è un pezzo di Milano nel mondo. Chi visita la città, un salto qui lo fa sempre. Da qualche tempo la strada del super-lusso è però diventata anche la meta privilegiata della mafia e dei suoi broker. Montenapo il salotto dei clan. Diversi i casi. Ultimo quello raccontato ieri dalla Dia di Caltanissetta che ha sequestrato circa 15 milioni di euro a Rosario Marchese, giovane manager "contiguo" al clan Rinzivillo di Gela.
L' imprenditore appena 30enne è attualmente sorvegliato speciale a Brescia. Il suo nome emerge in diverse indagini, anche se mai condannato. Centro del suo impero economico si trova al civico 8 di via Montenapoleone. Qui ha sede la Marchese Group Spa "che - si legge sul sito - diversifica le proprie attività spaziando dal settore petrolifero, a quello della salute, da quello pubblicitario, a quello delle soluzioni per le imprese".
DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA
Una sede prestigiosa per Rosario Marchese il cui collegamento con i Rinzivillo emerge, secondo la Dia, da un fiume di operazioni finanziarie "milionarie" che dal nord Italia arrivavano a "pregiudicati gelesi orbitanti nella consorteria mafiosa riconducibile al clan Rinzivillo". Il tenore di vita di Marchese è apparso sproporzionato al reddito dichiarato. Negli uffici di via Montenapoleone la Dia ha sequestrato un quadro del maestro fiammingo Jacob Joardens risalente al XVII secolo del valore di sei milioni di euro.
La misura patrimoniale a suo carico, come detto, nasce dall' analisi dei flussi finanziari. Circa 27 le segnalazioni sospette per oltre 100 operazioni. Il denaro, è stato accertato dalla Dia e dalla Uif (l' antiriciclaggio della Banca d' Italia), attraverso triangolazioni societarie, arrivava nel territorio di Gela sotto forma di carte prepagate.
Marchese era riuscito a infiltrarsi anche nell' aeroporto Catullo di Verona, gestito da una società a partecipazione pubblica. Qui una sua società gestiva una sala Vip Lounge, oltre a noleggiare "una flotta di vetture di lusso".
via montenapoleone milano
Insomma via Montenapoleone più che la strada della moda oggi è la strada della mafia o dei manager vicini ai clan. Come nel caso di Michele Cilla, imprenditore nel mondo della movida che, come raccontato dal Fatto, fino a pochi mesi fa aveva interessi all' interno della Drogheria Parini, storico locale milanese in via Borgospesso all' angolo con via Montenapoleone.
Cilla, seppur mai condannato per fatti di mafia, secondo la Procura di Milano ha rappresentato gli affari del clan palermitano dei Fidanzati proprio nel mondo dei locali notturni. Una vicenda quella del Parini che apre una finestra sulla movida meneghina dove gli interessi delle cosche sono sempre più forti. Negli ultimi mesi sono stati chiusi per collegamenti con il milieu mafioso tre locali in corso Como, altro simbolo del fashion alla milanese.
Siciliani ma non solo. In via Montenapoleone 27, per anni ha avuto sede la Kreiamo spa. La società finirà nell' inchiesta "Parco sud" del 2009 ed emergerà "collegata" alla potente cosca di 'ndrangheta Barbaro-Papalia. La Kreiamo, infatti, nasce sulle ceneri di una società riconducibile alla moglie di Salvatore Barbaro, boss recentemente condannato a 8 anni per mafia. Le quote saranno riversate nella Iorio Immobiliare, poi Kreiamo, e il cui dominus sarà Alfredo Iorio, imprenditore rampante e secondo la Procura cerniera con il mondo della politica lombarda.