TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA ANDATE A…
Estratto dell’articolo di Enrico Marro per il “Corriere della Sera”
In un governo che fa del suo essere «politico» la propria cifra, il guaio di Maurizio Leo è il fatto di essere un «tecnico» e soprattutto che si muove sempre come tale, trascurando cioè gli effetti delle sue mosse sugli equilibri della coalizione e le reazioni dell’elettorato di centrodestra. E così talvolta scivola, talaltra provoca scossoni nella maggioranza e sempre deve alla fine intervenire Palazzo Chigi per rimettere le cose a posto.
Perché il professor Leo sarà pure un tecnico, ma nel governo ha un ruolo molto importante: è il viceministro dell’Economia, messo lì da Giorgia Meloni, un po’ per marcare il ministro leghista Giancarlo Giorgetti e soprattutto per fare la riforma del fisco. […]
MAURIZIO LEO - GIANCARLO GIORGETTI - FOTO LAPRESSE
Solo che adesso la preoccupazione e […] l’irritazione della premier, che due giorni fa ha avuto una lunga telefonata con lo stesso viceministro proprio per avere chiarimenti su che cosa stesse accadendo, sta diventando palpabile, perché il nuovo caso — le Pec spedite a milioni di partite Iva per convincerle (minacciandole, secondo i leghisti) ad aderire al concordato preventivo biennale — scoppia in un momento in cui i leader della Lega, Matteo Salvini, e di Forza italia, Antonio Tajani, non perdono occasione per incrociare le lame, dai trasporti alle banche al canone Rai.
Ieri, un primo atto per chiudere l’incidente è stato affidato allo stesso Leo, che in una dichiarazione declassa le Pec inviate dall’Agenzia delle Entrate a «ordinaria attività di comunicazione». Ma, a ben vedere, la nota contiene anche un preciso messaggio politico. E il destinatario è facilmente intuibile: la Lega. Afferma infatti il viceministro: «Noi abbiamo cambiato la logica dell’accertamento, agendo ex ante anziché ex post».
Tradotto: vogliamo ridurre l’evasione inducendo chi è abituato a non pagare le tasse a non farlo più, offrendogli strumenti, come appunto il concordato, per far emergere la base imponibile, mentre la Lega insiste con le rottamazioni (ha appena presentato una proposta per la quinta), cioè le sanatorie a buon mercato una volta che all’evasore siano arrivate le cartelle. Due filosofie opposte: la prima premia gli evasori una volta scoperti, la seconda coloro che, prima di essere scoperti, accettano di diventare via via contribuenti onesti.
Sul successo del concordato Leo è pronto a scommettere, ma lo scetticismo, nella maggioranza, e perfino nel governo, aumenta. Giorgetti finora ha coperto Leo, ma lo attende al varco degli incassi da concordato: finora 1,3 miliardi contro i 2 necessari.
Nella nota del viceministro c’è anche un secondo messaggio, probabilmente indirizzato all’Agenzia e al suo direttore, Ernesto Ruffini. «La corretta informazione è alla base del “fisco amico”», sottolinea Leo. Che sapeva delle Pec «ma non è che poi si è messo a controllare parola per parola», dicono i suoi collaboratori, facendo capire che la raccomandazione che sarebbe arrivata dallo stesso viceministro di «non creare allarme» poteva essere seguita meglio, mentre secondo fonti vicine all’Agenzia quest’ultima avrebbe sconsigliato l’invio della seconda ondata di Pec.
matteo salvini giancarlo giorgetti
Versioni diverse che nascondono tensioni. Già emerse lo scorso maggio sul Redditometro, «resuscitato» da Leo, che poi dovette rimangiarselo per la bufera nella maggioranza. Stavolta non c’è alcun provvedimento da rimangiarsi: sul concordato c’è tempo fino al 12 dicembre per aderire e le Pec sono arrivate. […]
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