URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL…
Video di Veronica Del Soldà per Dagospia
Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
1. FESTIVAL DEL CINEMA DI ROMA, FILM DI SOLO VOCE PER SCARLETT: "POTEVO LAVORARE IN PIGIAMA"
Da http://qn.quotidiano.net
"Potevo andare a lavorare in pigiama, senza truccarmi e prepararmi". Così Scarlett Johansson, arrivando sul red carpet del Festival del Cinema di Roma ha raccontato la sua esperienza nel film âHer' di Spike Jonze, a cui l'attrice ha prestato solo la voce, interpretando un sistema informatico di nome âSamantha'. "E' stato liberatorio - ha spiegato -. Non avevo i limiti e le restrizioni che si pongono quando bisogna interpretare un ruolo anche con il corpo. E' stato un momento di liberazione". D'altra parte, ha sottolineato, "ci sono state delle sfide nell'interpretare questo ruolo, ho dovuto affinare delle tecniche. à stato però anche molto soddisfacente".
Con âHer', Jonze porta lo spettatore in un futuro non lontano affrontando l'evoluzione del complesso rapporto che coinvolge uno scrittore solitario, Theodore (Joaquin Phoenix), e un sistema informatico di nome Samantha (che ha la voce di Scarlett Johansson), realizzato per soddisfare tutte le esigenze dell'utente. "Per me - ha raccontato l'attrice - è stato importante questo film perché è stata un'opportunità di lavorare con Spike Jonze e di avere un ruolo mai provato prima, è stata un'esperienza molto intima". "Credo che il film - ha spiegato - parli di una vera e propria storia d'amore. Il mio personaggio credo sia la personificazione dell'amore stesso, e del modo in cui le persone vanno avanti e trovano un nuovo scopo nella vita in modo da guarire dalle ferite del passato".
Scarlett Johansson si è presentata vestita con un abito bianco, semplice, dal sapore vintage, con orecchini pendenti di brillanti e i capelli raccolti in una coda di cavallo, si è concessa a fan e telecamere, regalando autografi e scatti ai tanti che la attendevano. La Johansson è stata definita da molte riviste "la donna più sexy del mondo", ma per il Festival di Roma ha scelto un look all'insegna della freschezza con un make up molto leggero in cui si nota il tocco glamour del rossetto tinta corallo. Un consiglio alle aspiranti attrici e attori? "La cosa più importante - ha detto - è la fiducia in se stessi, è un mondo molto competitivo, bisogna credere in se stessi ed essere coraggiosi e bisogna buttarsi come ho fatto io e sono stata fortunata".
ERCOLE, FAMMI UN PEPLUM! L'ALFABETO DEI FILM STORICI IN COSTUME, CON RASSEGNA AL FESTIVAL DI ROMA
ALFABETO DEL PEPLUM. In occasione della rassegna sul mitologico mondo dei film storici in costume (ambientati in epoca biblica, greca e romana) per il Festival di Roma.
Tratto da "Il grande libro di Ercole" di Steve Della Casa e Marco Giusti
La prima parte, dalla "A" alla "K"
La seconda parte, dalla "L" alla "Z"
LE LEGIONI DI CLEOPATRA. Le cronache riportano un battibecco tra Linda Cristal e Cottafavi proprio per la scena finale con l'aspide. Cottafavi voleva l'aspide vero. "Svengo solo a guardarle dentro una gabbia di vetro, quelle bestiacce!", sosteneva la Cristal.
LEONI. "Quando il domatore si avvicinò ai leoni, questi gli si gettarono contro iniziando a sbranarlo. Nello Pazzafini non sapeva che fare, allora arrivai io mentre i leoni stavano ancora mangiando il braccio del domatore. Al primo felino che mi venne incontro gli sfondai la bocca, gli altri li ridussi all'angolo". (Alfio Caltabiano)
MACISTE ALLA CORTE DELLO ZAR. Dada Gallotti ricorda il regista Tanio Boccia come "un pazzo scatenato, un personaggio molto strano: intanto era molto rozzo nel parlare, nel muoversi, nei modi di fare, però aveva delle intuizioni veramente geniali". La frase fatidica che urla Boccia alla Gallotti è "Cori, cori,'a stronza!". "Ma erano cose dette così, non con cattiveria", conclude l'attrice.
Per il critico della Stampa, Achille Valdata: "Amerigo Anton una volta si chiamava Tanio Boccia e dirigeva sbrodolate sentimentali dai titoli fumettistici come Anna, perdonami!; adesso si è dato al genere mitologico servendosi di uno pseudonimo tra l'iberico e il sud-americano; Kirk Morris, che i suoi fans della periferia credono hollywoodiano, è viceversa un giovanotto di Padova che si chiama Adriano Bellini, statura m. 1,85, peso kg. 90, coniugato con prole. Dall'incontro Boccia-Bellini è venuto fuori questo Maciste che dà spettacolo in terra russa (una Russia fatta in casa, a non molte verste da Roma)". Rimasta celebre la battuta di Anton a Kirk Morris: "Gonfiate Adrià , che ti faccio er primo piano der muscolo".
MACISTE ALLA CORTE DEL GRAN KHAN. La tigre contro cui lotta Gordon Scott è un po' troppo evidentemente impagliata. Anche quella vera non era tanto più arzilla. Freda ricordava che in quella scena erano in tre, lui, Gordon Scott e la tigre, che per la paura se la fece addosso. Maciste si aggira in perizoma fra i cinesi, che apparentemente non notano nulla di strano nel suo abbigliamento.
MACISTE CONTRO I MOSTRI. Il mostro del film, ricorda il produttore Gianni Marzelli, era lungo 12 metri e il camion che lo trasportava si ruppe bloccando per qualche ora il traffico sulla Gianicolense, tra lo stupore dei passanti. "Quando vidi che la mattinata passava e il mostro non arrivava, gli andai incontro. Alla circonvallazione Gianicolense trovo un mostro in mezzo alla strada con tutta la gente intorno che non poteva camminare per la strada perché l'aveva fatto troppo grande. Dovette tagliargli le gambe in maniera che si potessero rimontare e in questo modo partì tutta la mattinata".
MACISTE O GOLIA? "Mark Forest si è trovato ieri davanti al dilemma: partire per Belgrado o per Madrid? Qualunque destinazione avesse scelto, avrebbe perso molti milioni. Ha optato per la Jugoslavia con in tasca la diffida dei produttori spagnoli (..).Andare in Spagna subito significava per lui mandare a monte una produzione che lo attendeva a Belgrado per ripetere alcune scene di un film, Maciste nella valle del re, senza le quali la pellicola non può essere programmata; trasferirsi in Jugoslavia significava fare perdere ad un'altra casa di produzione che ha già tutto pronto per girare sulla costa atlantica un film, Golia contro i giganti, qualcosa come 11 milioni di lire al giorno. Un impiccio serio. Alla fine Mark Forrest ha scelto il male che gli è sembrato minore". (da "Stampa Sera", 1960)
MACISTE L'UOMO PIà FORTE DEL MONDO. "Mark Forest era perfettamente cosciente di non essere né un grande attore né un vero forzuto, visto che era negato un po' per tutto e aveva i muscoli finti. La Scandurra ricorda che la sua battuta ricorrente era "Io saccio andare in bicicletta". Però era buonissimo e si lasciava prendere in giro scherzandoci sopra anche lui. Notevole la sua performance con i sollevamenti progressivi che ricordano i bilancieri delle palestre di culturismo, anche se la Scandurra ricorda che quando faceva le flessioni gonfiando i muscoli, i macchinisti gli dicevano: "Dai, che sei arrivato a 1 e 7!" (Sofia Scandurra).
MESSALINE A CONFRONTO. "Belinda Lee non è assolutamente in grado di interpretare il ruolo di Messalina. E' un'attrice bella e brava, ma non è il tipo adatto. Il personaggio può essere rifatto vivere solo da un'attrice italiana, anzi latina. Stavolta non dovrei invecchiarmi artificialmente, riprodurrei alla perfezione le caratteristiche del personaggio che Belinda Lee non ha. Purtroppo ora il cinema sconfina spesso nella pornografia". (Rina De Liguoro, vecchia Messalina, parla della nuova Messalina di Belinda Lee diretta da Vittorio Cottafavi)
NEFERTITE. "Dovevamo girare una scena di morte dove Vincent Price riceveva un pesante giavellotto nello stomaco. Sta steso lì morente. Per tutta la durata del film tutti hanno pensato che sia il perfido sacerdote che si vuole scopare Nefertite, ma si svela che non era affatto vero. Cercava di proteggerla da me, perché io ero solo un povero scultore. Così nella sua scena di morte, Vincent rivela: "Io sono tuo padre". E spira. Al primo ciak, non avevamo notato che Vincent si era messo la sua parrucca più avanti sulla fronte. La macchina si accende e lui dice (con voce effiminata) "Figlia, io non sono tuo padre. Io sono tua madre". Tutti noi scoppiammo a ridere, incluso il regista. Che disse: "Stampiamola. Devo averla". (Edmund Purdom)
ORAZI E CURIAZI. "Mi chiamò la Metro Goldwyn Mayer, fissandomi un appuntamento con Terence Young all'Excelsior. Young mi disse che sembravo Ava Gardner. Poi c'era Alan Ladd, che veniva da un successo come La ragazza sul delfino, girato in Italia con Sophia Loren. E mi proposero una cifra talmente alta che accettai. Perché non lo avrei dovuto fare? Così siamo partiti per il Montenegro, a Titograd, dove si dovevano fare le scene di battaglia e gli esterni.
Mi accorsi però che fuori c'era la neve e mi domandavo come avremmo potuto girare con quel freddo. Infatti tutte le mattine, mi preparavano, mi mettevano la corona da regina e poi mi dicevano che non si poteva girare per la neve. In due mesi passati a Titograd non abbiamo girato quasi mai. Rimanevamo chiusi in albergo. Alan Ladd era davvero odioso, viziato, maleducato. Era molto amico di Terence Young e giocavano tutto il giorno a poker a casa sua.
Alla fine ci hanno detto: Si sospende il film e si torna in Italia. E siamo partiti tutti. Sono passati quattro-cinque mesi e abbiamo ripreso il film a Roma, a Grottarossa, dove c'erano degli studi dove ricostruirono la Roma antica. Forse girammo qualcosa anche a Cinecittà . Ladd seguitò a essere un nano odioso. Per girare le scene con me doveva salire su una cassa di birra. Mi diceva cose sgradevoli, che non parlavo bene l'inglese come Sophia Loren. Poi si toglieva la dentiera per le scene d'amore. Non so perché mi facesse questo". (Franca Bettoja)
PERSEO L'INVINCIBILE. "I trucchi ce li hanno fatti Carlo Rambaldi e Eugenio Bava, padre di Mario, che ha fatto l'effetto della gente che diventava di pietra. Il dragone l'ha fatto Rambaldi, doveva uscire dall'acqua e avevano messo delle rotaie per farlo scorrere. Quando siamo andati a girare però c'era la bassa marea per cui quando usciva il dragone si vedevano le rotaie e si dovette rifare tutto". (Alberto De Martino)
POPPEA. "Quando Brigitte Bardot venne scelta per il ruolo di Poppea in Mio figlio Nerone, presi l'aereo e andai io a Parigi (dove passai quindici giorni stupendi), perché Steno non volava. B.B. l'aveva voluta Cristaldi perché aveva chiesto a un suo amico coproduttore, con la fama di playboy: "Lei chi si scoperebbe tra Brigitte Bardot e Anita Ekberg?"; lui rispose: "Mi scoperei la ragazzina". (Lucio Fulci, assistente di Steno sul film).
QUO VADIS? Domenico Meccoli, su "Epoca", racconta che il contratto tra la Metro Goldwym Mayer e Cinecittà venne siglato il 16 marzo 1949. "Ci avete preso per la camicia", sembra che avesse detto Henry Henigson, amministratore della MGM al Commendator Marconi, vice-presidente di Cinecittà . Gli americani si impegnavano a pagare 540.000 lire al giorno per il periodo di preparazione e 1.200.000 lire al giorno per il periodo delle riprese.
"Con una spesa di quasi 5 miliardi, Quo Vadis? è stato il film più impegnativo che si sia stato mai prodotto in Italia da italiani e stranieri.Circa 10.000 erano gli iscritti nelle liste delle comparse, ma quando è venuto il gran giorno, la prima delle scene di massa, la più imponente, quella del trionfo di Vinicio con sfilata davanti al Palazzo di Nerone, ne erano stati chiamati solo 4.000, oltre a 700 generici. V'erano 338 fanti, 36 vessilliferi, 510 uomini, 290 donne di medio ceto, 1530 e 783 di ceto inferiore. 30 ragazzi erano stati destinati a portare acqua agli assetati, ma il loro numero, insufficiente, fu causa di malumore".
LA REGINA DEI TARTARI. Pensa che con il cestino ci davano due sigarette incartate, lo stuzzicadenti e un quartino di vino. Mi dissi: Madonna danno pure da mangià qui!". (Omero Capanna, stuntman)
ROMOLO E REMO. Leggenda di Cinecittà vuole che Steve Reeves desse un tale pugno a Gordon Scott da fargli partire un dente. Alcuni dicono che fosse una capsula, altri ben due denti. Alcuni dicono anche che fosse stato Scott a darlo a Reeves... A questo punto la lavorazione del film si ferma, anche se Corbucci non ne parla. Qualche giorno? Una settimana? Un mese? Ognuno ha un'idea diversa, ma è una delle grandi storie del peplum, anche perché Steve Reeves e Gordon Scott non si amavano molto e i giornalisti del tempo insistevano su questo rapporto difficile sul set.
STUNTMEN. "Ancora non sapevamo cosa fossero gli stuntmen. Da noi in Italia ce n'era solo uno, che si chiamava Er Faciolo e quando c'era un uomo una donna che cadeva, si chiamava lui. All'epoca di Elena di Troia aveva 50 anni. Venne sul set un certo maestro d'armi inglese proprio per iniziare una scuola di stuntmen, chiese quali erano quelli italiani e gli fu risposto immediatamente: Er Faciolo, e venne lui. C'erano una decina di questi stuntmen inglesi che erano venuti a far mostra di sé, anche per far capire come si fa a cadere ai nostri giovani atleti, che erano dei ginnasti qualunque, molti presi dall'accademia di Musumeci.
Naturalmente nacque subito questo antagonismo e quando venne Er Faciolo tutti i ragazzi italiani tifavano per lui. Lui andò su una specie di tubo Innocenti, ad una altezza di 10 metri e sotto c'erano quelle scatole di cartone che introdussero gli inglesi per la prima volta. Due generiche, davanti a me gli facevano: Faciolo, faje vedé chi sei e questo prese lo slancio, doppio giro della morte, cascò sulle scatole e non si rialzò. Sto stronzo s'è rotto!, fecero le due comparse. Venne la Croce Rossa e se lo portarono via". (Sergio Leone)
I TARTARI. "E' un film molto interessante per un motivo: Victor Mature ed io avevamo un lungo duello alla spada. Io ci lavoravo ogni giorno. E Victor Mature non c'è mai! In nessuna ripresa; né in primo piano, né in campo medio, né in campo lungo. Neanche per reggere la spada con aria minacciosa. (..) Disse: e no, io di queste cose non ne faccio. Era un film da drive-in perfettamente comprensibile, diretto da Richard Thorpe.
Victor Mature era stato informato dai costumisti, piuttosto erroneamente, che mi ero fatto rialzare le scarpe le scarpe di due pollici per sembrare più alto. Allora va, e si fa rialzare i suoi sandali buffissimi, tra l'altro; portandoli, uno sembrava una ragazza carioca in reggipetto durante il carnevale. A momenti non riusciva a attraversare il set, su quei cosi, tutto per sembrare più alto. Non gli è venuto in mente di controllare il copione, altrimenti si sarebbe accorto che in tutte le nostre scene io siedo in trono!". (Orson Welles)
GLI ULTIMI GIORNI DI POMPEI. "Questo salsiccione non dotato di eccessiva brillantezza, che mi colpì perché non sapeva camminare. Aveva due cosce enormi fatte di muscoli lombari interiori, due filetti pazzeschi che strusciavano quando si muoveva per cui camminava strano, muovendo insieme il braccio destro e la gamba destra. Non si capiva assolutamente quello che diceva, io che pur parlo inglese avevo difficoltà a capirlo". Il tecnico degli effetti speciali, certo Baciucchi fa sprizzare lapilli sulla testa di tutti. E se arrivasse in testa a qualcuno?, gli chiede Corbucci. "Beh, se arriva in testa fa male assai," gli risponde Baciucchi, "ma che te frega, tanto so' spagnoli!". (Sergio Corbucci)
VANONI, ORNELLA. Partecipazione speciale di Ornella Vanoni in Romolo e Remo, che ricorda di aver fatto un provino per Corbucci, che lo aveva portato alla Titanus. "Guarda che è brava", disse Corbucci a Goffredo Lombardo. "Anche Peppino Di Capri è bravo", gli rispose Lombardo. Ebbe comunque la parte. "Io arrivai sul set in condizioni pessime", ricorda la Vanoni, " mi ero lasciata da poco con Gino Paoli. Nella mia prima scena, in un bosco, ero tutta vestita di pelle verde. Ogni due per tre mi usciva una chiappa, una tetta. Mi chiamavo Tarpea, puoi immginà ...".
WELLES, ORSON. Si narra che Emimmo Salvi convinse Orson Welles a fare David e Golia con una cambiale, ovviamente scoperta. Come ebbe la firma di Welles, attraversò la strada che divideva l'albergo dove stava Welles dalla sede della Cineriz, andò da Angelo Rizzoli e chiuse il film con soldi veri. Genialità dei cinematografari romani. Nelle cronache del tempo si conferma che Salvi andò a trovare Welles, ma nella sua villa di Fregene e che venne accolto in giardino da Welles in costume da bagno e sigaro in bocca. Raccontava Welles: "Tutta la situazione era talmente caotica che ho detto che avrei accettato la parte solo se potevo dirigere la mia scena, per star sicuro che avesse un capo e una coda. Speravo che nessuno la spifferasse, questa."
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