Leandro Del Gaudio per www.leggo.it
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Hanno incrociato il killer, quei tre studenti con lo zaino a tracolla, che tornavano a casa dopo una normale mattinata scolastica. E anche una coppia di anziani si è trovata al centro della scena, a pochi secondi dal fattaccio.
Piazzetta Santa Teresa agli Spagnoli, 17 novembre scorso, una manciata di minuti dopo le tre del pomeriggio, l'ennesimo regolamento di conti avviene così, tra un capannello di donne che «coprono» il killer e la vittima che, dal canto suo, riesce a malapena ad abbozzare un tentativo di fuga
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Gomorra ai Quartieri spagnoli, a pochi passi dalla centralissima via Toledo, strada dello struscio e dello shopping, ora più che mai presa di mira dai tanti turisti che affollano Napoli. Film di violenza e paura, che racconta gli ultimi istanti di vita di Gennaro Verrano, pregiudicato 38enne ucciso a pochi passi da casa, mentre entra nell'orbita del killer, il 23enne Francesco Valentinelli, che lo attendeva nascosto da donne e ragazze di sua conoscenza. Lo centra e lo uccide, colpendo la vittima al petto mentre era in sella allo scooter; poi alle spalle, quando l'uomo ha lasciato il mezzo appoggiato al muro nel disperato tentativo di salvarsi la pelle.
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Esecuzione spietata, plateale. Il killer non ha badato al rischio di ferire o uccidere la moglie incinta di Verrano seduta sul lato posteriore dello scooter, né ha avuto compassione per il cagnolino accovacciato tra le gambe del suo padrone.
Salta dallo scooter e scappa via, il cagnolino impaurito dagli spari e dalle urla di dolore, magari imbucandosi sotto qualche auto in sosta. Scena corale, quella raccontata dal video finito agli atti del processo a carico di Valentinelli, arrestato dai carabinieri dopo una breve fuga fuori Napoli: venti settembre prima udienza preliminare, al termine delle indagini condotte dal pm Ludovica Giugni, nel corso di un fascicolo che ora fa i conti con le immagini recuperate dai militari agli ordini del comandante provinciale Ubaldo Del Monaco.
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Odio tribale tra due famiglie, quella dei Verrano e dei Valentinelli, ronde notturne di donne per cacciare la famiglia rivale, fino al regolamento di conti finale. Sono le 15.10, quando si vede la sagoma di Francesco Valentinelli che si accomoda su uno scalino, coperto da un capannello di donne.
Ha l'arma sotto la maglia, sa che il suo obiettivo passerà di lì a poco per tornare a casa. Chi è la vittima? È il padre di uno dei babykiller che ha insanguinato Napoli nel 2015, il famigerato Checco-lecco, attualmente in cella a scontare una condanna per l'omicidio Mazzanti.
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Ma torniamo al momento clou, al redde rationem dopo giorni di litigi familiari a colpi di mazze da baseball e urla ferine tra un basso e l'altro. Le immagini sono eloquenti. Valentinelli si alza di scatto, ha gli occhiali da sole e non immagina che la sua sagoma è catturata da una telecamera in zona. Attraversa il vicolo, lasciando di sorpresa le donne che facevano capannello attorno a lui, poi attende il momento giusto.
Questioni di istanti. Parte il primo colpo, centra Verrano, che può fare poco. Accosta al muro, mentre il cane e la moglie scappano in direzioni opposte. Per lui niente da fare. Ora la telecamera è impietosa, inquadra il killer che punta la pistola e fa fuoco alle spalle. Tutto sotto gli occhi di decine di donne, che hanno visto tutto, che conoscono il nome dell'assassino ma che si guardano bene dal raccontarlo ai carabinieri.
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Normalità del male ai Quartieri, dove le donne della scena si preoccupano di tutto tranne che di avvertire le forze dell'ordine. C'è una prima signora che si avvicina allo scooter, per spegnere il motore, usando la chiave lasciata dalla vittima prima della fuga, poi un folto gruppo di uomini e donne che «scendono nel vicolo» per capire cosa è accaduto.
Immancabile carosello di scooter che arrivano sul posto per capire chi è stato ucciso, in una routine di «stese» a colpi di pistola e paura, fino a quando sotto l'occhio della telecamera ritorna la moglie di Verrano.
Non sa ancora di essere vedova, dal momento che l'uomo morirà appena arrivato in ospedale, ma si preoccupa di recuperare «il mezzo». Si mette in sella allo scooter abbandonato dal marito, si guarda intorno, come se cercasse qualcosa prima di rincasare, forse pensando al cagnolino costretto alla fuga dagli spari e dalle urla della malanapoli.