NAPOLI POGGIOREALE - COME FUNZIONA IL BUSINESS DEI CELLULARI IN CARCERE
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1 – LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DEI CLAN – PICCOLI E FACILI DA NASCONDERE, I MICROCELLULARI VANNO A RUBA TRA I DETENUTI CHE RIESCONO A FARLI ENTRARE FACILMENTE IN CARCERE – ARRIVANO DALLA CINA, PER ENTRARNE IN POSSESSO BASTANO 30 EURO E I CONTROLLI NON RIESCONO A BECCARLI QUASI MAI…
2 – ECCO COME ENTRA UN CELLULARE IN CARCERE, UN BUSINESS DA 2.400 EURO AL MESE
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Video di Giampiero De Luca per www.lastampa.it (montaggio di Ugo Leo)
Lo chiamano il “mostro di cemento”. È il carcere di Poggioreale, a Napoli. Un istituto penitenziario spuntato al centro della città nel 1914. Può ospitare poco più di 1500 persone. In realtà sono 2.300 i prigionieri chiusi tra le mura di un carcere vecchio più di un secolo. Le celle arrivano a contenere fino a 14 detenuti. La carenza di agenti di polizia penitenziaria genera difficoltà nel garantire la sicurezza all’interno dei padiglioni.
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Per questo risulta semplice introdurre all’interno oggetti vietati come i cellulari che consentono ai detenuti di comunicare con l’esterno. E ne è nato un business, come con la droga che allo stesso modo continua ad entrare indisturbata. Acquistare all’esterno un cellulare costa tra i 22 e i 30 euro e si trovano ovunque, persino in tabaccheria. Dentro vengono rivenduti fino a 200 euro. Nonostante i sequestri, molti telefonini, di piccolissime dimensioni, superano i controlli. Un’ex detenuta, ed ex trafficante di cellulari che ne smerciava almeno 4 a settimana, ci ha spiegato come vengono fatti entrare.
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