L'INCHIESTA DI REPORT SUL CONTRABBANDO DI PETROLIO
Estratto dell’articolo di Nicola Borzi per “il Fatto Quotidiano”
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L' Italia è invasa da uno tsunami di carburante di contrabbando che vale un terzo delle vendite e mette fuori mercato le aziende della distribuzione che rispettano la legge. Grazie alla sistematica evasione di imposte e accise che costa allo Stato 6 miliardi, attraverso "cartiere" di fatture false e società intestate a prestanome che vendono alle cosiddette "pompe bianche" che non fanno capo alle filiere commerciali integrate, la criminalità organizzata e la mafia hanno usato la liberalizzazione varata dal governo Monti per inondare di benzina e gasolio "in nero" la rete.
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Ma il contrabbando rifornisce anche grandi industrie della raffinazione sia estere che italiane. Il giro è in mano a broker senza scrupoli che importano carichi fuorilegge grazie ad accordi con fazioni armate in Libia o con l' Isis in Siria. Lo racconta l' inchiesta esclusiva "Nero come il petrolio" firmata da Giorgio Mottola per Report che andrà in onda stasera alle 21.15 su Rai3.
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Un broker italiano che ha fatto affari in Siria con l' Isis ha raccontato a Report come ha aggirato l' embargo pagando il greggio con denaro, medicinali e armi, contrabbandandolo in Turchia su colonne di autobotti. Othman Muhammad, giornalista di Al Araby ed ex collaboratore del Washington Post, ha confermato a Mottola che anche società europee hanno acquistato petrolio dall' Isis.
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Una polizza di imbarco recuperata da Report mostra un carico di 80mila tonnellate partite il 5 giugno 2015 dal porto di Ceyhan in Turchia per Augusta in Sicilia attraverso una nave sospettata di trasbordi in alto mare. Quando Othman pubblica le sue notizie la Saras, società petrolifera quotata alla Borsa di Milano che fa capo alla famiglia Moratti, con un comunicato smentisce qualsiasi collegamento con petrolio acquistato dall' Isis.
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Un' altra rotta del contrabbando parte dalla Libia, dove una milizia armata vende petrolio a due broker maltesi, i cugini Debono, che lo trasbordano in alto mare dotandolo di certificati di origine offerti da autorità maltesi e lo portano in Sicilia, dove sono in contatto con Nicola Orazio Romeo, considerato referente della mafia stragista, e con Marco Porta, manager della Maxcom Bunker, società che fa capo al gruppo Jacorossi in affari con le aziende dei trasporti di Milano, Venezia e Torino e con la Marina militare italiana.
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Secondo Francesco Ruis, Colonnello della Guardia di Finanza di Catania che ha indagato su queste vicende, Cosa Nostra "è attratta da un business che dà grossi profitti e i cui rischi sanzionatori sono bassi". Ma i carburanti di contrabbando che hanno preso piede nel Triveneto partono da Slovenia e Croazia e via autobotte arrivano sino a Roma, da dove sono poi smerciati in tutto il centro Italia.
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