Fabio Di Todaro per “la Stampa”
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Secondo le statistiche dell' Organizzazione Mondiale della Sanità, rilanciate dall' Unicef nella settimana mondiale delle vaccinazioni, sono oltre 110mila i casi segnalati nei primi tre mesi del 2019. Un dato che l' agenzia delle Nazioni Unite considera «ufficioso», ma «sicuramente sottostimato».
Mediamente, infatti, «meno di un caso su dieci viene riportato a livello globale». Il dibattito sui vaccini è lontano dalle prime pagine da diverse settimane. Ma i problemi non sono alle spalle, soprattutto per quanto concerne il morbillo.
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A dimostrare l' aumento dei contagi su scala globale, è il confronto con lo stesso periodo del 2018: più 300 per cento, se il dato relativo al medesimo periodo dello scorso anno era di poco superiore a 28mila contagi. Il trend del morbillo continua dunque a essere in ascesa e a pagare il prezzo più alto, ovunque, sono i bambini: i più esposti alle potenziali conseguenze fatali della malattia.
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Dalle ultime statistiche dell' Organizzazione Mondiale della Sanità, si evince che il morbillo ha intrapreso una nuova «scalata». Le situazioni più difficili riguardano Madagascar (70mila casi, da settembre a febbraio), Ucraina (49mila contagi) e India (oltre 16mila casi). A seguire, Brasile (9.168), Filippine (8.767), Venezuela (5.668), Thailandia (5.389), Kazakistan (3.988), Nigeria (3.830) e Pakistan (3.799). Ma la situazione non è poi tanto migliore nei Paesi occidentali.
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Gli Stati Uniti, che nel 2000 avevano dichiarato la sconfitta del morbillo, da mesi sono alle prese con una violenta recrudescenza. Oltre 600 i casi conteggiati dall' inizio dell' anno: lo Stato di Washington, la città di New York, il New Jersey, l' Oregon e le Hawaii le aree più colpite. Tra le nazioni più e coinvolte in questo primo scorcio di 2019, anche Israele e la Tunisia.
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Alla base di questo andamento, un' unica ragione: il calo delle coperture vaccinali.
Il morbillo è una delle malattie più contagiose del mondo, ma può essere prevenuto quasi sempre ricorrendo a due dosi (la prima da effettuare a 12 mesi, la seconda a 5-6 anni) di un vaccino sicuro ed efficace. Non riuscendo a garantire una copertura sufficiente in buona parte del pianeta, il virus che provoca la malattia continua a circolare.
Se nei Paesi a basso e medio reddito il problema è l' accesso alle vaccinazioni, la riluttanza è un problema riemerso negli ultimi anni soprattutto nel mondo occidentale. Nei primi dieci anni del nuovo secolo, la vaccinazione contro il morbillo di circa 700 milioni di bambini ha evitato 4,3 milioni di decessi.
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Ma dal 2010 a oggi, la situazione è cambiata. Gli Stati Uniti, con oltre 2,5 milioni di bambini non vaccinati, guidano la classifica delle nazioni ad alto reddito. L' ostracismo nei confronti della profilassi riguarda pure la Francia (600mila bambini non adeguatamente protetti), Regno Unito (500mila), Argentina (438mila), Italia (435mila), Giappone (374mila), Canada (287mila) e Germania (168mila).
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Molti dei giovani genitori ignorano le complicanze che possono determinare malattie come il morbillo, la poliomielite, la pertosse, il tetano e la difterite. Per non parlare di altri antidoti, quali quelli contro l' epatite B e il papillomavirus umano (Hpv), che riducono il rischio di sviluppare due tumori: quelli del fegato e della cervice uterina.
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L' ostracismo nei confronti delle vaccinazioni è percepibile anche in Italia, dove il dibattito è progressivamente scemato dopo le schermaglie che hanno seguito l' introduzione dell' obbligo di effettuare dieci vaccinazioni pediatriche per iscrivere i bambini a scuola. Le prime rilevazioni hanno evidenziato un aumento delle coperture vaccinali in molte regioni. Detto ciò, in molte aree del Paese si è ancora lontani dagli obbiettivi previsti dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale.
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Quanto al morbillo «sono 557 i casi segnalati nel primo trimestre del 2019, l' 87,5 per cento dei quali ha riguardato persone non vaccinate», fa sapere l' Istituto Superiore di Sanità. Si è all' incirca a due terzi del dato rilevato nello stesso periodo del 2018, ma la flessione non deve far cantare vittoria. Il nostro Paese è infatti reduce da due anni da «maglia nera»: con oltre 5.300 e 2.526 casi di morbillo registrati nel 2017 e nel 2018 (e 13 decessi complessivi).
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Poi perché continuano a permanere delle sacche di «resistenza» tra chi dovrebbe avere il compito di prendersi cura della salute degli altri: soltanto in questi primi tre mesi, 29 contagi sono stati registrati tra gli operatori sanitari. Infine perché la sfida, del presente e del futuro, è rappresentata dai giovani adulti, molti dei quali non hanno completato la vaccinazione e risultano dunque un rischio: per sé e per gli altri.