Mauro Evangelisti per "Il Messaggero"
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L'obiettivo dell'Italia è riuscire a vaccinare, a regime, anche 300mila persone al giorno. Solo il Lazio conta di arrivare a 40mila ogni 24 ore. C'è però un problema: difficilmente l'Italia avrà a disposizione le prime dosi prima di fine gennaio. In sintesi: puoi anche mettere in piedi una macchina organizzativa che ti consente una vaccinazione di massa, ma se non ci saranno sufficienti forniture rischia di essere inutile.
Non aiuta la recente frenata del vaccino di AstraZeneca, sul quale l'Italia ha puntato sin dall'inizio (anche se i produttori hanno precisato che non ci saranno ritardi e già tra 10 giorni saranno presentati i documenti per la validazione di Ema, l'autorità europea). Resta uno scenario: Regno Unito e Usa partono con le vaccinazioni a fine dicembre, l'Italia e l'Unione europea devono aspettare fine gennaio.
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TRAGUARDO Ma quale dei tre vaccini in dirittura di arrivo sarà privilegiato? Non c'è una gerarchia, tra Pfizer-BioNTech, AstraZeneca-IrbmOxofrd e Moderna si partirà con quello che sarà disponibile prima. Esiste per una differenza organizzativa: il vaccino Pfizer deve restare sempre a una temperatura inferiore a meno 70 gradi. Le Regioni stanno acquistando le celle frigorifere speciali: solo il Lazio se ne sta procurando 80, in Lombardia è stata indetta una gara per 90, in totale in Italia saranno almeno 300. Pfizer, se arriverà l'autorizzazione europea di Ema, fornirà 1,7 milioni di dosi (in realtà sono coppie, perché è prevista una doppia somministrazione) a gennaio, per arrivare a 27 milioni per l'Italia nell'intero 2021.
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La multinazionale americana che collabora con i tedeschi di BioNTech ha già contattato le ditte di trasporti con camion che possiedono celle frigorifere perché porterà alla destinazione finale il prodotto. La vaccinazione potrà avvenire in sicurezza negli ospedali dove c'è la possibilità di conservazione, più complicato pensare di farlo dal medico di base del piccolo paese come per l'anti influenzale.
Il vaccino di AstraZeneca (ma anche quello dell'americana Moderna) non necessita di temperature tanto rigide: saranno consegnate 70 milioni di dosi entro giugno, con una potenziale distribuzione più agile e capillare, perché non servono i super frigoriferi. Potrà usare gli stessi canali del vaccino l'anti influenzale, dunque anche dal medico di base. In sintesi: la somministrazione del vaccino Pfizer avverrà solo negli ospedali o nei drive in a ridosso di grandi strutture con celle frigorifere, quello di AstraZeneca anche nei piccoli centri. Altro dato non secondario: il vaccino di AstraZeneca costa molto meno degli altri, poco meno di 3 euro a dose.
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INCOGNITE Perché i Paesi anglosassoni potrebbero arrivare prima? Nel Regno Unito il governo ha già allertato gli ospedali chiedendo di prepararsi per la distribuzione del vaccino anti Covid di Pfizer-BioNTech, che avverrà entro dieci giorni: gli operatori sanitari saranno i primi a vaccinarsi. Negli Stati Uniti, da venerdì scorso, una serie di voli charter di United Airlines sta consegnando il vaccino di Pfizer in vari punti dell'America, ma anche in Europa, usando come hub Bruxelles. Secondo il Wall Street Journal «Pfizer ha ampliato la capacità dei siti di distribuzione che si trovano a Pleasant Prairie, nel Wisconsin, e a Karlsruhe, in Germania.
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L'azienda farmaceutica per la catena di distribuzione intende utilizzare valigette-frigo a bordo degli aerei e dei camion che poi distribuiranno il vaccino nel mondo». Negli Stati Uniti la Food and Drug Administration si riunirà la prossima settimana e ci si aspetta l'autorizzazione, sia per il vaccino di Pfizer sia per quello di Moderna «ad uso emergenziale»: significa che scatterà immediatamente la vaccinazione tra gli operatori sanitari. In sintesi: quello che sembrava fantascienza fino a qualche mese fa, la vaccinazione di massa anti Covid, sta avvenendo, forse anche prima delle fine del maledetto 2020.
ROBERTO SPERANZA
Ma non in Italia, per ora. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, presenterà il piano di vaccinazione entro martedì prossimo in Parlamento. Si partirà anche nel nostro Paese dagli operatori sanitari, seguiti da ospiti delle residenze per anziani, ultra 65 enni e cittadini con pluripatologie, dunque soggetti fragili. Si dovrà vaccinare chi è già stato positivo? «In linea teorica sì - osserva il professor Massimo Andreoni, primario di Malattie infettive al Policlinico Tor Vergata - ma è possibile, tenendo conto che parliamo sempre di una scelta volontaria, che chi è stato malato aspetti prima di vaccinarsi».
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