Estratti dal libro di Ottavio Cirio Zanetti, ''Tre passi nel genio. Fellini tra fumetto, circo e varietà'', edizioni Marsilio, pubblicati da ''il Fatto Quotidiano''
fellini villaggio benigni
"C' è una sola persona al mondo che io ho conosciuto e che è riconoscibile solo per il nome. Dovunque nel mondo, basta dire Federico". Così parlò Paolo Villaggio davanti alla telecamera del documentario su Fellini. Tra meno di un mese, il 20 gennaio, saranno 99 anni dalla nascita di Fellini, morto nel 1993, mentre Villaggio ci ha lasciati ormai da un anno e mezzo. Per lui il grande e visionario regista era "unico, irripetibile, Federico non può che essere Federico Fellini".
L' importanza di chiamarsi Federico. Scola ci ha fatto un film, Che strano chiamarsi Federico. Quando ho conosciuto Federico, non ho conosciuto una persona, ma ho riconosciuto quello che potevo immaginare e sapere di Federico Fellini. Cioè grande affabulatore, molto simpatico, vanitoso, bugiardo, e ne è nata subito un' amicizia. Cioè, sia chiaro, c' è stato uno scontro tra due logorroici incredibili, alla fine però ho capito per la prima volta nella vita (io sono presuntuoso, ho sempre avuto quasi la certezza di essere superiore per quello che riguarda la brillantezza del discorso, anche l' ironia cattiva di tipo anglosassone),
fellini cover
beh, ho capito che lui dopo un po' mi distanziava e rimanevo a bocca aperta ad ascoltare quella frenesia che lo prendeva quando cominciava ad affabulare; affabulare vuol dire raccontare (): i suoi racconti prendevano un piccolo episodio e poi cominciava a volare. È stata la prima e l' unica volta in vita mia che ho capito d' avere di fronte un avversario, un interlocutore ma anche un avversario irraggiungibile, lui volava a dei livelli Che non ho mai avvertito al mondo in nessun altra persona.
Una volta mi parlò di Mastroianni e poi, incontrando Marcello, ho cercato di farmi raccontare le cose che Federico mi diceva di lui. Mastroianni era affascinato: no, non so magari No, non è vero, sì, forse In effetti quel Mastroianni che mi raccontava Federico era da Federico immaginato anche in piccoli particolari, piccole abitudini, tic Devo dire che non ho mai conosciuto un' intelligenza creativa come quella di Fellini. Lui ha avuto un merito speciale in tutti i suoi film, soprattutto in Amarcord: ha evocato anche per me, evocato vuol dire che erano episodi vecchi, modi di fare, di parlare che avevo vissuto nell' infanzia.
A ognuno il suo "Rex".
In 8½ c' è ad un certo punto una frase magica: "Asa Nisi Masa", era una cosa che diceva la nonna di Federico e allora mi ha evocato, ricordato con violenza che c' erano delle cose che anche mia nonna diceva, una frase veneziana, mia nonna era veneziana: "Alla del piombo". Adesso questa frase ha un valore preciso: fare al meglio le cose che devi fare. "Alla del piombo" voleva dire: nel modo migliore. Ma tutto in Fellini è evocazione dell' infanzia. Nella notte in cui in Amarcord aspettano di fronte a Rimini il passaggio del Rex che da Trieste andava fino a Genova e poi in America, il Rex è visto in una maniera che avevo dimenticato completamente. () Nel film si sente urlare: il Rex, il Rex!
oliver stone
; si svegliano tutti perché era l' alba, il sole non era ancora sorto. Invece nel mio passaggio del Rex il sole stava calando, c' era la stessa luce, magica, da sogno, che non è la realtà, e mentre annusavo quell' odore ho sentito gridare: il Rex, oh belin, c' è il Rex!
() Tre inquadrature, ed è subito Fellini.
oliver stone oscar
Ho cominciato col dirti che basta dire Federico ed è subito Fellini. Per come raccontava i film, con un segno completamente diverso da tutti gli altri, era unico, irripetibile. Dunque, tu vai a vedere in un cinematografo di Los Angeles con effetti speciali, magari con gli odori, forse esagero, lo sbarco in Normandia; ti siedi e cominciano, già pronto a stupirti, magari è Spielberg e vedi inquadrature che sono fatte da dieci elicotteri e poi ripetute con effetti speciali e poi intrappolate da montagne; vedi che ci sono almeno dieci macchine da presa, non riconosci Spielberg se tu non sai che è Spielberg; lo vedi e dici: però, insomma sono americani.
Entri e vedi Satyricon, non sai che è un film di Fellini, ma bastano tre inquadrature, ecco, è lui; cioè lui è riconoscibile sempre e comunque, ma fin dalle prime inquadrature, dai primi tre minuti capisci che il suo è un modo di raccontare completamente diverso, viene da un' altra dimensione, non è quella abituale, non è il mestiere, perché lui il mestiere lo viveva in uno stato di semi-trance, mentre girava.
fellini villaggio
A filo di camera, senza copione.
Quando giravamo La voce della luna, alla sera diceva a me e Benigni: domani, domani, poi vi dico le battute. Soffriva d' insonnia, da vecchio, il maestro. Al mattino si svegliava alle cinque e non sapeva che fare, a chi telefonare.
() Oliver chi?
Stavamo girando La voce della luna quando arriva una signorina bellissima e dice: c' è il regista Oliver Stone che vorrebbe chiedere il permesso di vedere il maestro all' opera. E lui fa: ma chi è Oliver Stone? E lo dice forte. La signorina: scusi se disturbo. Rimanga, rimanga però mi raccomando, a un centinaio di metri. Insomma, finge di non sapere chi era Oliver Stone, ma lo sapeva benissimo, e finge soprattutto che non gli fa piacere che arrivi Oliver Stone, che chiede umilmente di vedere il maestro.
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La troupe rimaneva esterrefatta: ma come, non conosce Oliver Stone? Dopo due ore di silenzio di Oliver Stone, costretto a stare a cento metri di distanza, aveva anche un quadernino e prendeva appunti, arriva la signorina e annuncia: Oliver Stone. E Federico: ma me lo voglio abbracciare! Oliver che piacere, che meraviglia, questo è il più grande genio di tutti i tempi, dice rivolto alla troupe. E Oliver Stone un po' imbarazzato: no, tu sei il più grande.
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