1. «È UNA LEONESSA, LOTTIAMO CON LEI» LA SFIDA DI CALENDA PER LA SUA VIOLA
Valentina Santarpia per il ''Corriere della Sera''
«Viola è una leonessa, e tutti noi combattiamo con lei: è stato un anno di dolore, ma anche di grande amore»: Carlo Calenda, l' ex ministro dello Sviluppo economico, racconta così la malattia della moglie, ricoverata in ospedale per essere sottoposta ad un trapianto.
La leucemia, che sembrava debellata, è tornata: una recidiva, che ha costretto l' ex ministro Pd a ritirarsi dai suoi impegni pubblici e a rivelare, ieri su Twitter, il motivo per cui ha dato tante «buche» ad incontri fissati da tempo e feste dell' Unità. Deve seguire «i tre bimbi» (che hanno 5, 9 e 12 anni: ma lui ha anche una figlia più grande avuta da ragazzo) e non può «allontanarsi da Roma».
carlo calenda con la moglie viola
E deve stare accanto alla moglie, Violante Guidotti, che anche dall' ospedale continua a essere forte e presente, scherzando e parlando con i figli via WhatsApp e via Skype: «Quando una persona sotto chemio ablativa e in isolamento totale riesce a controllare compiti e lavaggio dei denti dei figli via Skype (anche perché non si fida del marito) siamo su un altro pianeta», scrive orgoglioso a un suo follower.
Che la moglie di Calenda fosse malata si era scoperto in primavera, quando la coppia, solitamente molto discreta, riservata, lontana dalla mondanità romana, era stata fotografata ad un evento dell' organizzazione di volontariato Komen Italia, per promuovere le politiche di prevenzione: «Viola ha appena finito di curarsi per un tumore al seno scoperto per tempo - scriveva lui stesso il 13 aprile scorso pubblicando la foto -. La prevenzione fa la differenza e il ruolo delle famiglie e dei mariti/compagni è fondamentale durante e dopo le cure».
Capelli corti, sorriso radioso, la moglie sembrava essere in gran forma dopo aver affrontato le cure. Ma non tutti sapevano che invece nell' ultimo anno «Viola», come lui la chiama da sempre, era stata colpita anche da una leucemia, che si è ripresentata nelle ultime settimane. E che ha costretto Calenda a ritirarsi in silenzio.
CARLO CALENDA
Fino a ieri. Perché l' ex ministro, dirigente d' azienda, che ha seguito la vicenda Ilva, non voleva parlarne prima che la trattativa fosse conclusa, per evitare che qualcuno strumentalizzasse le sue vicende familiari per attaccarlo dal punto di vista professionale. «Finché eravamo nella battaglia Ilva» ha preferito tacere. Ora che la vicenda si è conclusa, dice la verità: perché è «fondamentale che chi ha un cancro non lo viva come una "menomazione" da tenere nascosta. Così ci regoliamo io e Viola, nel rapporto tra di noi, con i bambini e con gli altri», scrive a chi si preoccupa per «i titoli dei giornali».
Hanno deciso insieme di parlare della malattia, «di non tenerla nascosta come se fosse una colpa»: un esempio anche per migliaia di famiglie che vivono malattie terribili nel silenzio, vergognandosi come se potessero essere marchiati a fuoco dall' onta del «brutto male».
CARLO CALENDA
«Ho scoperto che spesso il tumore crea anche grandissime fratture nelle coppie, nelle famiglie - ci confida -. Io e Viola ci siamo invece avvicinati ancora di più e il nostro amore è diventato se possibile ancora più profondo. Abbiamo affrontato apertamente la malattia, parlando con i bambini, spiegando quello che stava succedendo: questo ci aiuta anche a mantenere un clima di normalità in famiglia».
Ed è proprio la normalità, ciò a cui aspira ora Calenda: «Non voglio pietismi e drammatizzazioni», chiede con fermezza. Lui e Violante sono insieme da quando avevano 18 anni, hanno condiviso gioie e dolori, sempre rimanendo lontani dai riflettori. Ed è quello che faranno anche in questo momento. «Oh ma non è che sparisco - conclude Calenda rassicurando chi lo segue -. Continuo a combattere per le mie idee e contro questo governo. Dopo figli e moglie e con qualche limitazione in più rimane una priorità. Adelante».
2. CALENDA E LA MOGLIE MALATA DI LEUCEMIA LA FORZA DEL POTENTE CHE PARLA DI DOLORE
Giordano Bruno Guerri per ''il Giornale''
giordano bruno guerri
Prima di ogni considerazione politica, ho simpatia umana e intellettuale per Carlo Calenda: per la grinta, l' ironia, l' intelligenza. Anche per questo mi ha colpito il suo tweet, lanciato ieri alle 7.33: «Devo una spiegazione, ora che Ilva è chiusa, ai tanti che chiedono perché non vado alle feste dell' unità o a incontri sul territorio. Mia moglie ha avuto una recidiva della Leucemia ed è in ospedale per trapianto. Seguo i tre bimbi e lei e non posso allontanarmi da Roma».
Il mio primo istinto, ovvio, è stata la condivisione del dolore, specialmente al pensiero dei tre bambini. Auguri di cuore, Calenda, a sua moglie, a lei, a tutta la sua famiglia.
marchionne 8
Poi seguono necessariamente le considerazioni professionali. Perché farlo sapere, e perché su Twitter? I potenti evitano di rivelare i propri stati di debolezza, che inficiano proprio quel loro stato - «potenti» - rendendoli più fragili, meno credibili come guida.
Molti commenti si stanno rifacendo all' esempio di Sergio Marchionne, della cui malattia non si è saputo nulla fino all' ultimo. Lo stesso fecero Gianni e Umberto Agnelli per i rispettivi tumori, ma quando si tratta di economia e finanza il caso è diverso, perché comporta ripercussioni svantaggiose in borsa, e bisogna scegliere il momento.
SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN
La «borsa» di un politico risente della sua forza fisica, della sua presenza, e della sua disponibilità, non può dichiarare nessun problema personale senza indebolirsi ulteriormente. Un caso per tutti: Mussolini non voleva che si parlasse neanche della sua ulcera.
Credo che, molto semplicemente, Calenda - di fronte alla sua donna in pericolo di vita e ai suoi tre figli, immagino piccoli - non si sia curato di apparire meno potente, e abbia stabilito le priorità, facendo sapere perché è assente, perché non rispetterà gli impegni già presi.
Senza fare della psicologia terra terra, badateci, dalla tastiera gli sono uscite «unità» minuscola e «Leucemia» maiuscola. E anche in questo caso ha tutta la mia - spero nostra - simpatia.
UMBERTO E GIANNI AGNELLI
Ma perché proprio su Twitter?, si chiedono molti. Questa mi sembra una domanda oziosa, visto che abbiamo l' uomo (forse) più potente della terra (come si diceva una volta dei presidenti americani) che su Twitter passa buona parte della giornata e lì comunica le sue decisioni, prima ancora che al suo governo. È uno strumento che permette un rapporto diretto e immediato con i propri seguaci, i propri oppositori, con chi ti segue per professione o per curiosità. E le reazioni sono immediate. Alle 18.50 di ieri il tweet di Calenda aveva avuto già 14.400 «mi piace», 1.534 retweet, 3.627 commenti, quasi tutti rispettosi e solidali.
Non solo: se avesse seguito la strada tradizionale - un comunicato o una conferenza stampa, un' intervista - avrebbe ottenuto prima le reazioni dei professionisti della notizia, poi quelle dei lettori e dei seguaci, filtrate dai rispettivi organi di stampa. Adesso le ha ottenute direttamente dai suoi oltre 104mila follower, e con ciò ha moltiplicato l' effetto sui media: questo articolo ne è una prova volontaria.
Umberto e Gianni Agnelli
Ho voluto fare una controprova, rilanciando il cinguettio dell' ex ministro con uno mio, il più possibile neutro: «Sto scrivendo un articolo su questo tweet. Qual è il vostro parere?».
Il risultato è stato lo stesso. In un' ora sono arrivate decine di risposte, una sola sgangherata («quel ciccione sorosiano mi ha bloccato tempo fa» ecc.), di un tale che ho provveduto subito a bloccare a mia volta.
Per il resto, chi approva, chi disapprova l' iniziativa di Calenda, motivando. In quasi tutti prevale il sentimento umanissimo e civile della solidarietà, a riprova che il mezzo è buono, se usato bene e se si filtrano le persone, come sempre si fa nella vita.
Molti, curiosamente, mi suggeriscono di non scrivere l' articolo, e stento a capire perché.
L' unica spiegazione che mi do è allarmante, questa sì: forse duecento battute su Twitter vanno bene, 3.943 su un quotidiano no?
Caro Calenda, un grande abbraccio a sua moglie, ai suoi bambini, a lei.
@GBGuerri.