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    LACRIME DI COCCO-GRILLO - BAMBOLINA RAGGI SCOPPIA IN LACRIME DOPO LE DIMISSIONI DEL CAPO DI GABINETTO CARLA RAINERI E DELL’ASSESSORE AL BILANCIO MARCELLO MINENNA. TEME CHE I CONSIGLIERI COMUNALI POSSANO MANDARLA A CASA A SPOLVERARE. LA REGIA DELL’ATTACCO ALLA SINDACA E’ FIRMATA DALLA TRIMURTI RUOCCO-LOMBARDI-TAVERNA


     
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    Annalisa Cuzzocrea per “Repubblica.it

     

    RAGGI FRONGIA RAGGI FRONGIA

    Mentre cerca di spiegare perché ha scelto ancora una volta di difendere i suoi fedelissimi e abbandonare il lavoro di persone come il capo di gabinetto Carla Raineri e l'assessore al Bilancio e alle Partecipate Marcello Minenna, le labbra di Virginia Raggi hanno un fremito.

     

    Un'incertezza nella voce che si fa acuta, poi scompare. Arrivano le lacrime. Il crollo. È in riunione in Campidoglio con quel che rimane della giunta e con la sua maggioranza, la sindaca. "Quelli che teme di più - raccontano ai vertici del Movimento - sono proprio i consiglieri comunali. Sono loro che possono toglierle la fiducia. Non il minidirettorio. Non lo staff, che avrebbe dovuto supportarla e che ora è tutto contro di lei".

     

    RAGGI DE VITO LOMBARDI DI MAIO FRONGIA RAGGI DE VITO LOMBARDI DI MAIO FRONGIA

    Le più furiose sono le parlamentari romane Carla Ruocco, Paola Taverna, Roberta Lombardi. Convinte che il lavoro comune fosse riuscito a trovare le persone giuste per amministrare Roma e che il "raggio magico" non stia facendo altro che sabotare quel lavoro. "Non ci sono correnti o correntine - si sfoga la Lombardi con un deputato - da noi esistono solo due parti: chi lavora con il metodo del Movimento 5 stelle e chi no".

     

    carla raineri carla raineri

    Nel mirino ci sono il vicesindaco Daniele Frongia; il vicecapo di gabinetto - ex braccio destro di Gianni Alemanno e Renata Polverini - Raffaele Marra; il dipendente del Campidoglio promosso a capo della segreteria politica Salvatore Romeo. È ancora una volta da loro che bisogna partire per capire quel che è successo nelle ultime 24 ore. Perché è stato proprio Raffaele Marra a stilare la richiesta di parere all'Anac sul contratto del capo di gabinetto Carla Raineri.

     

    RAGGI RAINERI RAGGI RAINERI MINENNA MINENNA

    Richiesta poi inoltrata da Virginia Raggi, insieme a tutte le altre. Era stata la sua risposta alle polemiche di agosto contro lo stipendio di Salvatore Romeo. "Dite che quella nomina è irregolare? Che un dipendente del comune non può andare in aspettativa ed essere assunto al triplo dello stipendio? - aveva chiesto la sindaca a chi la criticava - Chiediamo all'Anac di controllare tutte le delibere e vediamo che succede".

     

    Sulla nomina di Raineri, sull'articolo in base al quale farla e sul suo stipendio, erano già stati chiesti dei pareri all'avvocatura del comune, che aveva dato il via libera. L'Anac l'ha invece considerata illegittima. Ma anziché riproporre la giudice sulla base di una procedura corretta, Virginia Raggi decide di mandarla via. "Siamo allucinati", dice più d'uno nello staff romano. "I pareri non si chiedono dopo, come si può defenestrare una giudice anticorruzione del calibro di Carla Raineri con un post su Facebook alle cinque del mattino? Com'è possibile che noi siamo tutti da una parte, e che lei vada sempre dalla parte opposta?".

    LOMBARDI TAVERNA LOMBARDI TAVERNA

     

    "Il problema vero sono Marra e Romeo", dicono sia in ambienti romani che in quelli vicini alla Casaleggio Associati. Senza avere il coraggio di parlare in chiaro, però. Perché Luigi Di Maio ha deciso che Virginia Raggi va difesa. Che non c'è altra strada. Anche se al mattino, quando ne parla coi suoi collaboratori più stretti, sa già di doversi preparare a quello che definisce "un effetto domino".

     

    Carla Raineri non si fidava del suo vice Raffaele Marra. E aveva cercato di contrastare lui e Romeo proprio con l'aiuto dell'assessore Marcello Minenna. I due volevano mettere becco sulle partecipate e il supertecnico non intendeva accettarlo. Per questo, una volta mandata via la Raineri, ha deciso di lasciare anche lui. Seguito dalle persone che aveva scelto, come il presidente dell'Ama Alessandro Solidoro.

    ROBERTA LOMBARDI - FABIO MASSIMO CASTALDO - VIRGINIA RAGGI - PAOLA TAVERNA - GIANLUCA PERILLI ROBERTA LOMBARDI - FABIO MASSIMO CASTALDO - VIRGINIA RAGGI - PAOLA TAVERNA - GIANLUCA PERILLI

     

    Ma mentre - ai vertici dei 5 stelle - Roberto Fico si guarda bene dal rispondere al telefono, Alessandro Di Battista continua il suo tour per il no al referendum tacendo di Roma e Beppe Grillo (in vacanza a Olbia) diserta un appuntamento a Sassari cui pure era atteso, Luigi Di Maio non ha esitazioni. Dal primo momento, è stato lui a dover difendere l'operato della sindaca. Un ruolo in cui i suoi oppositori interni lo hanno schiacciato volentieri. Ma che ritiene obbligato. Se si fallisce a Roma, fallisce l'idea di un Movimento 5 stelle pronto a governare.

     

    Per questo, a Sassari, risponde secco alla domanda che sulla sua pagina Facebook ha avuto più like: "Cosa sta succedendo a Roma?". "Io dico soltanto una cosa - ha risposto il candidato premier in pectore - questo è solo l'inizio, chi pensa che governare Roma sia una cosa semplice ha sbagliato totalmente. Abbiamo tutti contro, tutte le lobby. Domani nominiamo il nuovo assessore, il nuovo capo di gabinetto, i nuovi vertici delle aziende e andiamo avanti. Noi a Roma vogliamo cambiare tutto, e lo faremo".

     

    Perché è vero, era stato lui stesso a siglare l'accordo definitivo con Minenna, ai tempi della sua nomina. Ma poi ha capito che l'assessore pensava di poter guidare la giunta più di quanto fosse chiamato a fare. "Il sindaco è Virginia", continua a ripetere il vicepresidente della Camera. Nessuno deve dimenticarlo.

     

    TUTTI ZITTI O TUTTI A CASA

    Marco Travaglio per il “Fatto Quotidiano”

     

    …. Oggi, anziché prendersela coi prevedibili nemici esterni, dovrebbero riunirsi in conclave con Beppe Grillo, recitare il mea culpa e dirsi in faccia che intendono fare da oggi in poi. Se vogliono aiutare la Raggi a rilanciare la giunta, si cuciano la bocca, si tengano per sé i buoni consigli tipici di chi ha finito i cattivi esempi e lascino governare chi è stato eletto per farlo. Se invece intendono continuare a logorare la loro giunta, a lanciare sassate contro la loro vetrina, a segare il ramo su cui sono seduti, lo dicano subito e sfiducino la Raggi, confessando di non essere pronti a governare Roma e dunque, a maggior ragione, l' Italia. In questo caso, tutti a casa.
    Ma per sempre.

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