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Ha lasciato questa mattina il policlinico Gemelli per tornare a casa, dove sconterà un cumulo di pena di 8 anni e mezzo, il produttore cinematografico Vittorio Cecchi Gori. L'imprenditore, dopo la pronuncia della Cassazione, è stato raggiunto nei giorni scorsi da un ordine di carcerazione per un cumulo di condanna per bancarotta in relazione alla fallimento della Safin. Il giudice di Sorveglianza, accogliendo una richiesta del difensore Massimo Biffa, ha disposto per Cecchi Gori gli arresti domiciliari in relazione allo stato di salute e anche all'emergenza del coronavirus.
Secondo quanto previsto nel provvedimento con cui è stato concesso "provvisoriamente" il differimento dell'esecuzione della pena sotto forma di detenzione domiciliare, il produttore cinematografico ha la possibilità di lasciare la sua abitazione per due ore al giorno per provvedere "alle sue indispensabili esigenze di vita", cioè effettuare visite, terapie o controlli.
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Dopo la sentenza della Cassazione che ha reso definitiva la condanna per bancarotta in relazione al fallimento della Safin, Vittorio Cecchi Gori dovrebbe scontare in carcere una pena complessiva di 8 anni, 5 mesi e 26 giorni. Tuttavia, il suo precario stato di salute, già a rischio per l'epidemia di coronavirus, è ritenuto incompatibile con "l'esecuzione della pena in ambiente carcerario, dato che - ha scritto il magistrato di Sorveglianza - inevitabilmente si tradurrebbe in un trattamento degradante, vista l'impossibilità di assicurare le cure nei termini richiesti".
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