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    CHI VIVENDI, VEDRÀ – CONTINUA LA GUERRA A SUON DI CARTE BOLLATE TRA BOLLORÉ E IL BISCIONE. I FRANCESI PERDONO IL CONTENZIOSO SULLA QUESTIONE DEI VIDEO DI MEDIASET SU “DAILYMOTION” E DOVRANNO DARE AL BISCIONE 5,5 MILIONI, E DA SEGRATE GODONO – MA DALL’ALTRO LATO C’È IL PARERE LEGALE DELLA COMMISSIONE EUROPEA CHE APPOGGIA VIVENDI: LA LEGGE CHE HA CONGELATO I DIRITTI DI VOTO DEL GRUPPO FRANCESE POTREBBE NON ESSERE CONFORME AL DIRITTO UE…


     
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    AFFARI IN PIAZZA: DOPO SENTENZA, FININVEST SPERA CHE VIVENDI TRATTI

    Francesco Bonazzi per “Alliance News”

     

    vincent bollore vincent bollore

    Il giorno dopo la prima sentenza italiana nella quale Vivendi ha perso una causa civile, in casa Fininvest si respira una grande aria di fiducia. Il verdetto di ieri riguarda un piccolo contenzioso, dei sette diversi che pendono in tribunale tra i due maggiori soci di Mediaset, ma gli EUR5,5 milioni di ieri possono essere il primo antipasto di maxi-risarcimenti da almeno EUR200 milioni.

     

    Oggi, in Borsa, i titoli hanno reagito senza particolari sussulti. A Milano, Mediaset passa di mano a EUR2,7 con un piccolo progresso dello 0,2%; mentre a Parigi Vivendi vale EUR24,96 (+0,3% sulla vigilia). "Non sono reazioni significative, perché l'entità della sentenza portata a casa dai legali di Biscione è minima", spiega un analista esperto di media e tv, "tuttavia a Segrate c'è la sensazione che il finanziere bretone Vincent Bolloré stia per sedersi al tavolo delle trattative per chiudere i contenziosi dopo la mancata scalata di Mediaset".

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    L'oggetto della prima sentenza è limitato e anche molto particolare: il portale di video sul web "Dailymotion", controllato dal colosso francese, dovrà girare agli italiani EUR 5,5 milioni per aver ospitato online spezzoni tratti dalle trasmissioni delle reti Mediaset, senza averne ottenuto la licenza.

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    I video oggetto del contendere erano stati caricati dagli utenti, e non dai gestori francesi del portale, ma secondo il Tribunale di Roma, Dailymotion aveva comunque la responsabilità di ciò che metteva in rete e quindi avrebbe violato il diritto d'autore.

     

    Fonti di Segrate spiegano che se le altre cause dovessero andare come la prima giunta a sentenza, il risarcimento totale toccherebbe quota EUR200 milioni. Una cifra che potrebbe spingere Bolloré a cercare un accordo stragiudiziale anche per la richiesta da EUR3 miliardi di risarcimento di Fininvest, arrivata lo scorso anno per il mancato rispetto del contratto di vendita di Mediaset Premium a Vivendi.

     

    E mentre non veniva onorato il preliminare di vendita, il titolo Mediaset calava in Borsa e la stessa Vivendi comprava azioni su azioni, arrivando al 28,8%, partecipazione percepita da Fininvest come nettamente ostile. Per questo motivo, il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, all'epoca parlò dei azione dolosa e "predatoria" da parte di Bolloré. Il tutto, piena era Renzi, mentre cominciava il declino politico di Silvio Berlusconi.

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    La campagna d'Italia di Bolloré, che con il vecchio amico Silvio va d'accordo solo nel salottino di Mediobanca, al momento ha costi pesanti. Per il 24% di Telecom Italia e il 28,8% di Mediaset, Vivendi ha speso EUR5 miliardi e ha già dovuto svalutare una prima volta l'investimento sullo scorso bilancio. In teoria, oggi la minusvalenza sarebbe di oltre EUR2 miliardi.

    pier silvio berlusconi ai palinsesti mediaset 2018 pier silvio berlusconi ai palinsesti mediaset 2018

     

    L'annuncio di Mediaset del 7 di giugno con l'avvio di Mfe per creare il nuovo polo delle tv generaliste europee (di fatto mettendo in pratica il disegno strategico annunciato nel 2016 da Vivendi) obbliga Bolloré a una decisione. Certo, bloccare il progetto Mfe a spada tratta (esercitando il diritto di recesso) potrebbe risultare controproducente, con Mediaset pronta a denunciare all'Agcom questa condotta come la prova dell'esercizio di influenza sui destini di Mediaset che l'Autorità ha già vietato.

     

    Dall'altra, darebbe forse altre argomentazioni utili alle richieste danni di Mediaset e Fininvest, che già ora assommano a oltre EUR3 miliardi.

     

    BOLLORE' VIVENDI BOLLORE' VIVENDI

    Nei giorni scorsi, invece, è uscito un parere legale della Commissione Europea che appoggia Vivendi nel contenzioso con Mediaset. La legge italiana in base alla quale il gruppo francese è stato costretto a congelare la maggior parte dei propri diritti di voto nel gruppo di Cologno Monzese potrebbe non essere conforme al diritto europeo.

     

    Tuttavia per l'Agcom la doppia partecipazione di Vivendi in Mediaset e in Tim violava la legge italiana finalizzata a impedire concentrazioni nel settore. Da qui la richiesta al gruppo francese di ridurre la propria quota in uno dei gruppi sotto al 10% e la scelta di Vivendi di trasferire la maggior parte dei diritti di voto in Mediaset in un trust.

     

    pier silvio berlusconi ai palinsesti mediaset 2018 pier silvio berlusconi ai palinsesti mediaset 2018

    Ma per la Commissione Ue la legge italiana è in contrasto con la libertà di stabilimento e di circolazione dei capitali sancita dal Trattato europeo. Ora la Commissione Ue ha dato il proprio parere alla Corte di Giustizia Ue, a cui è stato chiesto di pronunciarsi sulla questione da un tribunale amministrativo italiano, a cui Vivendi aveva fatto ricorso dopo la decisione dell'Agcom.

     

    Una portavoce di Bruxelles ha precisato che il ruolo della Commissione Ue non è di prendere posizione, ma di fornire un parere legale indipendente alla Corte su come interpretare il diritto Ue. La Corte di giustizia Ue dovrebbe emettere la sentenza nei primi mesi dell'anno prossimo.

     

    Se la decisione dell'Agcom venisse ribaltata, Vivendi potrebbe recuperare i diritti di voto in Mediaset , complicando i piani di Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi, di mantenere il controllo del gruppo.

     

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    MEDIASET, IL PARERE LEGALE DELLA COMMISSIONE UE APPOGGIA VIVENDI

    Francesca Gerosa per www.milanofinanza.it (15 LUGLIO 2019)

     

    Il parere legale della Commissione Europea appoggia Vivendi  nel contenzioso con Mediaset . La legge italiana in base alla quale il gruppo francese è stato costretto a congelare la maggior parte dei propri diritti di voto nel gruppo di Cologno Monzese potrebbe non essere conforme al diritto europeo, secondo il parere della Commissione Ue visionato dall'agenzia Reuters. Il parere, sebbene non vincolante, potrebbe rafforzare la posizione di Vivendi  nella lunga disputa legale con Mediaset  dopo la mancata vendita della pay tv Premium e il successivo raid di Vivendi  che ha costruito una partecipazione del 28,8% nel Biscione.

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    Tuttavia per l'Agcom la doppia partecipazione di Vivendi  in Mediaset  e in Tim  violava la legge italiana finalizzata a impedire concentrazioni nel settore. Da qui la richiesta al gruppo francese di ridurre la propria quota in uno dei gruppi sotto al 10% e la scelta di Vivendi  di trasferire la maggior parte dei diritti di voto in Mediaset  in un trust.

     

    Ma per la Commissione Ue la legge italiana è in contrasto con la libertà di stabilimento e di circolazione dei capitali sancita dal Trattato europeo. Ora la Commissione Ue ha dato il proprio parere alla Corte di Giustizia Ue, a cui è stato chiesto di pronunciarsi sulla questione da un tribunale amministrativo italiano, a cui Vivendi  aveva fatto ricorso dopo la decisione dell'Agcom.

     

    MEDIASET MEDIASET

    In una mail all'agenzia Reuters, una portavoce di Bruxelles ha precisato che il ruolo della Commissione Ue non è di prendere posizione, ma di fornire un parere legale indipendente alla Corte su come interpretare il diritto Ue. La Corte di giustizia Ue dovrebbe emettere la sentenza nei primi mesi dell'anno prossimo. Se la decisione dell'Agcom venisse ribaltata, Vivendi  potrebbe recuperare i diritti di voto in Mediaset , complicando i piani di Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi, di mantenere il controllo del gruppo media.

     

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    Nel frattempo, il portale francese Dailymotion è stato condannato a risarcire Mediaset  con oltre 5,5 milioni di euro per 995 video coperti da diritto d'autore caricati sul proprio sito senza alcuna autorizzazione a partire dall'anno 2006. E' quanto ha ordinato il Tribunale di Roma, condannando il portale anche al pagamento di quasi 100 mila euro di spese processuali.

     

    Nel provvedimento il giudice, rimarcando che "Dailymotion è perfettamente conscia del fatto che la maggior parte del materiale divulgato sulla sua piattaforma è coperto da privativa autoriale", ha anche imposto una penale rilevante (5.000 euro) per ogni giorno di ritardo nella cancellazione dei video, ricordando a Dailymotion che la sanzione avrà valore in automatico anche nel caso di eventuali futuri caricamenti sulla piattaforma del materiale Mediaset  non autorizzato.

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    Questa sentenza, arrivata dopo un processo durato oltre sei anni, è rilevante per tutte le aziende editoriali e audiovisive italiane, ha sottolineato la stessa Mediaset , in quanto riequilibra i rapporti tra chi produce contenuti e le piattaforme online, operatori troppo spesso convinti di essere al di sopra della legge.

     

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    Lo dimostra, anche nel caso in questione, il fatto che Mediaset  sia stata costretta a ricorrere al tribunale dopo una serie di inutili diffide (iniziate nel 2010) che informavano Dailymotion delle violazioni in atto, diffide che venivano costantemente ignorate. Di più: anche dopo la notifica nel 2012 della prima causa, quella giunta ora a sentenza, il portale francese non ha cessato le proprie condotte illecite.

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    Tanto che Mediaset  ha dovuto avviare successivamente altre sei azioni legali analoghe. Un totale, a oggi, di sette diverse cause i cui esiti si attendono a breve e che, considerando i criteri economici riconosciuti nella prima sentenza, potrebbero dare luogo a un risarcimento complessivo superiore a 200 milioni di euro.

     

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    Quella di oggi rappresenta, quindi, "un'autentica svolta che si inserisce nel solco della consolidata giurisprudenza nazionale e comunitaria (più volte richiamata del Tribunale nella sentenza in questione) orientata a tutelare il lavoro degli editori, aggrediti dalle forme più diverse di pirateria online. Un fenomeno che distrugge valore economico e posti di lavoro nelle aziende giornalistico-editoriali", ha concluso Mediaset  il cui titolo in borsa scende dello 0,62% a 2,734 euro.

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