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    “VIVO IN CONDIZIONI DI POVERTÀ” – SCIALPI FA 60 E RACCONTA IL SUO DRAMMA: "DOPO LA PANDEMIA CONTO SUI CONCERTI PER POTERMI PERMETTERE DI ANDARE DAL DENTISTA. E SE PROPRIO NON RIUSCIRÒ, FORSE APRIRÒ UN LOCALINO A MALAGA" - QUALCHE ANNO FA È STATO OPERATO AL CUORE: “È SUCCESSO DOPO “PECHINO EXPRESS”, SONO TORNATO PIUTTOSTO MALCONCIO. NON BEVO E NON MI DROGO. MA L’80% DEL MIO CUORE NON BATTE PIÙ. SONO VIVO GRAZIE AL PEACEMAKER" - LE NUOVE NOZZE A FINE ANNO: “NON VEDO IL MIO FIDANZATO DA UN ANNO. ABBIAMO 60 ANNI, I FURORI GIOVANILI LI ABBIAMO ABBANDONATI…" - VIDEO


     
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    Laura Zangarini per corriere.it

     

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    «Compio 60 anni, ma lo zero non lo calcolo proprio. Chiederò un triciclo come regalo di compleanno». Spiritoso e ironico, Scialpi, cantante icona degli anni Ottanta tra «Rocking Rolling» e «Pregherei», con cui ha vinto Festivalbar 1988, è nato a Parma il 14 maggio 1962. «Oggi telefonate e messaggi a non finire, io rispondo a tutti — assicura —, come mi ha insegnato Franco Migliacci (paroliere, produttore discografico e talent scout, l’incontro col quale ha segnato il destino professionale dell’artista): “Morandi fa così” mi diceva, e Gianni ancora oggi intrattiene un rapporto molto stretto coi fan, soprattutto sui social».

     

    Come festeggerà questa giornata?

    «Sono in una località di mare con una coppia di amici, trascorrerò la giornata solo con loro. Domani invece ci raggiungeranno altri amici e amiche, faremo un aperitivo sulla spiaggia. Dopo partirò per Roma, porto a casa le mie due adorate biciclette, rimaste qui a Parma da quando mia mamma è mancata quattro anni fa in conseguenza dell’Alzheimer (la madre del cantante, Giuseppina Orsatti, è morta nel giugno 2018, ndr), sono le due sole cose rimaste della mia vita con lei, oltre al rubino che porto al collo».

     

    Ha in programma di ricominciare a pedalare?

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    «Sì, qui al mare ho già fatto dei bei giri. Ne approfitto prima della partenza per Los Angeles, vado a trovare il mio fidanzato che non vedo da un anno. Devo rimettere in moto un meccanismo che si è fermato con la morte di mamma prima, con la pandemia poi. Ho voglia di tornare sul palco, ho voglia di lavorare, non per i soldi ma per divertirmi.».

     

    A marzo, la puntata del programma «Oggi è un altro giorno», con lei ospite è andata benissimo...

    «Ho fatto alzare lo share di due punti. Sono un artigiano della musica, fuori dal grande “sistema” della musica che nel nostro Paese vive di inciuci. Altrove conta il merito, la bravura; in Italia è il marketing a dettare legge. “Finché la barca va”, come cantava la grande Orietta (Berti, ndr), che vive una “rinascita” dopo anni di buio. Sono davvero contento per lei, vede come gira la ruota? Io sono un po’ come Orietta, mi “sdegno” quando vengo messo da parte. Ma chissà, spero che la ruota giri anche per me».

     

    Ha detto che va a Los Angeles a trovare un fidanzato che non vede da un anno...

    «In realtà ci sentiamo tutti i giorni, in videochiamata. Abbiamo sessant’anni, i furori giovanili li abbiamo abbandonati, una relazione alla nostra età ha bisogni diversi, vive di altre cose. Quest’anno Leo non può venire in Italia, dunque andrò io, starò due settimane poi ritornerò, ho una serie di “ospitate” e concerti. Canto i miei successi nelle piazze dei comuni che mi chiamano. A fine settembre, invece, farò la “data zero” all’Auditorium di Roma di quella che sarà una tournée nei teatri, dove manco da una decina d’anni».

     

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    Lei era già stato sposato...

    «Sì, con Roberto Blasi, siamo stati sposati sei anni, per me un amore travolgente. Oggi siamo in ottimi rapporti. A fine anno , non appena otterrò il divorzio, con Leo (che in realtà si chiama Uwel Bankston, Leo perché è del segno del leone) programmiamo di sposarci. Lui vorrebbe che andassi a vivere a Los Angeles, io penso che forse dovremmo cercare un posto dove la vita costa meno. Tipo Malaga, in Spagna... Lui ha una ex moglie a cui deve a vita gli alimenti. Hanno divorziato sette anni fa, da allora ha cambiato vita — ha cambiato tutto. La figlia lo ha reso nonno, ma è giovanile, come me. Deve stare al mio passo...».

     

    Lei sembra davvero ancora un ragazzo...

    «Recentemente una persona mi ha detto: “Sai Giovanni, i tuoi occhi hanno la stessa espressione di quando eri ragazzo”, me lo ha confermato anche la Bortone, alla quale voglio molto bene. È come me, verace, istintiva...».

     

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    Qualche anno fa è stato operato al cuore, ha dovuto farsi impiantare un peacemaker...

    «È successo dopo “Pechino Express”, sono tornato piuttosto malconcio, del resto se hai problemi di salute mentre sei nella foresta pluviale dove vai? Non bevo e non mi drogo, direi anzi che sono un tipo atletico. Ma l’80 per cento del mio cuore non batte più, più precisamente il 35 per cento di un ventricolo, il 40 di un atrio. Sono vivo grazie al peacemaker... Gli ultimi esami che ho fatto la settimana scorsa sono andati bene, la cardiologa che mi segue era entusiasta, il mio cuore ha fatto un battito cardiaco da solo, che felicità!».

     

    Fa una vita limitata?

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    «Certo, ho dei limiti, non posso andare più andare alla stessa velocità di prima. Però su La8 ho partecipato a “Name That Tune - Indovina la canzone”, ero il cantante misterioso, dopo la performance Enrico Papi, il conduttore, ha esclamato: grandissima energia! La cardiopatia “accorcia” il fiato, quindi c’è bisogno di un maggiore allenamento. Sul palco non mi sono ancora sperimentato: un conto è fare una canzone una tantum, altra cosa è affrontare un’ora e mezzo di concerto. Ma credo con un buon allenamento di poterlo sostenere».

     

    Nel marzo scorso ha confessato di avere problemi di indigenza. Superati?

    «No, ma non sono il solo a vivere in condizioni di povertà. Lo stop a ogni attività imposto dal lockdown ha peggiorato le cose. Non dovrebbero essere le multinazionali a ricevere aiuti e “ristori” dallo Stato, ma le etichette più piccole, indipendenti. Conto sui concerti per riuscire a tornare ad avere una vita “normale” e potermi permettere di andare dal dentista. Come tutti. E se proprio non riuscirò, be’ forse aprirò un localino a Malaga».

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