Gabriele Gambini per "la Verità"
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Partiamo da un fatto: i giovanissimi non guardano più le partite di calcio. O meglio, il pallone li appassiona ancora, ma una partita tutta intera, 90 minuti filati, proprio non la reggono, come se il loro cervello rifiutasse di recepire le fasi di stallo, i riempitivi sincopati che anticipano un'azione da gol.
Meglio disputare un match alla Playstation: lì, primo e secondo tempo sono condensati in qualche manciata di minuti, i fraseggi salienti conducono facilmente alla rete, per di più si vive l'emozione dei protagonisti, e magari si allestisce una squadra con i propri beniamini, poco importa il colore della maglia. La notizia non deve destare scalpore.
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Da anni i social come instagram e tik tok impongono la fruizione di video della durata massima di quattro o cinque minuti, le didascalie di commento a una foto si cristallizzano in un motto, magari in qualche parolina di contorno, il resto è noia che affascina solo chi crede nell'effluvio balsamico della parola. Il mondo del calcio professionistico non è esente dalla rivoluzione: i ragazzi di oggi sono il pubblico affezionato (e pagante) di domani, gli investitori sanno bene come la fascia anagrafica tra i 16 e i 24 anni sia quella da blandire per promuovere iniziative commerciali redditizie.
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Se volessimo analizzare la cosa dal punto di vista filosofico, non occorrerebbe scomodare Martin Heidegger o Emanuele Severino per comprendere come il pensiero tecnico, espressione più radicale del pensiero occidentale, stia fagocitando il quotidiano: se una volta la tecnica era un mezzo per raggiungere uno scopo, oggi è diventata essa stessa lo scopo. Ma se ci si sposta sul versante sportivo, le conseguenze sono altrettanto dirompenti. In un futuro possibile, l'europeissimo calcio diventerà simile all'americanissima NBA di basket, i tifosi potrebbero affezionarsi a un campione itinerante di città in città anno dopo anno, più che a una particolare franchigia, allo spettacolo, un po' meno alla maglia di un territorio, espressione di quel senso di comunità che l'individualismo oltranzista cerca di soverchiare.
Già Florentino Perez e Andrea Agnelli lo avevano annunciato quando tentarono il golpe della Superlega: occorre inventarsi espedienti all'americana per cambiare le regole e riattualizzare le partite. Oggi ci pensa la Fifa a buttar sul piatto un esperimento destinato a far discutere gli appassionati.
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La Federazione Internazionale sta valutando l'introduzione di novità drastiche, la cui efficacia sarà verificata durante la Future Football Cup - torneo amichevole per Under 19 in corso di svolgimento - a cui stanno partecipando il Lipsia, il Bruges, il Psv Eindhoven e l'Az Alkmaar. Il primo cambiamento coinvolge proprio la durata di una sfida. Si gioca 30 minuti per tempo, e il cronometro dell'arbitro si ferma a ogni interruzione, per sradicare tempi morti e sceneggiate da infortuni fittizi, peculiarità strapaesane che animano il calcio da quando è stato concepito.
Poi si interverrà sulle sostituzioni. Il progetto è farle diventare illimitate, ben oltre le già 5 per squadra previste. La terza modifica riguarda le sanzioni: potrebbero diventare a tempo. Un cartellino giallo prevederebbe l'uscita dal campo del calciatore ammonito per 5 minuti. Le rimesse laterali poi, verrebbero battute con i piedi, non più con le mani, garantendo l'innesco di azioni insidiose e permettendo magari di battere subito a rete, togliendo l'obbligo di servire in prima istanza un compagno di squadra. Beninteso, un esperimento non è garanzia della sua approvazione.
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La filiera burocratica della federazione osserverà passo dopo passo gli effetti sugli incontri e la reazione del pubblico, dopodiché sceglierà quale novità proporre al Consiglio Internazionale deputato a decidere. Nel frattempo, pure in Serie A si preannunciano rivoluzioni copernicane: dopo 17 stagioni a 20 squadre, arriva la proposta di tornare a 18 club entro il 2024, dopo qualche campionato di transizione, con l'aggiunta dei playoff per assegnare lo scudetto.
Lo scopo è snellire il numero delle sfide, in modo da preservare le energie delle compagini italiane impegnate nelle coppe europee, oltre che offrire - e questo è un aspetto controverso - incontri scoppiettanti in primavera con partite a eliminazione diretta. Il progetto è sul tavolo della Figc, ma come già capitato in altri casi, occorrerà un dialogo serrato - magari a suon di sganassoni verbali - tra favorevoli e contrari, coinvolgendo la Serie B. Nell'elaborazione della riforma, c'è lo zampino della società di consulenza internazionale Deloitte, ingaggiata per analizzare la prospettiva dal punto di vista economico, soprattutto per quanto concerne lo sfruttamento dei diritti televisivi.
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L'attesa per capire che cosa accadrà non sarà lunga. E se lo sport è, come insegna la retorica, una metafora di una vita possibile, ecco servita un'esistenza più frenetica, magari psicologicamente seduttiva, di sicuro meno romantica. Ma non così pervasiva da rendere inerte una speranza nei tifosi: che tutte le Atalanta del globo battano sempre le franchigie artificiali della Red Bull. Indipendentemente dalla durata dei match.
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