Tommaso Labate per il “Corriere della Sera” - Estratti
BERLUSCONI FIGLI 3
«Lui lo sapeva e lo sapevamo anche noi, che sarebbe finita così. In fondo, è quello che ci ha insegnato, no?». Visto che a un certo punto assomigliava tutto troppo a un film di Frank Capra, a una di quelle commedie americane del Novecento col lieto fine esasperato, a uno dei presenti è venuto il sussulto di orgoglio di paragonare «il nostro anno senza Silvio» alle cronache che nel corso del passato più o meno recente hanno riguardato le grandi dinasty del capitalismo italiano rimaste orfane del patriarca.
E, pur senza citarle direttamente, s’è messo a evocare gli Agnelli, i Caprotti, i Del Vecchio, e «tutti quelli di cui nessuno avrebbe detto in anticipo che si sarebbero scontrati tra di loro, e invece l’hanno fatto; mentre di noi in tanti hanno scritto che avremmo litigato o ci saremmo divisi, e invece non l’abbiamo fatto. Infatti, siamo tutti qua. E, quel che più conta, siamo insieme».
Il «qua» è la sala da pranzo di Villa San Martino, Arcore
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MARTA FASCINA
Nessuno di quelli che doveva avere l’invito è rimasto senza. A tavola prendono posto tutti i figli, da Marina a Luigi, passando per Pier Silvio, Barbara, Eleonora; il fratello Paolo e qualche nipote; poi lo zoccolo durissimo del berlusconismo più coriaceo, e quindi Fedele Confalonieri, Gianni Letta, Adriano Galliani e anche Marcello Dell’Utri. E ovviamente Marta Fascina, che abita e continuerà ad abitare nella villa di Arcore perché il padre ha detto ai figli «voletele bene come gliene voglio io» e loro l’hanno fatto, tutti, indistintamente e ricambiati.
silvio berlusconi marta fascina
Il rito della commemorazione laica segue le liturgie non scritte delle commemorazioni laiche. Prima di sedersi a tavola, a Pier Silvio tocca l’onore di sollevare per primo il calice e chiamare il brindisi. Poi, senza che nessuno faccia caso più di tanto al primo che comincia a tirare fuori il tema, il bilancio di quello che gli amici di una vita — con una punta di affettuosa ironia — chiamano «il nuovo miracolo italiano di Silvio»,
MARTA FASCINA FEDELE CONFALONIERI
anche se questa volta costretto nel perimetro più intimo e personale della famiglia allargata: le aziende che c’erano e ci sono ancora, l’amicizia che c’era e c’è ancora, il partito che sopravvive, la squadra di calcio che invece non c’è più ma soprattutto l’affetto familiare, uscito persino rafforzato prima dalla malattia e dopo dalla morte del padre, a chiudere anni in cui il distinguo tra figli di primo e secondo letto — quantomeno nella percezione esterna — aveva la meglio sul marchio comune, «Berlusconi».
A tavola le voci si sovrappongono, come i ricordi. Confalonieri è il più allenato nella ricognizione dei ricordi più antichi, Letta in quelli che riguardano più da vicino la politica, Dell’Utri il più preciso nel ricordare agli altri «tu non c’eri quella volta che…».
MARTA FASCINA ALLA CAMERA
Galliani è l’unico, insieme a qualche nipote, che piange a un certo punto lacrime vere. Il resto, come capita in altri funerali e nelle ricorrenze che li ricordano quando è trascorsa una cifra tonda, come un anno o cinque o dieci, è fatto anche di gente che si ritrova dopo essersi persa. «Quanto sarebbe felice, lui, oggi?», si sovrappongono a un certo punto le voci dei figli, come a voler insistere sempre su quello stesso tasto, l’unità familiare rinsaldata, il vaso intatto senza cocci e quell’impercettibile frase che a un certo punto, quando tutti stavano per andare via, per salutarsi, è sfuggita dalle labbra del fratello Paolo: «È il suo insegnamento. Glielo dovevamo».
silvio berlusconi fedele confalonieri adriano galliani alle bermuda nel 1995
Si sono ripromessi di ritrovarsi tutti insieme alla prima occasione utile. E, se non prima, il 29 settembre prossimo, nel giorno del compleanno di chi non c’è più.
letta confalonieri berlusconi galliani i figli di berlusconi eredità L'EREDITA DI BERLUSCONI - MEME BY EMILIANO CARLI BERLUSCONI FIGLI 3 vladimir putin con silvio berlusconi e i figli galliani e confalonieri