1. FABIO, VOLO SEMPRE PIÙ IN ALTO
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Volo è sempre più re. Con 22 mila copie raddoppia quasi il venduto rispetto alla settimana scorsa nelle librerie, che irrora di affezionati quando fa il firmacopie. Le sue storie di gente normale alle prese con normali trappole dei sentimenti (come spiega nell' intervista con Raffaella Silipo a pag. 9) continuano a funzionare dal 2001, quando «uscì a far due passi» nella narrativa. Alle sue spalle il Peccato originale di Gianluigi Nuzzi, giornalista esperto di intrighi vaticani, che racconta, con dovizia di esempi, «conti bancari segreti, verità nascoste, ricatti» tutto ciò che sta ostacolando la «rivoluzione» di papa Francesco. Un altro papa ostacolato dai veleni della città eterna, seppur fittizio, è protagonista del nuovo Glenn Cooper, che torna (dopo qualche passo falso) al thriller classico.
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Protagonista è il suo intrepido prof, Cal Donovan, che scopre negli archivi le prove di un colossale debito contratto nell' 800 risorgimentale con un banchiere ebreo. Delitti, castighi, cardinali senza scrupoli per un apocalittico bail-in che può mettere in crisi la sopravvivenza stessa della cattolicità: debutta al 5° posto nella straniera e forse farà strada, perché i peccati della Chiesa, librescamente, funzionano. Sempre di delitti si tratta, ma con il Gazzola' s touch: al 5° posto, un Arabesque per la simpatica Alice Allevi. Un po' Bridget Jones (imbranata) un po' Kay Scarpetta (investigativamente scaltra) l' Allieva di medicina legale ha per le mani il primo caso da professionista: un' ex etoile della Scala morta, forse uccisa. Ironia e levità, come un passo di danza.
2. SCRIVO BESTSELLER PERCHÉ SO AMARE
Raffaella Silipo per ‘Tuttolibri - la Stampa’
L' amore fa saltare il banco, dice Fabio Volo.
L' amore prende a tradimento, soprattutto se è, a tutti gli effetti, un tradimento, come nel suo ultimo libro, Quando tutto inizia, dove Silvia, raffinata pianista sposata con un bambino, si innamora suo malgrado del pubblicitario Gabriele, single in carriera. Una vertigine, un miracolo, un incanto. Una bolla magica, isolata dalla vita di tutti i giorni, che li coglie impreparati e sconvolge vite che parevano già segnate, fino all' inaspettato finale: «Silvia e Gabriele vanno per i 40 anni, ma vivono una sorta di adolescenza, ancora più preziosa perchè è una libertà consapevole, rubata al quotidiano. Una vacanza dalla vita che li trasformerà profondamente».
fabio volo spiaggia nudista
L' amore ha trasformato profondamente anche Fabio Volo, bresciano classe 1972, non solo perchè ha finalmente messo su famiglia con la bella islandese Johanna, ma soprattutto perchè gli ha dato un successo letterario travolgente: il libro, come tutti i precedenti, ha già scalato le classifiche e a ogni incontro pubblico una lunga fila di persone lo aspetta per farsi firmare una copia.
«È che le mie storie sono facili da leggere - si schermisce lui - non dò mai né giudizi né risposte: racconto solo i fatti, lascio spazio al lettore. Sono un po' come quei registi che spariscono dietro i loro film, non gli autori che celebrano sempre se stessi. Di solito gli scrittori sono ingombranti, possono intimidire. Io no».
Scusi, Volo, ma scrivere d' amore non era «roba da donne»?
fabio volo moglie
«Credo sia "roba" da tutti, per lo meno a me interessa indagare i sentimenti, la vita quotidiana, le relazioni tra persone. Mi interessa proprio la fragilità dei sentimenti, che non è certo debolezza. D' altronde ogni uomo ha un lato femminile, che purtroppo spesso non viene coltivato. La femminilità viene confusa con l' essere effeminati e ci insegnano a uccidere quella parte di noi da piccoli, a fare i duri. Un grande errore.
Per fortuna a me non lo hanno insegnato e ho potuto essere quello che sono».
Il suo pubblico è più femminile o più maschile?
«Agli inizi era più maschile, oggi è più femminile. D' altronde le donne leggono molto di più degli uomini in Italia».
Lei ha sempre raccontato se stesso nei libri, ma oggi è marito e padre felice (di due bambini maschi di 4 e 2 anni, Sebastian e Gabriel). Come mai, allora, il tradimento?
«Se mi guardo indietro, i libri sono un po' la mia autobiografia, raccontano il ragazzo che non ha voglia di impegnarsi seriamente, i primi tentativi di coppia, la nascita dei figli... Quest' ultima è come se fosse una mia storia di dieci anni fa rivista con la maturità di oggi. Uno sguardo al passato pensando al presente. Per citare Zygmunt Bauman, è una "retrotopia", un cammino a ritroso nel tempo, tipico della mia generazione: Oh, vita! di Jovanotti sembra un brano Anni 90, Brunori SAS cita i cantautori...».
fabio volo e moglie
Sarà che anche voi ,eterni ragazzi, siete finalmente cresciuti?
«Beh, sì, nostro malgrado. La questione generazionale naturalmente mi tocca, io in realtà volevo affrontarla da un' altra prospettiva, la storia di un quarantenne che non riesce a fare carriera perchè i sessantenni hanno bloccato tutti i posti. È quello che nel libro succede a Gabriele con il suo capo. Ma poi scrivendo ho iniziato a inserire parti della vita privata di Gabriele - io lavoro ai libri un po' come se fossero film, inserendo scene qui e là - ho incontrato Silvia e mi sono appassionato al loro amore. Così il lavoro è rimasto sullo sfondo».
La storia dell' Italia di oggi. Si è bloccato il passaggio di testimone.
«Già. Il problema è che, a causa della rivoluzione tecnologica, i vecchi hanno più paura dei giovani che non una volta. Pensano: "questi già sono più bravi a navigare in rete, se gli trasmetto anche la mia esperienza sono finito". E invece è così bello insegnare quello che si è imparato».
Chi è che ha trasmesso a lei quello che ha imparato?
FABIO VOLO FIRMA IL SUO NUOVO ROMANZO
«Sono grato a molte persone, ma due sono state fondamentali nella mia formazione, Silvano Agosti e Claudio Cecchetto. Agosti l' ho conosciuto da ragazzetto, quando lavoravo in panetteria con mio padre a Brescia: non studiavo e lui mi ha spronato a leggere, mi ha consigliato i primi autori, da Herman Hesse a Joseph Conrad a Garcìa Marquez: quei libri mi hanno spalancato un mondo, mi hanno dato il coraggio di partire, di agire, di rischiare.
fabio volo
Cecchetto l' ho incontrato poco dopo, quando cercavo di diventare un cantante. Lui mi ha detto: "Secondo me sei più adatto in radio" e mi ha portato a Deejay. Lì sono stato per un po' a "fare la pianta grassa", come diceva lui, a osservare gli altri, a capire come funzionava. Finchè non mi ha mandato allo sbaraglio, in diretta. E da lì è partito tutto».
La radio lei non l' ha mai abbandonata: le serve anche per scrivere?
«Moltissimo. Intanto perchè, grazie al rapporto con gli ascoltatori, ho sempre il polso del paese, di quello che si agita davvero dentro. E poi per il senso del ritmo. Per me scrivere è anche una questione di orecchio, io rileggo spesso le pagine ad alta voce e tolgo tutto quello che non mi suona».
A proposito di ascoltatori, lei ha molto successo ma è anche molto odiato, come mai?
CHIAMBRETTI TWEET SUL LIBRO DI FABIO VOLO VERSIONE SHINING
«In Italia è così, siamo un popolo di tifosi, o sei con me o sei contro di me. Chi mi ama penso lo faccia soprattutto perché sente la mia sincerità. Io sono autentico, poi certo con gli anni è arrivato anche il mestiere. Chi mi detesta spesso non detesta me ma quello che simboleggio: uno che ce l' ha fatta. Un tempo ci restavo male, poi ho capito che c' è chi sfoga così le sue frustrazioni. Io non ho tempo di odiare, sono fortunato, faccio quello che amo. Ma un ragazzo che deve costruirsi un' identità e vede tutte le strade chiuse davanti a sé, trova una scappatoia nell' esprimersi per opposizione: quando il modo migliore sarebbe trovare una sua strada».
Lei paga anche un po' quella sua aria normale. È facile pensare: «perchè lui si e io no»?
fabio volo un paese quasi perfetto
«E lo so, la stessa reazione capita quando qualcuno posta foto di vacanze o ville pazzesche su Facebook o su Instagram: se è ricco da generazioni nessuno fa una piega, se è Paolo Bonolis lo massacrano. Perchè nel primo caso ci si può scusare con se stessi: "È destino, io non sono nato ricco, per questo non vado alle Maldive". Nel secondo caso scatta l' invidia, perchè Bonolis si è fatto da sè. È come se tu che sei riuscito dove loro non riescono togliessi qualcosa a loro».
Sua moglie è islandese, lei lombardo. Quanto siete diversi?
«Tanto. Lei è pragmatica, indipendente, libera. Io sono ansioso con i bambini, attaccato alla famiglia di origine. I popoli nordici sono meno legati dalla catena familiare, dei genitori e dei figli. Mia moglie è capace di dirmi "Perché non andiamo a vivere a Los Angeles?" Io rispondo "Ma è lontano". E lei "Lontano da dove?". Io penso lontano da casa, dall' Italia, dalla mamma».
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