Fabio Martini per “la Stampa”
zingaretti gentiloni
Una gag - volutamente messa in "scena" da Paolo Gentiloni - racconta meglio di ogni commento lo stato d' animo dei vertici del Pd a poche ore dalla Direzione, chiamata oggi ad esprimersi in vista del referendum sul taglio dei parlamentari del 20-21 settembre. Festa nazionale dell' Unità di Modena: la giornalista Lina Palmerini chiede a Gentiloni come voterà e lui risponde: «Voterò come dirà la comunità politica alla quale appartengo, voterò Sì».
E in assenza di un battimani, aggiunge: «Non me lo farei neppure io un applauso su questa cosa Per la verità ci eravamo appassionati a una riforma vera» e scatta il battimani. Ma dopo aver dispiegato una circoscritta argomentazione a favore del Sì, chiude: «Voto, perché ho sempre votato, perché potrei anche risparmiarmelo».
PAOLO GENTILONI
Il "numero" del commissario europeo descrive bene l' imbarazzo di gran parte dello stato maggiore del Pd chiamato a formalizzare la posizione sul referendum. Per la verità il segretario Nicola Zingaretti ha convocato la Direzione con una tempistica originale: a decisioni già prese. Già da tempo ha detto che il suo partito è per il Sì e lo ha fatto motu proprio, senza farlo discendere dal voto di un organismo dirigente.
Osho su Gentiloni e Trump
Ma la relazione davanti alla Direzione servirà a Zingaretti a qualcosa di molto diverso da un formale via libera: servirà a trovare una formulazione che consenta di non perdere troppa sintonia con il proprio elettorato, che in maggioranza sembra schierato più sul No che sul Sì. Come dimostrano anche le prese di posizioni di realtà regionali e provinciali.
E soprattutto come dimostrato dagli ultimi sondaggi, che registrano un No attestato tra il 30 e il 35%, la stragrande maggioranza dei quali è formato da elettori di sinistra.
zingaretti
Ecco perché Zingaretti, davanti ai 216 membri della Direzione, oggi farà una proposta chiara nell' indicazione del Sì (perché questi erano i patti di governo), ma senza demonizzazioni verso coloro che intendano votare No. La formulazione sarà decisa all' ultimo momento, ma dovrebbe comprendere un riconoscimento per le «ragioni» di chi si oppone. Un Sì da "partito di governo e di lotta", invertendo l' ordine dei fattori di un vecchio slogan comunista degli anni Settanta, perché in questo caso il governo viene prima della lotta.
Zingaretti deve decidere, se e come far votare. Agli esponenti che sostengono il No è arrivata la voce che si intenderebbe votare per parti separate. Approvare una relazione che si preannuncia ariosa e rivendicativa nei confronti del governo con punzecchiature verso i Cinque stelle e sarà soft verso il No. E subito dopo mettere ai voti la posizione sul referendum.
Prodi
Dice l' ex presidente del partito Matteo Orfini: «Già è molto strana una convocazione a 13 giorni dal voto, a cose fatte. Oltretutto una riunione online, che si sarebbe potuta svolgere prima, persino a Ferragosto, volendo. Ma comunque in tempo utile. A questo punto che dobbiamo votare?
Non resta che prendere atto della diversità delle posizioni». Nel frattempo lo schieramento del No si arricchisce di adesioni tra chi ha guidato il centrosinistra negli ultimi 40 anni: i padri dell' Ulivo Romano Prodi e Arturo Parisi, esponenti di punta della ex sinistra Dc (Ciriaco De Mita, Guido Bodrato), i maggiori dirigenti dell' ex Ppi come gli ultimi segretari Pierluigi Castagnetti e Franco Marini ma anche Giuseppe Fioroni e Rosy Bindi.
PAOLO GENTILONI ROBERTO GUALTIERI zingaretti paolo gentiloni bacia ursula von der leyen PAOLO GENTILONI GIUSEPPE CONTE ROBERTO GUALTIERI PAOLO GENTILONI DAVID SASSOLI paolo gentiloni ursula von der leyen