Estratto dell'articolo di Giorgio Terruzzi per il “Corriere della Sera”
bagnaia gp austria
Va al massimo Bagnaia. Anzi, va al Max, inteso come Verstappen. Domina, allunga, non sbaglia più. Bello a vedersi, con quel passo che segnala chi ha imparato a vincere e poi a vincere ancora, in una piena consapevolezza dei propri mezzi. Umani, magnificati dalla tecnica. È uno stato di grazia. A differenza del campione del mondo di F1, non si tratta qui di vantaggi tecnici marcati.
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I paragoni sono sempre forzati ma sono questi gli indizi che dettarono i ritmi irresistibili di Valentino, con la Honda prima, con la Yamaha appena dopo; quel fare e strafare che ha scandito il passato prossimo di Marc Marquez e poi proprio di Marquez, i limiti, nel momento in cui un atteggiamento da padrone non ha più avuto corrispondenze con il proprio cavallo da rodeo, con il risultato di collezionare cadute. Qui, al contrario, abbiamo una sintonia conclamata.
C’è una moto che sta trasformando la MotoGp in un monomarca e un interprete che prima e più di ogni altro ha saputo carpirne i segreti, sintonizzando il proprio stile su di essi. È l’unico capace di farlo. Il che sta trasportando Bagnaia in una dimensione fuori portata. O, magari a portata di qualcuno, qualche volta, e dunque di nessuno mai davvero.
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