Allen sul set con Emma Stone
Ci ha stupito che Woody Allen fosse disposto ad incontrare la stampa per lanciare il nuovo “Magic in the Moonlight”, commedia romantica con Colin Firth e Emma Stone, in uscita limitata il prossimo 25 luglio.
Il regista 78enne esce da un brutto periodo, con nuove accuse di molestie sessuali lanciate pubblicamente da sua figlia Dylan Farrow, il genere di cose che portano i distributori ad evitare l’attenzione su personaggi controversi. Allen, invece, venerdì si è presentato alla conferenza di New York. Voleva rispondere esclusivamente a domande sul film, ma poi ha impiattato un monologo sull’esistenza, che niente ha a che fare con la sua nuova opera.
E’ bastato che qualcuno gli chiedesse come mai i suoi personaggi sono sempre nevrotici perché lui rispondesse: «Credo davvero che la vita non abbia senso, e non è una critica. Non solo l’unico a pensarla così, mi fanno compagnia molte menti superiori alla mia. Credo che la vita sia tanto rumore e tanta furia, che non significano nulla. Non sto dicendo che uno dovrebbe suicidarsi, ma la verità è che ogni cento anni si aziona lo scarico e tutti spariscono.
Colin Firth e emma Stone sul set
Arriva un nuovo gruppo di gente e, dopo altri cento anni, sparisce di nuovo, e così via, interminabilmente. Non voglio deludervi, ma ciò succede senza un particolare motivo. L’universo si disgregherà, dicono i fisici, e non resterà assolutamente nulla. Le grandi opere di Shakespeare, Beethoven e Da Vinci, se ne andranno anche quelle.
Avverrà prima di quanto pensiamo, perché il sole si consumerà prima che l’universo svanisca, quindi noi non dovremo aspettare così a lungo. Spariranno le opere, le sinfonie, le più alte conquiste dell’uomo. Non ci sarà né tempo né spazio. Solo lo Zero.
Ecco perché, negli anni, non ho mai fatto film su temi politici. Sono di importanza cruciale, ma nell’ampia visione delle cose, solo le grandi domande contano. E le risposte alle grandi domande sono molto, molto deprimenti. Ciò che raccomando - la soluzione che ho trovato io almeno - è la distrazione. E’ tutto ciò che possiamo fare! Ti alzi e ti distrai, con il tuo amore, con la partita di baseball, con il cinema, con il nonsense.
Uscirà con me questa ragazza? Troverò la fine al terzo atto dell’opera? In ufficio mi daranno una promozione? Tutte queste domande e, alla fine, l’universo finisce. I miei personaggi rispecchiano questo mio sentire. Buon weekend».
ileen Atkins, Colin Firth, and Emma Stone in Magic in the Moonlight
Nonostante l’augurio, Allen ha proseguito: «Ho passato gli ultimi 45 anni a scappare nei mie film. Lavoro con bellissime donne e uomini affascinanti, comici divertenti e artisti drammatici. Sono circondato da costumi, musica, e viaggio ovunque. L’intera vita l’ho passata in una bolla. E mi piace. Penso a due registi, uno profondo, intellettuale, l’altro sciocco e di evasione, e non sono sicuro che non sia quest’ultimo a dare il miglior contributo.
Il mondo è terribile, vedi tutto quel che succede intorno e allora ti chiudi in una sala buia. Sei lì solo per un’ora e mezza e c’è Fred Astaire che danza. E’ come bere una bibita fresca in un giorno afoso. Un artista non può dare risposte soddisfacenti alla spaventosa realtà di ognuno, ma può intrattenere e rinfrescare».
Per spiegare la divisione fra realtà e fantasia, Allen ha portato l’esempio de “La Rosa Purpurea del Cairo”: «In quel film il problema è che Mia Farrow deve decidere fra realtà e illusione. Sceglie la realtà, ed è quella che alla fine la ferisce».
Allen presenta Magic in the Moonlight