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    “LE IMPRESE FRANCESI NON DEVONO SOSTENERE LA MACCHINA DA GUERRA DI PUTIN” - NEL VIDEOMESSAGGIO AL PARLAMENTO FRANCESE, ZELENSKY ACCUSA AUCHAN, LEROY MERLIN E RENAULT CHE NON HANNO SOSPESO LE ATTIVITÀ IN RUSSIA (MA IL GRUPPO AUTOMOBILISTICO HA ANNUNCIATO LO STOP ALLO STABILIMENTO DI MOSCA) - PRIMA DELLA GUERRA ERANO OLTRE 500 LE IMPRESE FRANCESI A OPERARE IN RUSSIA, TRA CUI 35 DELLE 40 CON LE MAGGIORI CAPITALIZZAZIONI ALLA BORSA DI PARIGI - INSIEME RAPPRESENTANO NEL PAESE LA PRINCIPALE FONTE DI LAVORO DA PARTE DI INVESTIMENTI STRANIERI, OLTRE 160MILA POSTI…


     
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    IL VIDEO MESSAGGIO DI ZELENSKY AL PARLAMENTO FRANCESE IL VIDEO MESSAGGIO DI ZELENSKY AL PARLAMENTO FRANCESE

    Leonardo Martinelli per “la Stampa”

     

    È apparso in videoconferenza con la sua solita t-shirt militare, color kaki. Ieri Volodymir Zelensky, il presidente dell'Ucraina, l'eroe di un popolo, ha parlato al Parlamento francese, chiedendo aiuto per mettere fine a «una guerra contro la libertà, l'eguaglianza e la fraternità»: un richiamo al motto della Francia repubblicana. Ha anche sottolineato come certe immagini a Mariupol e altrove «ricordino le rovine di Verdun».

     

    macron putin macron putin

    Alla fine, però, ha lasciato i toni più solenni ed è arrivato al sodo: ha esortato le imprese francesi, insediate nelle terre di Putin, a smettere di sostenere «la macchina da guerra» russa e ad abbandonare il Paese, citando alcuni colossi del made in France, come Auchan, Leroy Merlin e Renault. E proprio l'industria automobilistica, a fine giornata, decide di lasciare la Russia.

     

    Più tardi Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri, ha addirittura lanciato un appello al «boicottaggio» mondiale del gruppo automobilistico, mentre da giorni i grandi gruppi francesi stanno facendo resistenza, anche all'opinione pubblica interna. Difficile uscirne perché non stiamo parlando di un fenomeno marginale. Prima della guerra erano oltre 500 le imprese francesi a operare in Russia, tra cui 35 delle 40 con le maggiori capitalizzazioni alla Borsa di Parigi.

     

    EMMANUEL MACRON RENAULT EMMANUEL MACRON RENAULT

    Tutte insieme rappresentano nel Paese la principale fonte di lavoro da parte di investimenti stranieri, oltre 160mila posti. Renault ha una presenza produttiva diretta (la fabbrica di Mosca, dopo l'interruzione delle attività, ha riaperto due giorni fa) e controlla il 67% del fabbricante nazionale Avtovaz, quello del marchio Lada, in cui ha investito massicciamente negli ultimi anni.

    LEROY MERLIN LEROY MERLIN

     

    La casa automobilistica ora teme la nazionalizzazione. Altro gruppo esposto in Russia è quello della famiglia Mulliez, nella grande distribuzione: Auchan vi realizza il 10% del suo fatturato mondiale e per Leroy Merlin la Russia è il mercato più grosso dopo la Francia. Proprio Adeo, la holding che controlla Leroy Merlin, ha risposto ieri a Zelensky sottolineando che chiudere in loco i propri punti vendita «aprirebbe la strada a un'espropriazione, che rafforzerebbe i mezzi finanziari della Russia».

     

    AUCHAN AUCHAN

    Il presidente ucraino avrebbe invece frenato Joe Biden nella sua volontà di imporre sanzioni per punire Roman Abramovich. Il dipartimento del Tesoro americano aveva già preparato una bozza con le sanzioni, ma il Consiglio per la sicurezza nazionale ha chiesto di attendere. Secondo il Wall Street Journal ci sarebbero dietro le pressioni di Zelensky, che vuole preservare il miliardario russo, l'unico ad aver detto pubblicamente di tentare di spingere Mosca a trovare una soluzione pacifica al conflitto. Intanto, domani il presidente ucraino prenderà parte al Consiglio europeo in videoconferenza. E parlerà ai leader dei 27 Paesi.

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