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Domenico Latagliata per il Giornale
Stavolta la «ruleta» dovrà farla per salvare la panchina. E dovrà venirgli anche bene. Perché, altrimenti, il destino appare segnato. Zinedine «Zizou» Zidane sta infatti sperimentando sulla propria pelle quanto sia effimero il mondo del calcio.
Dove, nello spazio di pochi mesi, puoi passare dall' essere ritenuto un fenomeno e/o un eccellente stratega al venire bollato come un simil ferro vecchio.
Succede così che, dopo gli otto titoli messi in bacheca e un 2017 da non credere (Liga, la seconda Champions di fila, Supercoppa europea e spagnola, Mondiale per Club), il Real Madrid si trovi oggi a meno 19 dal Barcellona in campionato e addirittura fuori dalla Coppa del Re fin dai quarti di finale. Eliminato per di più non sa un super potenza e nemmeno da una pari grado, ma dai Pepineros' del Leganes, tredicesimi nella Liga e quindi più vicini alla zona retrocessione che non alle parti alte della classifica: ko clamoroso e arrivato pure al Santiago Bernabeu, sberleffo degli sberleffi. Avendo lasciato fuori (per presunzione, dicono in Spagna) parecchi dei big, a cominciare da Ronaldo e Bale.
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Un disastro, insomma. Al punto che adesso il povero (si fa per dire) Zidane senta la propria panchina traballante. «Se me la giocherò contro il Psg in Champions? Chiarissimo. Sono il responsabile e sono arrabbiato con me stesso. Dovrò analizzare la situazione, ma troverò una soluzione». Si dice sempre così, ovviamente. Dipende però anche da chi, in certi momenti, è chiamato a prendere decisioni. Marca, quotidiano da sempre vicino alle vicende delle merengues, ha titolato ieri «Mai così in bilico» e non c' è bisogno di spiegare alcunché.
Probabile comunque che Zizou possa arrivare a fine stagione, a meno di clamorosi tracolli nel prossimo futuro che compromettano anche il 2018/19, dal momento che gli attuali 35 punti in classifica sono buoni soltanto per il quarto posto, a meno otto dall' Atletico (secondo) e a meno cinque dal Valencia, con una sola lunghezza di margine sul Villareal e tre sul Siviglia. Insomma: l' accesso alla prossima Champions non può essere considerato blindato, né al momento sono tanti coloro i quali se la sentirebbero di scommettere sul terzo trionfo consecutivo in Europa.
ZIDANE SALUTA LA COPPA DEL MONDO 2006
Il mondo che gli gira intorno si è insomma capovolto in fretta: il 4 gennaio 2016 prese il posto di Rafa Benitez, il 28 maggio dello stesso anno vinse la Coppa dalle Grandi Orecchie (primo tecnico francese a riuscirci, eccezion fatta per il naturalizzato Helenio Herrera) per poi aggiudicarsi Liga (al Real mancava da cinque stagioni), un' altra Champions, Supecoppa europea e di Spagna, più due edizioni della Coppa del Mondo per club. Può finire sotto processo un allenatore che in due anni ha vinto tutto questo ben di dio? La risposta è sì. Perché conta il presente e non il passato, sia pure recente. Risultato: il 14 febbraio e il 6 marzo, contro il Psg negli ottavi di Champions, Zidane si giocherà il futuro sulla panchina dei Galacticos, avendo magari già intuito che la prossima stagione il suo posto sarà preso da un altro. Il favorito numero uno pare essere il tecnico del Tottenham, Mauricio Pochettino: impossibile però escludere altre candidature o colpi di scena, con Klopp, Low e pure Allegri nella lista dei possibili profili ritenuti all' altezza di una panchina così prestigiosa.
Tutto resta comunque ancora aperto. Perché, per esempio, se uno come Ronaldo riuscisse a vestire nuovamente i panni del vero CR7, tutto potrebbe cambiare in un battibaleno: i sei gol segnati finora nella Liga non sono certo bottino degno del pluri Pallone d' Oro, chiamato adesso ad andare in soccorso del proprio allenatore. Cui magari potrebbe anche arrivare una telefonata dall' Italia: alla Juve, del resto, è rimasto legato.
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