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    ZINGARETTI ELOGIA L’UNIONE SOVIETICA. ORA DA QUALE SALONE VA CACCIATO? - SOCCI: “NEL SUO LIBRO IL SEGRETARIO PD DICE CHE ‘SENZA L’URSS NON SAREBBERO STATE POSSIBILI LE LOTTE DEI PARTITI DEMOCRATICI E DI SINISTRA’ E PETRUCCIOLI LO STRONCA: ‘UN MODO PER CONVINCERSI DI AVERE UN FUTURO’”, AIZZANDO RENZIANI E LIBERALI PIDDINI - GLI EREDI DEL PCI NON HANNO MAI FATTO I CONTI COL COMUNISMO. MA ALMENO LORO POSSONO FARE APOLOGIA DI DITTATURE SENZA PROBLEMI


     
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    1. NOSTALGIA CANAGLIA

    Antonio Socci per ‘Libero Quotidiano

     

    Mentre divampa la polemica sul fascismo in assenza di fascismo (e i media si occupano da giorni del minuscolo gruppetto di Casapound), scoppia nel Pd una questione enorme sul comunismo sovietico e ad innescarla è lo stesso segretario Zingaretti.

    NICOLA ZINGARETTI PIAZZA GRANDE NICOLA ZINGARETTI PIAZZA GRANDE

    Il suo libro "Piazza grande" provoca infatti uno "scazzo grande" fra lui e Claudio Petruccioli, che non è uno qualunque, ma è un pezzo da novanta della storia del Pci e dei suoi derivati.

     

    A seminare zizzania è stata Maria Teresa Meli che, sulle pagine romane del Corriere della sera, ha recensito il libro di Zingaretti citando, a un certo punto, questa sua frase: «Se non ci fosse stata l' Unione sovietica non sarebbero state possibili le lotte dei partiti democratici e di sinistra».

    La Meli commenta: «Un' osservazione, questa, che sicuramente non risulterà gradita ai renziani».

     

    Petruccioli riporta il virgolettato attribuito a Zingaretti e verga un tweet sarcastico e durissimo: «Trent' anni dopo la caduta del muro di Berlino, Zingaretti riporta l' orologio al 1945. Anche questo è un modo per convincersi di avere un futuro».

    Un giudizio pesantissimo.

     

    Trattandosi di questioni scottanti che riguardano un partito come il Pd, è singolare che la polemica sia stata ignorata dai media.

    nicola zingaretti foto di bacco nicola zingaretti foto di bacco

    Peraltro, andando a leggere il contesto di quella frase, si scopre che Zingaretti dice anche un' altra cosa esplosiva che - di per sé - basterebbe a seppellire l' esperienza dell' Ulivo e del Pd.

     

    Ma prima vediamo il passaggio sull' Urss: «Fino al 1989» scrive Zingaretti «la presenza di grandi potenze, internamente fradice e dittatoriali, ma alternative al capitalismo, aveva costituito un oggettivo deterrente a costruire un mondo unidimensionale e senza difese rispetto alle forme più estreme di sfruttamento. Spero che ora nessuno mi attribuisca in malafede nostalgie filosovietiche se rilevo che probabilmente nel dopoguerra, non ci fosse stata l' Unione Sovietica, ciò che è avvenuto in Grecia con la strage di tutti i comunisti sarebbe avvenuto in tutta Europa. Non sarebbero state possibili le lotte dei partiti di sinistra e democratici né il compromesso sociale che oggi in Europa è un esempio per tutto il mondo civilizzato».

     

    Zingaretti aveva messo le mani avanti sull' Urss con una "excusatio non petita", ma la polemica è scoppiata lo stesso. Ovviamente il segretario del Pd non ha "nostalgie filosovietiche", ma il suo argomento è molto discutibile e dimostra - se non altro - che il Pci e i suoi eredi non hanno mai veramente fatto i conti con il comunismo. Come fu osservato negli anni Novanta, hanno sbrigativamente cambiato il cappotto senza cambiare le mutande. E lo hanno fatto perché il muro di Berlino non rovinasse sulla loro testa.

     

    ALLA BOLOGNINA

     Infatti Achille Occhetto ancora nel marzo 1989, otto mesi prima della caduta del Muro, durante il Congresso del Pci, a Craxi, che gli chiedeva di cancellare il nome "comunista", rispose a muso duro (fra grandi applausi): «Non si comprende perché dovremmo cambiar nome. Il nostro è stato ed è un nome glorioso che va rispettato».

    Appena otto mesi dopo - con il crollo del muro di Berlino - Occhetto si precipitò alla Bolognina ad annunciare il cambio del «nome glorioso» che d' improvviso era diventato imbarazzante.

    zingaretti zingaretti

     

    Fu un' operazione gattopardesca perché non fu mai accompagnata da una vera e dolorosa riflessione autocritica sul comunismo.

    Cionondimeno, dopo la vicenda Mani pulite che spazzò via i grandi partiti democratici, i comunisti, che avevano cambiato nome, paradossalmente arrivarono al potere: grazie al "passaggio" che fu dato loro dalla sinistra dc, con la leadership di Romano Prodi.

    I post-comunisti, per far dimenticare di essere stati comunisti fino al giorno prima, aderirono alla nuova ideologia dominante, quella mercatista che - fra l' altro - aveva partorito il Trattato di Maastricht, la Ue e l' euro.

     

    L' emblematico bilancio di quel periodo sta in un intervento di Massimo D' Alema a "Porta a porta" nel quale, qualche anno fa, dichiarò: «durante i governi di centrosinistra si sono fatte più riforme e privatizzazioni di quante se ne siano fatte dopo il paradosso italiano è che è stato il centrosinistra a smontare l' Iri, non il centrodestra Dunque privatizzazioni, liberalizzazioni, riforma delle pensioni. Noi abbiamo portato la lira nell' euro, noi abbiamo compresso la spesa pubblica».

    claudio petruccioli claudio petruccioli

     

    Le elencava come delle vittorie, ma era la vittoria del Mercato e l' archiviazione dello stato sociale. L' imperante globalizzazione in tutta Europa usò, per questa svolta mercatista (e antipopolare), proprio le forze di sinistra che avrebbero dovuto difendere le classi popolari.

    Nel libro di Zingaretti si trova la conferma. Egli infatti osserva che con «la dissoluzione del blocco dei paesi comunisti ci siamo accontentati di levarci di dosso quel nome, "comunismo", che il socialismo reale aveva gettato nel fango».

     

    Ma emerse «l' insufficienza delle forze progressiste rimaste sul campo come contrappeso all' aggressività dell' ordoliberismo che già covava lungo tutti gli anni ottanta con Reagan e la Thatcher. Rintraccio qui la radice di una nostra progressiva subalternità».

     

    IL BACIO DI OCCHETTO A CAPALBIO IL BACIO DI OCCHETTO A CAPALBIO

    HA TRADITO IL POPOLO

    Cioè hanno subito «un' egemonia culturale e pratica del campo avversario», quello ordoliberista, «fino a mutuare luoghi comuni, tabù, atteggiamenti e linguaggi che ci hanno allontanato dalla sensibilità popolare».

     

    Così la sinistra ha tradito e quindi perso il popolo che oggi, infatti, vota altrove. Zingaretti conclude: «È ora di rimediare». Solo che per "rimediare" Zingaretti dovrebbe rinnegare tutte le scelte strategiche di Ulivo e Pd, a cominciare da Maastricht e dall' euro: 25 anni di errori.

    Dovrebbe riconoscere l' ennesimo fallimento storico.

    Un altro crollo del muro di Berlino. O di Bettino.

    www.antoniosocci.com

     

     

     

    2. ZINGARETTI ELOGIA L' URSS ADESSO CACCIATE PURE LUI

    Alessandro Gnocchi per ‘Il Giornale

     

    Chiara Appendino e Sergio Chiamparino entrino in azione. Non si può tollerare che uno stand del Salone di Torino esponga un libro-intervista che offende la comunità del Salone stesso.

     

    Un sincero democratico deve dissociarsi: non si dialoga con chi rivaluta i totalitarismi dalla Storia.

    occhetto occhetto

    Invitiamo gli scrittori con una coscienza civile a boicottare il Salone: dalla defezione alla presenza con riserva, tutto va bene contro il ritorno di pagine buie che credevamo dimenticate. Il sindaco di Torino e il governatore del Piemonte, custodi della libertà di espressione, valutino se ci siano gli estremi per una denuncia alla magistratura. In ogni caso, consigliamo di rescindere il contratto all' editore che ha pubblicato un testo in contrasto con i valori democratici.

     

    No, non stiamo parlando dell' editore Altaforte, estromesso dal Salone per aver pubblicato un libro-intervista a Matteo Salvini firmato dalla nostra Chiara Giannini. Altaforte, per quanto sia fascista il proprietario Francesco Polacchi, non ha in catalogo neppure un titolo in aria di apologia del fascismo. Polacchi ha sbagliato? Lo si condanni. Ma perché censurare i libri? Comunque stiamo parlando dell' editore Feltrinelli che ieri, al Salone, esponeva Piazza grande, il nuovo libro di Nicola Zingaretti, leader del Partito democratico.

    OCCHETTO VELTRONI OCCHETTO VELTRONI

     

    Nell' intervista che chiude il volume, Zingaretti ammette la natura dittatoriale dell' Unione Sovietica, ma, nonostante tutto, trova modo di rivalutarne il ruolo in un passo che farà spanciare di risate gli storici e tremare di orrore i discendenti delle vittime (anche italiane) del compagno Stalin: «Fino al 1989 la presenza di grandi potenze, internamente fradice e dittatoriali, ma alternative al capitalismo, aveva costituito un oggettivo deterrente a costruire un certo mondo unidimensionale e senza difese rispetto alle forme più estreme di sfruttamento.

     

    Spero che ora nessuno mi attribuisca in malafede nostalgie filosovietiche se rilevo che probabilmente nel dopoguerra, non ci fosse stata l' Unione Sovietica, ciò che è avvenuto in Grecia con la strage di tutti i comunisti sarebbe avvenuto in tutta Europa. Non sarebbero state possibili le lotte dei partiti di sinistra e democratici né il compromesso sociale che oggi in Europa è un esempio per tutto il mondo civilizzato».

     

    Senza l' Urss non ci sarebbero stati neppure milioni di morti. In buonafede, se Zingaretti ce la concede, annotiamo che l' Unione Sovietica ha fatto di tutto per cancellare dal pianeta Terra i partiti socialisti ma democratici, per rendersene conto basta una ripassata ai fatti di Spagna, Budapest e Praga.

     

    SOCCI BERGOGLIO SOCCI BERGOGLIO

    Naturalmente stiamo scherzando (ma non troppo). L' editore Feltrinelli, che stimiamo pur non condividendone le idee, è liberissimo di pubblicare e vendere quello che vuole. Zingaretti, che stimiamo pur non condividendone le idee, è liberissimo di scrivere quello che vuole. Resta da chiedersi se il libro rientri nei parametri illiberali fissati dalla direzione del Salone e confermati da Appendino e Chiamparino.

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