Carlo Bertini per “la Stampa”
renzi zingaretti
Nessuno ne fa più mistero nei palazzi che contano e lo scenario viene metabolizzato come un veleno insidioso. «Se Renzi tenta il ribaltone per sostituire il premier, sarò io a portare il paese ad elezioni», ha già fatto sapere Nicola Zingaretti a chi nel M5S frequenta le stanze di Palazzo Chigi. «E sarò io a lanciare come candidato premier Giuseppe Conte, perché è lui che vincerebbe di sicuro la sfida con Salvini». Questa la contromossa studiata dal segretario Dem, già rimbalzata tra i vertici Pd e 5Stelle dopo la cena con Luigi Di Maio della settimana scorsa.
L' offerta irrinunciabile
Una precisa strategia di dissuasione quella di Zingaretti, che mette in conto un rapido precipitare della situazione dopo il varo della manovra.
Nicola Zingaretti Luigi Di Maio Giuseppe Conte
Lo stesso Conte conosce lo scenario, da quando gli hanno fatto sapere - come riportato ieri da La Stampa - di un sms con cui Renzi ricordava di aver fatto cadere Letta con soli dieci deputati, implicita minaccia di poter ripetere a maggior ragione il copione con cinquanta parlamentari.
Se fosse dunque vera la voce, ritenuta fondata al Nazareno, che Renzi abbia già fatto annusare a Di Maio un' offerta di premiership dopo la eventuale defenestrazione di Conte, quale miglior antidoto di una candidatura a premier di quel Giuseppe Conte che lo stesso Di Maio ha fortissimamente voluto a Palazzo Chigi? Come "conditio sine qua non" per formare il governo col Pd? Del resto è pure Dario Franceschini a fornire un indizio quando dice che «non è pensabile una sfida alle urne Renzi-Salvini».
Così come un altro indizio è la fretta di cambiare lo statuto Pd, separando i ruoli di segretario e candidato premier, proprio per poter scegliere un altro condottiero. Modifica statutaria magari sancita con un congresso in primavera, che sancisca la nuova alleanza con M5S: tanto più necessario in caso di voto anticipato.
In coalizione senza Matteo
Quello studiato minuziosamente da Zingaretti, puntando ad un tandem con Di Maio ricco di bulloni ancora da stringere, appare un argine capace di scoraggiare qualsiasi tentazione di crisi di governo.
giuseppe conte nicola zingaretti 1
Sempre che non sia lo stesso capo politico di M5S a voler approfittare di una crisi innescata da Renzi per liberarsi di un temibile concorrente interno come il premier. Se viceversa si stringesse l' accordo su Conte candidato premier, il Pd vorrebbe dar vita ad una coalizione con i grillini dalla quale tenere fuori Italia Viva, con l' argomento non trascurabile che il candidato premier di quella alleanza per le urne sarebbe lo stesso leader caduto per mano di Renzi. Il quale si troverebbe così a dover scalare una montagna da solo, senza rete e non in cordata.
MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE
«Non avrebbe nessun forno, né quello del nuovo centrosinistra né quello di centrodestra in cui infilarsi», è la battuta che circola nello studio del segretario al secondo piano del Nazareno. Dove è stata messa a punto questa operazione («subito al voto con i grillini guidati da Conte») contando sulla circostanza che il Colle non gradirebbe - per usare un eufemismo - riaprire i giochi per un terzo governo di legislatura in caso di crisi; e che quindi stavolta si andrebbe dritti alle urne.
Si capisce meglio dunque il lancio preventivo ad opera di Zingaretti di una coalizione politica Pd-5stelle come elemento stabilizzatore. Annuncio che ha colto di sorpresa molti che lo ritengono prematuro, ma non quelli che sanno cosa davvero celi. Infatti non ha sorpreso nessuno dello stato maggiore Pd che Di Maio abbia risposto per ora picche alle avances del Pd su una futura alleanza: perché il binomio con i Dem è ancora molto sofferto dalla base grillina e andrà fatto digerire col tempo.