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    ZOOM, TE TOCCA PAGÀ - LA SOCIETÀ DI VIDEOCONFERENZE ESPLOSA DURANTE LA PANDEMIA HA ACCETTATO DI SBORSARE 85 MILIONI DI DOLLARI PER MIGLIORARE LE PRATICHE DI SICUREZZA E RISOLVERE LA CAUSA SULLA PRIVACY: SECONDO L'ACCUSA AVREBBE CONDIVISO I DATI DEGLI UTENTI CON CON FACEBOOK, GOOGLE E LINKEDIN, NON IMPEDENDO LE INCURSIONI PORNO E RAZZISTE DEGLI HACKER DURANTE LE RIUNIONI - CHI HA ADERITO ALLA CLASS ACTION HA DIRITTO A RIMBORSI DEL 15% SUGLI ABBONAMENTI O A 25 DOLLARI...


     
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    Chiara Rossi per www.startmag.it

     

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    Zoom risarcirà i querelanti di una class action negli Stati Uniti a causa di problemi di privacy.

     

    La società di videoconferenze ha accettato di pagare 85 milioni di dollari e rafforzare le sue pratiche di sicurezza per risolvere una causa negli Stati Uniti. L’accusa sostiene che la piattaforma ha violato i diritti alla privacy degli utenti condividendo i dati personali con Facebook, Google e LinkedIn e consentendo il Zoombombing. Lo ha riportato per primo Reuters.

     

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    Con Zoombombing si intende la pratica attraverso la quale hacker dirottano le riunioni Zoom e mostrano materiale pornografico, usano un linguaggio razzista o pubblicano altri contenuti.

     

    Zoom è diventata la piattaforma di riferimento di molte persone sia per il lavoro che per l’interazione sociale durante la pandemia. Tuttavia, non è la prima volta che la piattaforma deve intensificare le misure sulla privacy.

     

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    Come ha sottolineato la Bbc, la class action, intentata nel marzo 2020, è solo una delle numerose azioni legali affrontate dalla società californiana.

     

    L’accordo preliminare depositato sabato pomeriggio richiede comunque l’approvazione del giudice distrettuale degli Stati Uniti Lucy Koh a San Jose, in California.

     

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    COSA SOSTIENE L’ACCUSA

    Nella causa si sostiene che la piattaforma di videocall abbia condiviso milioni di dati degli utenti con Facebook, Google e LinkedIn. I querelanti accusano inoltre Zoom di aver affermato erroneamente di offrire la crittografia end-to-end e di non aver impedito agli hacker di effettuare chiamate di “zoombombing”.

     

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    E COSA AVEVA STABILITO IL GIUDICE

    Lo scorso marzo, la società di videoconferenza aveva chiesto alla corte di respingere la mozione.

     

    Tuttavia, il giudice Koh ha concesso solo l’archiviazione di una parte del caso relativa a violazione della privacy e negligenza. Ha consentito dunque ai querelanti di continuare a perseguire alcune rivendicazioni relative ai contratti.

     

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    L’IMMUNITÀ AI SENSI DELLA SEZIONE 230 DEL COMMUNICATIONS DECENCY ACT

    Secondo il giudice Zoom è “principalmente” immune dalla pratica di Zoombombing ai sensi della Sezione 230 del Communications Decency Act. Questa legge protegge infatti le piattaforme online dalla responsabilità sui contenuti degli utenti.

     

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    IL RISARCIMENTO AGLI ABBONATI

    In base all’accordo preliminare, gli abbonati a Zoom Meetings coinvolti nella class action avrebbero diritto a rimborsi del 15% sui loro abbonamenti o 25 dollari, a seconda di quale sia maggiore. Altri potrebbero ricevere invece fino a 15 dollari.

     

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    COSA FARÀ LA PIATTAFORMA DI VIDEOCONFERENZE

    Zoom ha accettato di pagare il risarcimento oltre a migliorare le proprie misure di sicurezza, tra cui l’avvertimento degli utenti quando gli host delle riunioni o altri partecipanti utilizzano app di terze parti nelle riunioni e la fornitura di formazione specializzata ai dipendenti sulla privacy e sulla gestione dei dati.

     

    LA POSIZIONE DI ZOOM

    Nonostante abbia accettato di pagare 85 milioni di dollari nell’accordo preliminare depositato sabato, la società non ha ammesso alcun illecito, evidenzia Reuters.

     

    “La privacy e la sicurezza dei nostri utenti sono le massime priorità per Zoom e prendiamo sul serio la fiducia che i nostri utenti ripongono in noi”, ha dichiarato la società domenica.

     

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    Dall’anno scorso infatti Zoom ha intrapreso una serie di misure per affrontare i problemi di sicurezza e privacy attraverso gli aggiornamenti delle app: inclusa l’introduzione della crittografia end-to-end e più di 100 funzionalità relative alla privacy, alla sicurezza e alla protezione.

     

    COME VA LA SOCIETÀ

    Dallo scoppio della pandemia Covid-19, la base di clienti di Zoom è cresciuta di sei volte.

     

    La società aveva 497.000 clienti con più di 10 dipendenti nell’aprile 2021, rispetto agli 81.900 di gennaio 2020.

     

    Tuttavia, Zoom ha dichiarato che la crescita degli utenti potrebbe rallentare o diminuire man mano che più persone ricevono i vaccini e tornano in ufficio o a scuola in presenza.

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