1. IL DEBUTTO DI «TRISTANO E ISOTTA» GATTI SUL PODIO, VINCE LA MUSICA
Valerio Cappelli per il Corriere della Sera
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Invisibile alla platea, Daniele Gatti si confonde tra gli orchestrali. Poi in sala si fa buio e con un balzo è sul podio, immergendo il Tristano e Isotta in un tempo sospeso. Un doppio debutto per lui: prima volta che dirige all' Opera di Roma, e questo titolo di Wagner in Italia (è la produzione del maggio scorso a Parigi).
La sindaca Virginia Raggi, che è presidente del teatro, si è presentata elegante, si è fatta le foto, atto di presenza e se ne è andata. Il Campidoglio fa sapere che Raggi aveva altri doveri, ma non istituzionali. Nella politica spaventata dalla lunghezza di Wagner fa eccezione il ministro Padoan, oltre ai vertici di una decina di teatri, non solo italiani.
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Al termine 10 minuti di applausi e ovazione per Gatti. Il quale ha cambiato la disposizione dell' orchestra e ne ha avuto il pieno controllo. Al regista Pierre Audi ha chiesto uno spettacolo raccolto, intimo, con una sua chiarezza narrativa, a ricordare il mare che per lui rappresenta il destino. Il lungo duetto d' amore del secondo atto, che toglie il fiato, si mostra fra luci lattiginose e ossa di balena piantate sul palco, grandi come zanne.
Prima e dopo si vedono astratte paratie ferrigne di una nave e, posto in alto, un corpo mummificato che in realtà distrae: è la morte che si eleva verso il cielo. Non c' è altro. In controtendenza rispetto a diversi teatri, l' apertura, che nel mondo dell' opera è come la vetrina di un negozio a Natale, non punta sulla regìa ma sulla sostanza musicale.
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I due protagonisti, Andreas Schager e Rachel Nicholls, non si toccano mai, se non la fronte. Nulla è realistico. Ma Gatti dice che l' eros non è centrale come in genere si crede: «L' opera dell' amore? Per me è l' opera della morte». Il regista cercava un amore sublimato, metafisico: perché in Wagner «l' amore è un' aspirazione che si ottiene solo dopo la morte».
C' è piuttosto un anelito alla morte, l' idea che il trasporto terreno non possa avere il suo compimento. Tristano e Isotta sono due irrisolti, avvolti da una brama che non si può appagare, diventano «archetipi di un amore puro, impossibile da vivere nella condizione di esseri umani». I due celebrano la passione dandosi le spalle, i momenti di dolcezza sono astratti, si avvicinano a una trasfigurazione.
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Fuori, c' è il mondo reale di re Marke e degli altri. Nel Liebestod, la morte finale (quell' assolo lancinante che sembra disgiunto da tutto il resto), Isotta, tra corpi senza vita, entra come una visione, un fantasma. È la fusione dei due amanti in un unico essere, nella morte. Finalmente ha ciò che ha desiderato per sé e per Tristano, «morire con l' uomo che ama», come avvolta nelle spirali della musica.
Gatti si sofferma sullo spazio di tempo che separa l' attimo presente da ciò che accadrà: «E quando accade, è già perso». Più che la voluttà, c' è la perdita, la vendetta, la rinuncia, l' oblio. Un susseguirsi di stati d' animo, poche azioni, in un' opera che per Gatti è contemplativa. È un continuo sbalzo tra «l' inganno e l' illusione del giorno» e «il potere e la dolcezza della notte»; la luce dei doveri e il buio della passione.
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Ecco Tristano ferito a morte, Isotta gli impedisce di difendersi, si frappone tra lui e Melot, il cortigiano del re, vecchio e storpio: qui la malvagità è esemplificata dalla deformità fisica. Uno spettacolo geometrico, stilizzato, che prelude a un duraturo progetto romano con Daniele Gatti.
2. LA SINDACA ACCOGLIE GLI OSPITI E VA VIA
Natalia Distefano per il 'Corriere della Sera - Roma'
Sul red carpet all' Opera per l' apertura della stagione ma non assiste allo spettacolo
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Con il centro storico blindato, e la città tutt' intorno nel caos per la chiusura di Muro Torto e vie limitrofe causata dal corteo per il «No», piazza Beniamino Gigli attraversata dal tappeto rosso per la prima di stagione al Teatro dell' Opera deve essere sembrata un' oasi di pace a Virginia Raggi, che è sindaca di Roma ma anche presidente del Consiglio di indirizzo della Fondazione Teatro dell' Opera.
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E che dell’atteso «Tristan und Isolde» di Richard Wagner, diretto per la prima volta al Costanzi da Daniele Gatti, non ha sentito neanche una nota. La Raggi è arrivata, ha accolto insieme al sovrintendente Carlo Fuortes il ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, si è prestata sorridente per le foto di rito e ha trovato anche il tempo per un selfie con una giovanissima fan, Desirè.
Poi però è dovuta scappare: «Motivi di lavoro - fanno sapere dal Campidoglio –. Nessun contrattempo, era già previsto e concordato con il teatro. La sindaca avrà modo di vedere lo spettacolo nei prossimi giorni». A prendere il suo posto in sala è stato il presidente dell’Assemblea capitolina Marcello De Vito, mentre sono rimaste vuote le poltrone di Luca Bergamo, assessore alla Crescita culturale del Comune di Roma e del ministro dei Beni e delle Attività culturali Dario Franceschini.
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In lieve ritardo ma presenti, invece, il direttore del teatro di Roma Antonio Calbi e l’amministratore delegato dell’Auditorium Parco della Musica José Ramon Dosal Noriega. Il forte traffico di ieri, dovuto al corteo per il No al referendum costituzionale che si è svolto in contemporanea a Wagner, ha solo rallentato la passerella dell’Opera, dove ad affollare il parterre c’erano da Gianni Letta ai coniugi D’Agostino, dal sottosegretario al ministero della Giustizia Gennaro Migliore ai vertici di una decina di teatri non solo italiani, tutti arrivati alla spicciolata.
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