Estratto dell'articolo di Arianna Finos per “la Repubblica”
MISSION IMPOSSIBLE Dead Reckoning PARTE 1.
Per il lancio mondiale della nuova Missione Impossibile Tom Cruise srotola il tappeto rosso — oggi — a Trinità dei Monti. Su quella stessa scalinata nel film il divo si lancia, letteralmente, a bordo di una 500 elettrica gialla, guidando con una mano ammanettata. La scena del lungo inseguimento romano nel traffico di Piazza Venezia, su Via dei Fori Imperiali, al Colosseo (metro compresa) e in Piazza di Spagna, a bordo dell’utilitaria, di una volante e una moto, è uno dei momenti più gustosi di Mission Impossibile — Dead Reckoning parte I, in uscita mondiale il 12 luglio.
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MISSION IMPOSSIBLE Dead Reckoning PARTE 1.
Il film è una lettera d’amore alla saga da tre miliardi e mezzo di dollari. Si respira aria da gran finale, ma non c’è un addio ufficiale. McQuarrie ha scritto Ghost Protocol, già diretto Rogue Nation e Fallout. Per Cruise, «la vera sfida non è superare gli altri film ma noi stessi. Abbiamo girato due parti per approfondire i personaggi senza rinunciare all’azione». Che resta al centro ed è sempre più impossibile. Il primo giorno di riprese Cruise, sessant’anni, ha compiuto l’acrobazia più pericolosa della carriera, ha guidato una moto giù da una montagna norvegese a 1200 metri dal mare, aprendo il paracadute a 150 metri da terra.
MISSION IMPOSSIBLE Dead Reckoning PARTE 1.
E lo ha ripetuto per sette volte: «Ogni volta che scendevo dalla rampa rischiavo la vita, ma la preparazione serviva a minimizzare il pericolo». Si è allenato per un anno e ha realizzato il sogno d’infanzia: «A otto anni facevo i miei salti, costruivo rampe per saltare con la bici sopra ai bidoni della spazzatura. Negli anni mi sono schiantato tante volte, sangue e denti rotti». […] «Ma — avverte McQuarrie — l’acrobazia più impossibile la vedrete nella seconda parte, giugno 2024».
MISSION IMPOSSIBLE Dead Reckoning PARTE 1.
Per Tom Cruise il cinema è sfida fisica, l’acrobazia una dichiarazione di intenti: «Quando sono saltato dal dirupo lo abbiamo fatto tutti noi della troupe. Abbiamo creato un nuovo standard». Nei quarant’anni di cinema ha cercato la competenza assoluta, qualunque fosse l’impresa: «Per guadagnare soldi da bambino ho imparato a tagliare bene l’erba, nei miei film a pilotare un aereo, sfrecciare in formula uno, saltare da una montagna. Se potessi passerei ogni giorno di vita sul set. Sfido me stesso ogni giorno, è questa la mia natura».
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