Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”
UMBERTO RANIERI
Le bucce dei semi di girasole gettate in terra a Largo Preneste. E poi un ammonimento: «A casa vostra voi fareste così?». È bastata questa frase, pronunciata dal pittore Umberto Ranieri, in arte Nniet Brovdi, per scatenare la furia di un 18enne di origine tunisina, appena diventato cittadino italiano. Un pugno in faccia che ha ferito mortalmente Ranieri. Con l'accusa di omicidio preterintenzionale, aggravato dai futili motivi, Jelassi Mohamed Aziz è stato fermato ieri dai carabinieri della compagnia Casilina.
I BRUSCOLINI
Un'indagine minuziosa - coordinata dal maggiore Nunzio Carbone - ha permesso di incastrare il ragazzo che, il 17 marzo, ha aggredito Ranieri. L'inchiesta parte proprio dai bruscolini: l'unico negoziante che, nella zona, vende i semi è il primo tassello che permette di ricostruire la storia.
Due ragazze - amiche di Aziz presenti con lui quel giorno - comprano da lui il sacchettino. I video del negozio immortalano la scena. Dopodiché gli investigatori acquisiscono varie telecamere attorno a Largo Preneste, comprese quelle di alcuni autobus. Ed è dagli impianti montati sui bus che, per la prima volta, compare il ragazzo.
«Dalle immagini si nota quanto sia nervoso», spiega un investigatore. Il 18enne, assieme alle amiche, sta scappando. Ha appena sferrato il pugno a Ranieri. I video, da soli, non sono però sufficienti per scoprire l'identità dei tre. Gli inquirenti perciò passano al vaglio le 70 mila utenze agganciate, il 17 marzo al momento dell'aggressione, alla cella telefonica di zona. Gli inquirenti selezionano in base all'età, i titolari delle schede telefoniche. Poi confrontano il tutto ricercando i nomi anche sui social network.
INTERCETTAZIONI
UMBERTO RANIERI - JELASSI MOHAMED AZIZ
Per il resto gli investigatori, una volta individuati i presunti responsabili, adottano un metodo tradizionale. Le intercettazioni. I ragazzi parlano, «speriamo non ci scoprano», dicono tra di loro senza fare riferimenti espliciti. Infine il tranello: la fidanzata di Aziz è convocata dagli inquirenti.
Lei spaventata chiama il 18enne che ha il cellulare controllato: «Se mi chiedono quello che è successo, parlo». Di fatto, oltre alla prova già acquisita, la giovane racconta tutto. In questo modo Aziz, ieri, viene fermato. Il ragazzo ai militari ha poi consegnato una tuta, molto appariscente, che indossava il giorno dell'aggressione. Aveva chiesto ad un amico di custodirla, nella speranza di farla franca e poterla indossare in futuro.
umberto ranieri umberto ranieri