Pierluigi Panza per https://fattoadarte.corriere.it
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Gianni Mattioli, che iniziò come fattorino e partecipò all’impresa fiumana, riuscì a fondare una ditta di cotone e grazie ai proventi a diventare uno dei maggiori collezionisti d’arte moderna e, in specie, del Futurismo.
Mise insieme 26 capolavori Futuristi, tra i quali quadri di Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Carlo Carrà, Gino Severini, Giorgio Morandi, Mario Sironi e Amedeo Modigliani. Tra le opere spiccano "Materia", dipinto da Boccioni nel 1912 e "Composizione con elica" di Sironi. Amico e collaboratore di Fernanda Wittgens, storica direttrice di Brera, Mattioli – che morì nel ’77 – decise di lasciare alla prestigiosa pinacoteca statale milanese la sua collezione.
Solo che, dal ’77, cioè più di quarant’anni, la pinacoteca di Stato non è riuscita a trovare un posto per loro. I progetti per la Grande Brera, iniziati con il sovrintendente Franco Russoli, sono stati ad uno ad uno impallinati, specialmente per l’iper-litigiosità del condominio Brera dove mal coesistono - tutte esplodendo per necessità di spazi – l’Accademia di Brera, la Biblioteca Nazionale Braidense e la Pinacoteca di Brera, più l’Orto botanico.
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Un condominio che risponde, per altro, a due ministeri (Cultura e Università). Comunque, circa tre anni fa, dopo peripezie decennali, la soprintendenza (cioè un organo dello Stato) riuscì a concludere il restauro di Palazzo Citterio, quasi adiacente alla pinacoteca di Brera e destinato al suo ampliamento proprio per ospitare le collezioni di arte moderna, in particolare quelle Jesi, Jucker, Vitali e, appunto Mattioli. Consegnato Palazzo Citterio (restauro firmato dall’ex rettore Iuav con la soprintendenza), il direttore di Brera, James Bradburne (uno degli stranieri messi da Franceschini), scopre che il restauro del Palazzo è inadeguato per ospitare collezioni d’arte moderna secondo le odierne caratteristiche museali. Inutile sottolineare che da tre anni si dice che è ogni anno sia quello buono per aprire questo Palazzo Citterio, ma non si è mai riusciti. Palazzo che Bradburne, per altro, vorrebbe pure congiungere alla Pinacoteca di Brera attraverso una passarella aerea (nuovo trend meneghino).
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Stremata dai rimbalzi, nel 1997 la collezione Mattioli aveva lasciato Milano per il Guggenheim di Venezia, dove è rimasta sino al 2015. Terminato il prestito, a Milano non c’era ancora posto per essa e le tele sono state messe in casse che hanno incominciato un tour mondiale per Madrid, New York, San Pietroburgo (dove si trovano ora), pronte ogni volta per rientrare a Milano, destinazione Brera in Palazzo Citterio, sempre da adeguare. Lesto, lesto, il Comune si è messo di mezzo e per evitare che stessero in giro per il mondo ha “sfilato” le opere allo Stato: il nipote di Mattioli ha infatti firmato con il sindaco Sala un comodato d’uso per cinque anni (rinnovabili) per collocare i 26 Futuristi al Museo del Novecento (che è del Comune).
IL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA
Oltre alle opere, Sala ha “rubato” a Brera pure l’idea della passerella sospesa. Il Comune ha infatti già concluso un concorso per realizzare una passerella sospesa che colleghi le due torri dell’Arengario d’età fascista che dà su piazza Duomo. Il progetto vincente è quello del team di Sonia Calzoni: una passerella leggera, trasparente e rimovibile. Ma a questo punto la Sovrintendenza, ovvero lo Stato, deve concedere il nulla-osta: darà il suo consenso? Dopo aver incassato le critiche per il restauro di Palazzo Citterio ed aver visto sfilarsi la collezione Mattioli, la passerella sospesa tra le torri dell’Arengario sembra molto in sospeso, campo di battaglia tra Stato-Comune.
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