Estratto dell’articolo di Monica Guerzoni per corriere.it
Ignazio La Russa allo Yad Vashem di Gerusalemme
Ignazio La Russa è volato a Gerusalemme per la quinta volta nella sua vita, la prima da presidente del Senato. Due giorni di missione istituzionale per rinsaldare i rapporti tra Italia e Israele e mostrare, anche plasticamente, la distanza della nuova destra di governo da ogni nostalgia neo-fascista.
Il fondatore di Fratelli d’Italia è stato accolto con un applauso dai parlamentari della Knesset, ha parlato faccia a faccia con il presidente Benjamin Netanyahu, quindi si è simbolicamente inginocchiato in quel luogo «di dolore, ricordo e monito» che è il Yad Vashem, la fondazione che raccoglie la memoria dei sei milioni di ebrei vittime dell’Olocausto: «Mai più un odio così bestiale e inumano». E qui, dopo l’emozione di luci, volti e nomi nel museo che ricorda il milione e mezzo di bambini sterminati dalla furia nazista, la seconda carica dello Stato ha lasciato un pensiero sul libro degli ospiti: «Il sentimento di partecipazione, dolore e vicinanza si rinnova ogni volta quando si vedono le immagini, si respira questo sentimento e ci si inchina alla memoria di chi non c’è più».
Ignazio La Russa allo Yad Vashem di Gerusalemme
Le foto dei ghetti nelle capitali europee, i plastici dei campi di sterminio, Hitler e i suoi spietati gerarchi, le storie di chi non è tornato... La Russa ascolta la guida, domanda e mostra di aver studiato: «Questa parte la conosco, l’ho approfondita molto bene». Sotto la tenda in cemento della Sala della Rimembranza, con la kippah sulla testa, il presidente depone una corona di fiori, posa una pietra in ricordo dei martiri della Shoah e rinnova nel braciere la fiamma della memoria eterna. Al mattino, dopo l’incontro con il presidente della Knesset, Amir Ohana, La Russa aveva ricordato come tutti i governi italiani abbiano sempre difeso Israele: «Siamo contro ogni forza terroristica che attenta alla sua esistenza, libertà e indipendenza».
Ignazio La Russa visita a Gerusalemme
Nella delegazione italiana anche l’ambasciatore Sergio Bardanti e il presidente della comunità ebraica milanese Walker Meghnagi, una presenza importante viste le polemiche politiche che hanno accompagnato i primi mesi della presidenza di La Russa: dal busto di Mussolini (ora spostato in casa della sorella), al tweet celebrativo per la nascita dell’Msi, che aveva fatto insorgere il Pd e alcuni esponenti della comunità ebraica.
A Roma sono passate da poco le quattro del pomeriggio quando Ignazio La Russa volta le spalle al Muro del pianto e condivide le sue emozioni per la visita a Gerusalemme, la prima da quando siede sullo scranno più alto del Senato.
FINI A GERUSALEMME AL MURO DEL PIANTO CON DIETRO TERZI
La visita è finita, ma la domanda indesiderata arriva. Presidente, qui nel 2003 Gianfranco Fini definì il fascismo «male assoluto», lei condivide quelle parole? La Russa sembra spiazzato, di certo non ha voglia di rispondere: «Ho finito di fare dichiarazioni, non siamo in italia che uno mi insegue col microfono». Il fastidio dura poco, più volte nella giornata il presidente ha rivendicato il successo della missione….