Antonio Riello per Dagospia
thomas dane gallery 01 frieze 2022
Questa edizione londinese di Frieze e’ la prima del quasi-post-Covid. Nel 2020 non c’era stata e il 2021 aveva salutato una versione con un pubblico ridotto e impaurito. La cosa si sviluppa come al solito a tre livelli. Frieze London la fiera del contemporaneo che ospita nel corpo centrale 160 gallerie. Frieze Masters che guarda ad un pubblico di connoisseur e coinvolge 120 gallerie, si trova nella parte Nord di Regent’s Park (a circa 15 minuti di cammino). Frieze Sculpture, curata da Clare Lilley, con 19 opere nella sontuosa cornice di Regent’s Park e che rimane aperta al pubblico fino al 13 Novembre.
Frieze London, sempre molto internazionale, e’ uno dei termometri dell’Arte Mercato, dove si capisce da che parte tira il vento. Sembra che le cose stiano andando piuttosto bene. La voglia diffusa del Sistema Arte di rimettersi in piedi (e in moto) e’ un primo dato di fatto. Ovviamente in questo caso anche il deprezzamento della Sterlina ha fatto la sua parte: la tentazione di comperare adesso e’ notevole.
niki de saint phalle a frieze masters
Ma soprattutto la fine delle restrizioni pandemiche ha ri-aperto la porta agli investitori/collezionisti dell’Estremo Oriente, sono loro la principale linfa finanziaria degli affari che si fanno a Londra. Va aggiunto, come considerazione piuttosto generale, che quando l’economia sta andando a rotoli, il futuro appare altamente imprevedibile e “i barbari sono alle porte” subentra la forza della disperazione (degli investitori): dunque l’Arte sembra essere uno di quei settori “rifugio” dove ha ancora senso mettere il denaro al sicuro (almeno per un po’). Giusto ieri la notizia che l’opera “Like a Cloud of Blood” (2022) di Tracey Emin ha spuntato 1,9 milioni di Sterline in un’asta da Christie (piu’ i diritti d’asta).
niki de saint phalle b frieze masters
L’atmosfera della fiera, anche nell’ambito piu’ contemporaneo, appare comunque segnata da un sentimento conservatore e quasi archeologico. “Ieri” conta piu’ di “domani”. Molta pittura (di indubbia qualita’ intendiamoci) colorata e facile da appendere. Jonathan Jones sul Guardian parla di poco impegno e superficialita’, ma una fiera e’ per propria natura un luogo dove si va per vendere, la Cultura puo’ essere, semmai, un cortese optional. E comunque meglio qualche maestro stagionato che parecchi giovani che replicano baldanzosamente (forse senza neanche accorgersene) un passato ancora molto (troppo) vicino.
La ceramica continua ad esercitare imperterrita il suo fascino, rimarchevole in proposito lo stand della galleria Arcadia Missa (una galleria londinese piccola e giovane ma di tendenza). Pochi video e poche foto. La presenza delle gallerie Medio Orientali ed Indiane quest’anno e’ rilevante. Numerosi, a tutte le latitudini e longitudini, gli attestati di ottimismo infiltrati, quasi come dei clandestini, tra le opere in mostra. Il (sarcastico !?) “Happy End” (2022) di Michael Dean spicca di sicuro ma ci sono anche un paio di “Don’t Worry”…
leonor fini frieze masters
Inevitabilmente il “politicamente corretto” domina la scena londinese. Ci sono diverse opere che cercano di avere un aspetto che sia definibile come “femminile”: abbondano stoffe, tessuti, fili, arazzi e in generale la fibra tessile. Si fa ampio ricorso anche ai capelli di donna (nel caso dell’imponente totem di Vivian Lynn alla Phillida Reid Gallery si tratta in ogni caso di innocue parrucche). Per andare incontro a culture etniche - vagamente orientali e in realta’ non ben definite - e’ stato escogitato il progetto “Indra’s Net” (curato dalla brava Sandhini Poddar): una decina di artisti presentano dei progetti di sapore un po’ Buddhista. Interessante ma forse anche inconsistente: pare manchi una sincera adesione degli artisti. Frieze Masters invece si e’ focalizzato, con piu’ successo, sulle donne che hanno lavorato nell’Arte nei decenni passati: l’operazione, “Spotlight”, curata da Camille Morineau, e’ molto in linea con lo spirito della ricerca fatta da Cecilia Alemani per l’attuale Biennale di Venezia. Sono 26 le gallerie che hanno aderito; da segnalare i lavori magnifici di Leonor Fini e Lucia Marcucci.
laurent grasso frieze 2022
Il premio come migliore ospite e’ andato alla Thomas Dane Gallery di Londra (con una filiale napoletana). L’artista Anthea Hamilton ha ideato questo stand coinvolgendo (oltre se stessa) anche altri 18 artisti. Una elegantissima tartan-moquette che copre tutto il suolo rende gia’ immediatamente interessante lo spazio. A far la parte del leone sono poi due enormi zucche arancioni in resina fatte dalla Hamilton, l’opera probabilmente piu’ mediatizzata e postata dell’intera fiera.
La galleria Gypsum de Il Cairo ha vinto il premio Focus con una personale dell’artista Mahamoud Khaled: un lussuoso lettone tutto tondo e pieno di memorie di famiglia. Certamente pulito ed essenziale ma assolutamente non la solita roba freddo-concettuale che va di moda.
Lehmann & Maupin Gallery di New York presenta importantissime artiste sudamericane: Cecilia Vicuna e Teresita Fernandez.
Una galleria iraniana di Tehran, Dastan, esibisce una installazione dal sapore decisamente inedito di Homa Delvaray: un’Arte leggermente Clerico-Fascista con un cospicuo condimento Etnico-Pop.
philip guston frieze 2022
Sfeir-Semler Galerie (con due sedi: Amburgo e Beirut) ha collocato la intrigante statua iper-realistica di una agitata figura umana che indossa vestiti arabeggianti. Piuttosto impressionante, anche perche’ (e’ comunque solo un caso) ha delle fattezze che assomigliano assai ad un giovane indiavolato Ignazio La Russa.
Hauser and Wirth va sul sicuro con Philip Guston, Alberto Giacometti e George Condo.
Alla Hales Gallery c’e’ un grande e bellissimo dipinto di Hew Locke (di origina Caraibica) che ritrae una Regina Vittoria in veste psichedelica. Le ex-colonie alla riscossa…
Laurent Grasso espone con la Seankelly Gallery un quadro che sembra a prima vista un Monet, ma delle inquietanti differenze suggeriscono una possibile e diversa storia dell’Impressionismo, forse segnata da derive fantascientifiche. Molto intelligente e ben fatto.
william kentridge frieze 2022
Il lavoro di William Kentridge (che in parallelo a Londra espone alla Royal Academy) lo troviamo presente in forze negli stand della Galleria Lia Rumma e della Marian Goodman Gallery.
Jeffrey Gibson e’ una delle star della Fiera con la sua personale fatta di geometrie colorate alla Stephen Friedman Gallery.
La celebre Lisson Gallery osa con prudenza: ha una bella installazione di Laure Prevost.
Blindspot Gallery di Seul si distingue per una aerea installazioni di Trevor Yeung (una serie di bicchieri in plastica pieni d’acqua sospesi nel vuoto).
Gisela Capitain Galerie seduce con due opere (giganteschi arazzi in alfabeto Braille) di Barbara Bloom.
Gagosian Gallery va con la pittura di Jade’ Fadojutimi; tanti bei colori ma poche novita’….
miro frieze masters
Quest’anno l’offerta della Sadie Coles Gallery (un Ugo Rondinone quasi-pigro-super-minimal) non convince a dispetto della vastita’ dell’area occupata.
Nei rilassati spazi di Frieze Masters brilla la galleria nigeriana, KO’, che porta a Londra gli arazzi di un personaggio notevole: Mama Nike (al secolo Nike Davies-Okundaye). Una magnifica signora in grado di trasportare nelle pieghe dell’Arte Contemporanea antiche tecniche di tessitura africane in fase di estinzione.
Da queste parti si fa onore pure la Galerie Mitterand con alcuni vivaci lavori della favolosa Niki De Saint Phalle e merita senz’altro tempo/attenzione anche la collezione straordinaria di opere di Joan Miro’ sfoggiata dalla Helly Nahmad Gallery di Londra.
Qui non mancano al solito curiosita’ varie, vecchie mappe, sculture medievali, tessuti preziosi, quadri barocchi e armature antiche. Stavolta appaiono anche uno scheletro e una ingombrante testa di dinosauro. L’esigente Circo Barnum del collezionismo di Eta’ Ultra-Tardo-Moderna e’ comunque servito a puntino.
michael dean frieze 2022
FRIEZE ART FAIR LONDON 2022
Regent’s Park, Londra
Dal 12 al 16 Ottobre
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