Francesco Bonami per “la Repubblica”
KOONS PARIGI
C' è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d' antico. Come diceva Giovanni Pascoli. Il nuovo, anzi l' antico nel mondo dell' arte contemporanea è il monumento o la monumentalità che alcuni artisti hanno riscoperto, un po' per celebrare se stessi, un po' per correggere la storia e le sue celebrazioni molto spesso a senso unico. Alcuni esempi recenti ci aiutano a capire questa idea molto antica del monumento, con la quale l' arte contemporanea non ha mai avuto un rapporto facile.
Il primo esempio, sfortunato, su cui riflettere è il monumento alle vittime degli attacchi terroristici di Parigi realizzato da Jeff Koons, e piazzato dopo molte polemiche nei giardini del Petit Palais. In un primo momento doveva essere collocato tra il Musée d' Art Moderne de la Ville de Paris e il Palais du Tokyo, proprio in mezzo alla prospettiva che in fondo vede stagliarsi la Torre Eiffel.
Giustamente i parigini sono insorti. Era come piazzare un Botero a Piazza San Pietro.
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Ma il monumento è sfortunato anche per altri motivi. Facciamo un passo indietro. Una bella serie di sculture di Koons si chiama Celebration. Tra quelle più note ci sono i vari Balloon Dog , cagnolini scintillanti fatti con i palloncini, Hanging Heart , il grande cuore sospeso e anche il mazzo dei Tulips (i tulipani) molto simile a quello che la grande mano del monumento alle vittime del Bataclan impugna e offre a Parigi. Ma quando si parla di terrorismo non si deve celebrare ma commemorare, e in questo Koons ha fatto confusione. Ed è di pessimo gusto la placca in cui non ci sono i nomi delle vittime ma di chi ha contribuito a realizzare l' opera (l' artista nella miglior tradizione ha donato l' idea ma non la realizzazione).
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Non lontano dai tulipani di Koons, Yan Pei-Ming, artista cinese trapiantato dagli anni Ottanta a Parigi, ha celebrato al Museo d' Orsay i 200 anni dalla nascita di Gustave Courbet (1819-1877) con un monumentale dipinto esattamente delle stesse dimensioni del famoso Funerale a Ornans del 1850. Nel suo capolavoro Courbet rappresenta il funerale del suo prozio. Ming invece ha dipinto i funerali della mamma a Shanghai. Il confronto tiene, anche se ai punti vince la monumentalità di Courbet. A Londra invece, nella pancia di quella balena museale che è la Turbine Hall della Tate Modern, l' artista afroamericana Kara Walker ha installato Fons Americanus , una gigantesca fontana simil- Trevi dove però le ninfe sono state sostituite dalle vittime del razzismo della storia Usa. Un monumento che è una cicatrice o forse addirittura una ferita non ancora rimarginata su quella vergogna che è stata la schiavitù. Se il contenuto è dirompente, la realizzazione dell' opera è un po' raffazzonata.
cicciolina e jeff koons
Ma la storia del colonialismo e delle ingiustizie razziali rimangono al centro della nuova monumentalità. A New York ci sono ottimi esempi dell' urgenza di riscrivere la storia dell' umanità e dell' arte da punti di vista molto diversi da quelli stabiliti dalle nostre oramai barcollanti certezze. Monumentale è il nuovo Moma di New York, appena riaperto. Ma all' interno di questo monumento che una volta era il tempio della modernità dell' Occidente maschio, bianco e capitalista, i curatori hanno fatto una rivoluzione. Rimescolando le carte della storia dell' arte, spinti dai venti del #MeToo e dell' ascesa dell' arte afro e latinoamericana.
Così, accanto ai soliti Picasso e Matisse, oggi si possono ammirare emeriti ma non meno importanti sconosciuti.
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Intanto a Times Square Kehinde Wiley, diventato famoso per aver fatto il ritratto ufficiale di Barack Obama, ha piazzato un enorme monumento equestre in bronzo alto più di otto metri intitolato Rumors of War . A cavallo non c' è però né un presidente né un generale, ma un giovane afroamericano con la felpa e la capigliatura di un musicista rap. È la risposta ai monumenti equestri che l' artista ha visto a Richmond in Virginia. E che celebrano i generali americani dell' esercito sudista che durante la guerra civile americana combattevano per difendere la schiavitù. Il cavaliere di Wiley, dopo New York, sarà installato permanentemente sull' Arthur Ashe boulevard proprio a Richmond, mentre si discute se rimuovere tutte le opere dedicate agli ex eroi razzisti.
Wangechi MutuThe NewOnes will free Us 2 Wangechi MutuThe NewOnes will free Us
Ma i monumenti meno retorici e più belli sono le quattro figure femminili in bronzo dell' artista originaria del Kenya Wangechi Mutu intitolate The NewOnes, will free Us . Le sculture sono installate sulla facciata del Metropolitan Museum (sempre a New York) rimaste vuote dal 1902, quando il museo fu completato. Per il nuovo giovane direttore Max Hollein il lavoro di Mutu è il primo passo verso un nuovo dialogo che il museo e la società stanno portando avanti, sul fronte della storia dell' arte e della cultura. Le figure femminili rimarranno lì fino a gennaio del 2020, ma una o due potrebbero restare per sempre.
wangechi mutu blue eyes
Monumento fa rima con momento, ma la sensazione è che questa nuova visione del mondo e dell' arte non sarà per niente momentanea. I nuovi protagonisti, o meglio le nuove generazioni, forse ci libereranno, ma più che altro saranno libere di guardare il mondo da qualsiasi punto di vista vorranno. Perché tra Koons e Mutu c' è la stessa distanza che c' è tra la bombetta di un lord inglese e il cappello da baseball di Jay- Z.
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