Francesco De Remigis per "il Giornale"
PLACE STALINGRAD PARIGI CRACK
Da una parte un concentrato di miserie, degrado e siringhe. Nel cuore di Parigi. Dall'altra un braccio di ferro tra politica e Stato che non riesce a dare soluzione alla piaga della droga nella capitale francese. Benvenuti nel supermercato europeo del crack. Stalingrad. A pochi metri dalla stazione metro tra il X° e il XIX° arrondissement, quello che era un parco per bambini intitolato al dio dei venti, il Jardin d'Éole, è diventato un «rifugio» autorizzato per tossicodipendenti. È la sindaca Anne Hidalgo ad aver avuto l'idea lo scorso maggio: toglierli dalla strada e spostare la guerra tra bande di spacciatori in un'area delimitata.
PLACE STALINGRAD PARIGI CRACK
Il ministro dell'Interno era pronto a far sloggiare i consumatori di crack da Place Stalingrad, con ogni mezzo. Il Comune a guida socialista ha invece scelto un compromesso: «riservare» parte del parco per i «tossici», fino all'una del mattino, con la speranza che il problema si risolvesse da sé all'interno di una cancellata nel verde. A maggio ha creato una zona per consumatori, più lontana dalle abitazioni: con tanto di Municipale che batteva i dintorni, invitando i «crackeurs» dispersi in cerca di spiccioli a recarsi nell'area delimitata.
PLACE STALINGRAD PARIGI CRACK
L'esperimento è miseramente fallito, e col passaparola di una zona franca i «tossici» sono aumentati. Clientela non solo francese e ospiti che arrivano da Berlino, Bruxelles, Amsterdam per assicurarsi una dose a pochi euro. Hidalgo ha quindi fatto marcia indietro: basta «crackeurs» nel parco dal 29 giugno. Tutto senza aspettare il via libera della prefettura che suggeriva di trovare prima un'alternativa. Invece accesso vietato: tutti di nuovo in strada. È esploso il caos. Che ha costretto il Comune a lanciare un Sos alla prefettura di Parigi, perché i «tossici» erano molti di più.
PLACE STALINGRAD PARIGI CRACK
Il delegato alla Sicurezza del Comune, Nicolas Nordman, ha pregato il prefetto Didier Lallement di mettere in sicurezza il quartiere, assediato dalle anime sfrattate. Migranti, donne, persone fragili e minorenni. Ha chiesto «più polizia per controllare e sgomberare le persone che bivaccano» tra rue d'Aubervilliers e rue Riquet. Almeno 200 durante il giorno, «ma anche di notte».
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Ma dove andrebbero? Il prefetto aveva avvertito Hidalgo: cacciare i tossicodipendenti dal parco li avrebbe solo «disseminati». E si era detto «contrario», temendo che potessero disperdersi in tutta la capitale. Le Parisien ha svelato la corrispondenza segreta: «Avevo riferito alla sindaca che questa evenienza era prevedibile a seguito della sua decisione di chiudere unilateralmente l'accesso al Jardin d'Éole ai consumatori di crack».
PLACE STALINGRAD PARIGI CRACK
Hidalgo li ha invece sfrattati dalla sera alla mattina e ora chiede più agenti per gestire il caos. Lallement rifiuta: niente aumento di forze di polizia, solo vigilanza per evitare «l'aggravamento della situazione». Pronti a tutto per recuperare qualche soldo e assicurarsi una dose di crack, i consumatori abituali terrorizzano il quartiere; non a caso ribattezzato «Stalincrack». Ormai una «no-go zone» di Parigi in cui hanno chiuso attività commerciali, compreso il minimarket della catena Franprix che ha gettato la spugna dopo un solo anno.
PLACE STALINGRAD PARIGI CRACK
Sono rimasti pochi bobos e residenti storici, che hanno attenzionato i media sui banchi del crack allestiti sui marciapiedi. Osservano dalle finestre il mercato della droga sottostante e cercano di evitare i furti. Sono spuntate ronde di quartiere e associazioni come Gaïa, della dottoressa Elisabeth Avril: «Per trent' anni abbiamo solo spostato i tossicodipendenti da un quartiere all'altro, alleggerendo temporaneamente i residenti ma ricreando tensioni altrove», spiega. «Si pone la questione», ammette Anne Souyris, delegata per la Salute della sindaca. Ma questa zona a nord-est della Ville Lumière, un tempo rifugio bohémienne, è diventata per tutti «Zombieland». Da una parte il mix di cocaina, bicarbonato di sodio e ammoniaca. Dall'altra le carte bollate tra Hidalgo e il prefetto.