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    “IL TWERKING? SI E’ PARLATO TROPPO DI UNO SCHERZO ANDATO MALE” – LA CENTRAVANTI NORVEGESE ADA HEGERBERG, LA PRIMA A VINCERE IL PALLONE D’ORO FEMMINILE, PARLA DELLA BATTUTA DEL DJ MARTIN SOLVEIG E SI RACCONTA – “IO ISPIRATA DA MESSI E CR7. IL SESSO NON CONTA, NON IMPORTA SE SEI UN UOMO O UNA DONNA: TUTTI LAVORIAMO SODO PER OTTENERE RISULTATI"– E POI ANNUNCIA: "MI SPOSERÒ IN TOSCANA NEL 2020…" - VIDEO


     
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    Emanuele Giulianelli per il “Corriere della Sera”

     

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    Ada Hegerberg ha 23 anni, è norvegese e gioca come centravanti nel Lione, nel massimo campionato francese di calcio femminile. Dopo aver vinto per tre volte la Champions ed essere stata insignita nel 2016 del premio Uefa come miglior calciatrice d' Europa e nel 2017 del titolo di calciatrice dell' anno dalla Bbc, lo scorso 4 dicembre ha vinto il primo Pallone d' oro femminile della storia. La serata della premiazione è stata macchiata dalla battuta infelice del deejay francese Martin Solveig che, al momento della consegna del riconoscimento, le ha chiesto se sapesse twerkare.

     

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    «Sono nata in un piccolo paese, dove vivono solo 700 persone - racconta -, un posto perfetto per crescere. Trascorrevo i giorni in mezzo al verde a giocare a calcio. Mi piaceva guardare la Champions: erano gli anni del Milan di Inzaghi, Gattuso, Maldini e del Barcellona. Adoravo guardare l' Arsenal di Henry, e sono stata molto ispirata da Messi e Ronaldo».

     

    Alla sua età ha già vinto tantissimo, poi è arrivato il Pallone d' oro: quali sono i suoi obiettivi per il futuro?

    «Il Pallone d' oro mi serve per mantenermi concentrata e affamata: voglio continuare a vincere. Sono così felice di fare ciò che amo, giocare a calcio: voglio sfruttarlo al massimo finché potrò, perché è la cosa che voglio fare nella vita».

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    Si aspettava di vincere questo prestigioso premio?

    «Ho sempre sognato di vincere la Champions League e di giocare nella squadra migliore, ma conquistare il Pallone d' oro non mi è mai passato per la testa. Quando ero bambina non avevo l' opportunità di sognare di vincerlo. Ma ora tutte le bambine sanno che possono ambirlo e questo, per me, è un grande passo nella direzione giusta per le donne e il calcio in generale».

     

    Che emozioni ha provato la sera della premiazione, insieme a tutti i più grandi giocatori del mondo?

    «Era così naturale essere lì a celebrare grandi giocatori e giocatrici, mi sentivo come se stessi rappresentando lo sport intero. Non importa se sei un uomo o una donna: tutti lavoriamo sodo per ottenere risultati, perciò rispetto tutti i colleghi e le colleghe che erano lì quella notte».

     

    Si è molto parlato della domanda inopportuna di Martin Solveig: cosa può dirci in proposito?

    «Non mi va di parlarne. Si è scritto già troppo di uno scherzo andato male».

     

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    In Italia e in Europa il calcio femminile sta crescendo molto: grandi club come Juventus, Inter e Roma hanno costruito le loro squadre e Sky trasmette le partite con regolarità. Cosa ne pensa?

    «Quello che sta accadendo dimostra che stiamo andando nella direzione giusta. Noi giocatrici abbiamo responsabilità: allenarci duramente, giocare bene e dimostrare sempre un buon livello di calcio. Così facendo, è naturale che le persone si avvicinino al calcio femminile».

     

    Segue il calcio italiano?

    «Amo le squadre italiane e ci tengo a dire che amo l' Italia in generale! Mi sposerò da voi nel 2020, in Toscana: adoro la lingua e ho sempre sognato di impararla. Guardo molto la serie A, specialmente adesso che Ronaldo gioca nella Juventus. Spero che i club femminili continuino nella loro crescita».

     

    Il livello del calcio femminile si sta avvicinando a quello maschile?

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    «Non metto mai a confronto le donne con gli uomini: dobbiamo compararci solo con noi stesse: i nostri saranno sempre due mondi diversi, ma questo non vuol dire che non abbiamo giocatrici di buon livello. Non si fanno paragoni di questo tipo negli altri sport. Non mi sono mai vista diversa da un calciatore maschio, anche se sono una donna. Lavoriamo sodo come loro e meritiamo lo stesso rispetto».

     

    Com' è la vita di una star del calcio?

    «Sinceramente è abbastanza comoda. Ovviamente c' è gente che mi riconosce per strada in Norvegia, ma non è niente paragonato a quanto succede a un maschio. Dietro il successo c' è tanto lavoro, mentale e fisico: costa molto vivere da calciatrice ad alti livelli, ma mi piace la pressione, l' idea di lavorare duro per ottenere qualcosa di grande».

     

    Ora che è Pallone d' oro, sente la responsabilità di essere un modello per tutte le ragazze del mondo?

    «Sì. Io non cambierò per un premio vinto, ma questo è un simbolo storico: la prima donna Pallone d' oro. Spero ispirerà molte ragazze e ragazzi nel mondo. Il calcio dovrebbe essere un aiuto nella loro vita quotidiana. Non serve molto, basta un pallone: è questa la parte migliore del calcio».

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