SILVIA BIGNAMI, ALESSIA CANDITO e MONICA RUBINO per repubblica.it
bonaccini casadei
Urne aperte oggi dalle 7 alle 23 in Calabria ed Emilia Romagna per scegliere il nuovo presidente della Regione e il Consiglio Regionale. Sono chiamati alle urne 3.515.000 elettori emiliano-romagnoli e 1.959.050 calabresi. Alle 12 il primo dato sull'affluenza indica risultato molto al di sopra delle aspettative, specialmente in Emilia Romagna, dove si registra un'affluenza superiore al 23%, con una crescita di 12 punti rispetto alla precedente consultazione regionale. In Calabria l'incremento è più contenuto: l'affluenza è superiore al 10,14 cento, mentre nelle elezioni passate era stata dell'8,46%.
Il voto in Emilia è particolarmente atteso per gli effetti che potrebbe avere sulla stabilità del governo giallo-rosso. Matteo Salvini e i suoi alleati tentano la spallata in una regione da sempre governata dalla sinistra e dal centosinistra. Il leader della non si smentisce e, come già in altre occasioni, infrange il silenzio elettorale con un tweet su Bibbiano. Non contento pubblica anche un video di propaganda su Facebook: "Il Il treno passa oggi e Poi non passa più! diffondiamo! #oggivotolega". In realtà la legge non impedisce la propaganda sui social, ma le linee guida dell'Agcom raccomandano di rispettare il silenzio con tutti i mezzi di diffusione.
il confronto tra stefano bonaccini e lucia borgonzoni a cartabianca 1
Fine dei giochi. La partita delle regionali in Emilia-Romagna, regione rossa in bilico sotto l'assedio della Lega di Matteo Salvini, si gioca oggi al fotofinish. Il duello tra il candidato Pd Stefano Bonaccini e la sfidante leghista Lucia Borgonzoni, sempre appaiati in uno sfinente testa a testa, fa tremare il governo e la sinistra. Si moltiplicano nel sottobosco delle chat, tra Sardine e sostenitori di Bonaccini, i messaggi che spingono per il voto disgiunto, da pescare soprattutto nell'elettorato grillino: "Votate M5S, ma poi mettete una croce pure su Bonaccini, per fermare la Lega" è la preghiera per stoppare la marcia sovranista sul Paese.
il confronto tra stefano bonaccini e lucia borgonzoni a cartabianca
Le urne si sono aperte alle 7 e chiuderanno alle 23. Al voto oltre 3 milioni e mezzo di emiliano romagnoli - 800mila solo nel bolognese - che hanno come primo compito quello di far dimenticare il crollo dell'affluenza delle regionali del 2014, quando votò solo il 37,7% degli elettori. Il punto più basso della partecipazione in Emilia-Romagna, che l'Istituto Cattaneo ha fotografato come il momento in cui s'è spezzato il legame tra la sinistra e il suo popolo. Stavolta però i segnali sono diversi.
Da settimane c'è fila davanti all'ufficio elettorale del Comune di Bologna. In quindici giorni sono state rinnovate 8mila tessere elettorali in città. Il movimento ittico delle Sardine ieri ha fatto un appello alla partecipazione, e stasera i fondatori si ritroveranno in una casa, davanti alla tv, per la loro prima notte elettorale da protagonisti.
lucia borgonzoni
Sulla scheda, gli elettori troveranno sette candidati alla presidenza. Oltre ai due sfidanti principali, Bonaccini e Borgonzoni, c'è il Movimento 5 Stelle, che ha deciso dopo un lungo travaglio interno di correre da solo con il candidato forlivese Simone Benini. Seguono Domenico Battaglia, del movimento no-vax con la lista Movimento 3V, e ben tre liste di sinistra radicale, L'Altra Emilia Romagna di Stefano Lugli, Potere al Popolo, che candida Marta Collot, e il Partito Comunista, con la candidata Laura Bergamini. Una dispersione di voti a sinistra che preoccupa la coalizione di Bonaccini, e che rischia di togliere al governatore uscente quel poco che serve per vincere. O che basta per perdere.
Per questo da giorni Bonaccini è impegnato, insieme al resto del centrosinistra, nel chiedere alla sinistra e all'elettorato grillino di scegliere il voto disgiunto. Il meccanismo, previsto dalla legge elettorale emiliano romagnola, consente infatti di votare per la propria lista e di scegliere poi un candidato presidente appoggiato da un'altra coalizione. A favore del voto disgiunto, soprattutto in casa M5S, si sono espressi diversi ex consiglieri regionali, come Raffaella Sensoli e Andrea Bertani, oltre al vicepresidente del parlamento Ue Fabio Massimo Castaldo. Lo splitting del voto, considerato da sempre un tecnicismo da addetti ai lavori, non ha mai superato l'1-2%, alla prova delle urne. Ma stavolta il Cattaneo valuta che potrebbe valere almeno il 3-4%. Abbastanza per cambiare tutto.
Lucia e Giambattista Borgonzoni
Conto alla rovescia in Calabria. A partire dalle 7 del mattino, quasi 1,9 milioni di elettori saranno chiamati a scegliere il nuovo governo regionale. Sempre che vadano a votare. Cinque anni fa, solo il 44% dei votanti si è presentato ai seggi e adesso il timore è che l'astensione cresca ancora.
Sulla carta, la sfida per la carica di governatore è a quattro fra il centrodestra guidato da Jole Santelli, il centrosinistra che ha scelto di compattarsi dietro l'imprenditore Pippo Callipo, i Cinque Stelle che propongono Francesco Aiello e gli indipendenti di Carlo Tansi. Per il Consiglio invece, battagliano in 300, di cui solo 62 sono donne.
In realtà, a giocarsi davvero la partita per il governo della Regione sono centrodestra e centrosinistra, mentre i 5S, che per la prima volta si presentano con una civica a sostegno della lista ufficiale del Movimento, combattono per superare la soglia di sbarramento, per le coalizioni fissata all'8%. E rischiano di non riuscirci. Stesso problema hanno gli indipendenti di Tansi, che pescano nel medesimo bacino elettorale dei pentastellati, ma piacciono anche a settori del centrosinistra.
matteo salvini a bibbiano con lucia borgonzoni 2
Quello ufficiale affronta le elezioni in una situazione inedita. Dopo aver sconfessato il governatore dem uscente Mario Oliverio e quei pezzi di partito che si erano schierati con lui, il Pd ha scelto di appoggiare la candidatura civica dell'imprenditore Pippo Callipo. Traduzione, se da una parte i dem sono riusciti a scrollarsi di dosso l'ombra di un governo regionale arrivato a fine mandato ai minimi storici di popolarità, la faida interna ha portato via energie e tempo e la coalizione è arrivata alla presentazione delle candidature con solo tre liste valide. Il centrodestra ne schiera il doppio e questo è già un vantaggio.
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In Calabria non solo si vota con il proporzionale, corretto da un importante premio di maggioranza che assicura alla coalizione vincitrice almeno il 55% dei seggi, ma non è possibile il voto disgiunto. Dunque, l'appoggio ad una lista o ad un singolo candidato si riverbera anche sull'aspirante governatore. Maggiore è il numero di candidati, maggiore è - quanto meno sulla carta - il numero di voti su cui può contare l'aspirante presidente. Inoltre, in una regione come la Calabria, dove la prossimità territoriale spesso conta più dello schieramento politico e muove gli indecisi, più aspiranti consiglieri significano una presenza sul territorio più capillare e più voti.
BONACCINI MANGIA A UN GIORNO DA PECORA
Certo, nella coalizione si traduce in un derby. Ed è esattamente questa la partita che il centrodestra gioca in Calabria. Con Forza Italia, ridotta al lumicino in Italia ma ancora determinante in regione, chiamata alla battaglia per la vita. E la Lega che, dopo una campagna elettorale da separata in casa, punta su un successo a Sud per confermarsi partito guida della coalizione in tutta Italia.
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