Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera
salvini morisi
Accade ormai per ogni elezione e anche questa volta la smania di apparire ha avuto il sopravvento. Alle 8.44 di ieri Matteo Salvini già impazzava su Twitter per ringraziare emiliani e romagnoli e da quel momento non ha mai smesso di «postare» foto, video, messaggi sui social.
La «Bestia» del leader leghista è entrata in azione, incurante degli attacchi del centrosinistra e dei timidi tentativi di risposta con tweet di Piero Fassino e di qualche altro sostenitore di Stefano Bonaccini. Il leader leghista ha parlato di elezioni, ha attaccato il governo sui migranti, sulle carceri.
E nel pomeriggio si è rivolto ai calabresi con un appello fin troppo esplicito a votare il centrodestra «perché da lunedì si cambia».
Quanto basta per chiedersi: ma che senso ha continuare a conservare questa legge sul silenzio elettorale?
salvini social
Nell' era dei social, dei politici che trascorrono ore a dialogare con i cittadini attraverso i «profili», è forse arrivato il momento di compiere una scelta concreta ed efficace in modo che nessuno sia penalizzato. La legge attuale vieta di parlare in tv o alla radio e invece non fa cenno a tutti gli altri mezzi di comunicazione.
E già in passato i «richiami» dell' Agcom si sono rivelati un deterrente inefficace per chi fa propaganda a ogni costo e fino all' ultimo minuto.
Dunque basta mettersi d' accordo, prendere atto che le norme in vigore appartengono ormai a un' altra epoca e cambiarle. Sarebbe sufficiente aggiungere «tutti i mezzi di comunicazione, compresi i social», all' articolo 9 della legge 212 del 1956.
E prevedere sanzioni economiche - destinando i soldi alle necessità dei cittadini - per chi non lo rispetta. Se invece si ritiene che il divieto sia ormai inutile e obsoleto si potrebbe eliminarlo e consentire di parlare fino all' apertura delle urne.
L' importante è fissare una regola e rispettarla. Tutti, senza alcuna esclusione.
iva garibaldi luca morisi matteo salvini 1 luca morisi