Marianna Baroli per “Libero Quotidiano”
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«Sì, lo ammetto: ho fatto sesso in Expo». A parlare è Marco, 25 anni, volontario. Uno di quelli che girano per tutto il giorno sul Decumano con un enorme borsone, il laccio al collo con le spille di tutti i Paesi, le piantine alla mano e il sorriso affabile con cui è pronto ad aiutare tutti.
Lui è uno dei party boys notturni. «Conosco tutti e tutte le feste, qui è un lavoro, è vero, ma sappiamo sempre come divertirci». La notte in Expo è giovane. O meglio, lo era. Perché dopo un' attenta riflessione, dopo i ricoveri per coma etilico raggiunto o sfiorato e le voci di veri e propri festini hard, la società ha deciso che le porte del sito espositivo vanno necessariamente chiuse per tutti alle 23. Senza alcuna eccezione, neppure per il personale che lavora al sito espositivo.
«Ci hanno rovinato la festa», ci spiegano Laura e Martina, 21 e 22 anni, milanesi con la casacca bianca e la V sul petto ben in mostra. «La nostra estate l' abbiamo passata da Alessandro Rosso, sulla spiaggia che c' è in terrazza», ci raccontano, «un cocktail, un po' di musica, la voglia di conoscersi, e scatta la scintilla». Il buio gioca a favore.
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E le inibizioni con l' alcool scendono. Forse troppo. «Dopo un bicchiere o due è più facile lasciarsi andare con qualcuno» ci spiegano ridacchiando, come a ricordare notti di baldoria ormai lontane. Insistiamo per saperne di più e quello che viene allo scoperto è un altro lato di Expo, quello a luci rosse e che pochi si aspettavano.
«Dai, lo sapete bene come funziona» ci dicono abbassando leggermente il tono della voce «quando finisce una festa, la notte è ancora lunga, se hai trovato chi ti interessa con un bicchiere o due che danno alla testa è più semplice staccarsi, appartarsi, andare in camporella (in dialetto milanese, significa letteralmente «andare a fare l' amore nei prati»). Dove? «Nei cluster, o nelle aree dietro i padiglioni» ridono «a me piace dietro Food Love, nei pressi dell' Albero della Vita, più romantico».
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Federico ci spiega invece che lui, per non perdersi alcun appuntamento, controlla spasmodicamente il gruppo chiuso Inside Expo su Facebook. «È lì che si scoprono le feste migliori. Le mie preferite sono le Miss Mama, dove lo sballo è per davvero». Ma per darsi appuntamento, per trovare l' amore di una vita o anche di una sola notte, ci si affida anche ai social. «Soprattutto i più timidi», ci confermano dal padiglione dell' Olanda, uno dei centri della movida notturna. «Tanti di noi usano applicazione come Tinder o Grinder» ridacchiano.
La vera fonte tuttavia si trova ancora una volta su Facebook. Spotted: Expo2015 è una pagina in cui, in forma anonima, si rendono pubbliche dichiarazioni d' amore (e di odio) verso qualcuno in un determinato ambiente. «Ragazza che servi le granite nel cluster del cacao con una vocina così squillante che a confronto l' allarme della mia auto sembra abbia il silenziatore, mi hai conquistato col tuo sorriso e la tua fragolina», scrive qualcuno.
Mentre altri annunciano: «venite in molte, la Polizia penitenziaria vi aspetta». Fino a qualche settimana fa, uscito l' ultimo turista, Expo cambiava faccia e diventava la casa del divertimento dopo una lunga giornata di lavoro. La musica accesa, le luci e l' alcool scorrevano fino alle tre, le quattro, «abbiamo anche fatto l' alba con il turno che iniziava la mattina», ridono Luca e Silvia, 28 e 26 anni, che all' Expo si sono fidanzati. «Complice Rosso» ammettono «ma ora che non c' è più, siamo diventati vecchi».
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Di chi è la colpa? Impossibili dirlo. Expo fa sapere che è tutto per «questioni di sicurezza» ma alcuni sussurrano sia a causa di alcune «ballerine scosciate» che venivano invitate dai ragazzi alle serate nel sito espositivo.
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Altri, parlano addirittura di un giro «a luci rosse» a pagamento. Verità o leggenda metropolitana ora non conta. Da qualche giorno, ormai, come moderne Cenerentole, a mezzanotte tutti a casa. Almeno fino al prossimo party.