Estratto dell'articolo di Aldo Grasso per www.corriere.it
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Un po’ annoiato e deluso, stavo per cambiare canale quando dallo schermo ho ricevuto un curioso invito da Katia Follesa. Stava presentando alcuni sosia un po’ «sfacciati» (Mina, Sylvester Stallone, Antonino Cannavacciuolo) e forse si è accorta dell’abisso in cui il programma stava precipitando. Ma come faceva a sapere che in quel preciso momento stavo guardando «Michelle Impossible & Friends»? Non voglio saper altro, anche perché l’invito riguardava un’eventuale recensione.
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[…] Canale 5 […] Ha preso due corpi e ha provato a unirli: il primo è quello di Michelle, soubrette per caso (compreso il corpo di ballo della sigla), dei cantanti (compresa la figlia Aurora), del varietà; il secondo è quello della Gialappa’s Band (sempre molto rimpianta, anche se ormai orfana del signor Carlo) con il Mago Forest, Rocco Tanica, Claudio Bisio, ecc. La Gialappa funziona per contrasto, quando ha di fronte un universo forte (le partite di calcio) o un mondo cialtronesco, costruito apposta (il sempre troppo rimpianto Mai dire gol). Qui invece non c’è grande sintonia.
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Per esempio, il momento in cui la Gialappa avrebbe potuto fare più «danni», a favore del programma, è stato quando hanno cantato i tre tenorini del «Volo». Invece niente, silenzio (lo ha preteso il Volo?).
Per ragioni industriali e di audience, il programma va ben oltre la mezzanotte quando la palpebra si fa pesante. Spero comprenda, gentile Katia Follesa, ma è il momento in cui una buona lettura riconcilia con la vita.
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