1 - «LOL: CHI RIDE È FUORI», PIÙ CHE COMICITÀ SEMBRA «STUPIDERA»
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"
aldo grasso
Chi non ride, fa ridere? È la domanda che mi son posto dopo aver seguito «LOL: Chi ride è fuori», il nuovo comedy show prodotto da Endemol Shine Italy e in onda su Amazon Prime Video.
Composto da sei episodi, il format è una sfida fra dieci comici professionisti che devono restare seri per sei ore consecutive provando, nello stesso tempo, a far ridere i loro avversari.
il milanese luca ravenna
Io non ho riso, mai, nemmeno una volta. Ma è colpa mia, lo ammetto. Non ho riso perché l'unico comico che mi pareva interessante, Luca Ravenna, è uscito quasi subito.
Non ho riso perché troppo spesso alcuni comici sono stati ammoniti e poi cacciati perché sorpresi a fare smorfie di contentezza sulle loro battute (che è quasi peggio del doverla spiegare, la battuta).
Non ho riso perché al mio posto ridevano sguaiatamente Fedez e Mara Maionchi, nella loro qualità di giudici. Come i finti applausi. Non ho riso perché non conoscevo alcuni dei partecipanti. Non ho riso perché il clima generale era quella della stupidera (non so se si dica ancora così, ma lo Zingarelli ne certifica l'uso: «Manifestazione ripetuta di immaturità, specialmente con atti o discorsi sciocchi e superficiali, tipica dell' adolescenza»).
lol su amazon
La stupidera genera la ridarola. Non ho riso e la cosa mi preoccupa perché ho letto e saputo che altri, specie i più giovani, hanno riso di gusto e hanno trovato il programma scritto bene e montato ancora meglio, in ogni dettaglio.
lol
È probabile che «LOL: Chi ride è fuori» segni un discrimine generazionale, che per sentire raccontare una barzelletta da Lillo o da Frank Matano uno non debba conoscere Gino Bramieri, che Angelo Pintus sia un grande comico, che l'effetto streaming (Netflix, Amazon, Disney+) sia ormai sufficiente a decretare la bontà di un programma.
Ride bene chi ride ultimo. Ma chi ride ultimo, è molto probabile che ci abbia messo un po' di tempo per capire la battuta.
2 - CHE RIDERE I COMICI CHE SI SFIDANO PER FAR RIDERE: “LOL”
Selvaggia Lucarelli per "Il Fatto Quotidiano"
selvaggia lucarelli
Sui comici girano un sacco di luoghi comuni: lontani dal palco sono tristi, sono competitivi, sono insicuri, si venderebbero la madre per una battuta. Quasi tutto vero, per giunta. Poi c’è la storia “non ridono mai, la comicità altrui li diverte poco”. E in effetti, è vero pure questo.
I comici - da spettatori - conoscono i meccanismi della battuta, ne anticipano spesso il finale, si annoiano con facilità, hanno il filtro critico costantemente attivato perché sono interessati non tanto al risultato (la risata) quanto alla costruzione. Alla tecnica.
i protagonisti di lol
E infatti, l’unica cosa che li diverte davvero, è quasi sempre tutto ciò che annulla ogni costruzione. Ciò che li spiazza. Solitamente, le cose più sceme: una barzelletta triste, una volgarità gratuita e inattesa, un tentativo maldestro di far ridere, quelle cose che fanno palesemente ridere solo chi le dice, il coraggio di certi comici allo sbaraglio, la comicità fanciullesca.
Bisogna partire da qui per raccontare cos’è “Lol-Chi ride è fuori”, lo show di Amazon Prime (ispirato ad un format giapponese) in cui dieci comici devono trascorrere sei ore insieme in una stanza cercando di non ridere a battute e gag altrui.
michela giraud e lillo
Uno show che sta avendo un clamoroso successo, forse il vero primo vero successo di Amazon Prime dopo qualche tentativo mal riuscito nel mondo dei reality (il disastroso “Celebrity Hunted", per esempio).
Il cast è formato da Elio, Caterina Guzzanti, Lillo, Angelo Pintus, Frank Matano, Katia Follesa, Ciro e Fru dei The Jackal, Michela Giraud e Luca Ravenna, i conduttori sono Fedez, con Mara Maionchi.
elio in versione monna lisa
Insomma, dagli youtuber ai teatranti, ai televisivi, fino ai mestieranti da stand up comedy, in “Lol” ci sono più correnti che nel Pd. Ed è questo, in definitiva, l’aspetto più interessante del programma: ognuno, per far ridere gli altri, utilizza il suo registro.
Elio, dunque, si presenta con la testa infilata in un quadro (la Gioconda) e quattro braccia, ovviamente senza un perché. Balla un interminabile, estenuante tip tap con la gonna tirata su e i calzini fino al ginocchio, ovviamente - anche in questo caso - senza un perché. Commenta con puntuale e spassosa serietà le battute altrui, giocandosi le sue carte al meglio, tra demenzialità e autorevolezza.
frank matano e katia follesa
Frank Matano, col suo oggetto-feticcio che fa ridere perché non fa ridere, adotta un sistema di raro ingegno per non scoppiare in una risata quando gli scappa: cammina ad senza sosta per tutta la stanza. Se non vince “Lol”, può comunque ambire ad un buon piazzamento nella prossima maratona delle Dolomiti.
E dopo “Italia’s got talent”, Matano conferma di essere a suo agio in ogni contesto televisivo, riuscendo ad adattare il contenitore a sé, e non il contrario, tant’è che l’unico momento in cui manifesta insofferenza è quando gli autori gli chiedono di indossare un “abito” da lottatore di sumo: “Ho un problema con i costumi, mi fanno sentire a disagio”. Da notare: un attimo prima, senza costumi, aveva simulato l’accoppiamento di un qualche uccello in un cespuglio, perfettamente a suo agio.
pintus
Angelo Pintus è uno che fa il comico da quando Franceschini fa il ministro, cioè da sempre. Ha partecipato a tutti i programmi da “comici in batteria”, allevati come polli, della serie: poco tempo per crescere, molti muoiono dopo pochi giorni di vita. Lui è sopravvissuto più o meno a tutto, con un successo da mediano e un ego da attaccante.
Per intenderci, è di quelli che chiamano gli spettacoli “50 sfumature di Pintus”, “Pintus Arena” e così via, insomma un Donald Trump che non ce l’ha fatta. Però - siamo onesti -
in “Lol” fa la metà del lavoro: intrattiene, coinvolge, si diverte, diverte, osa. Insomma, ha mestiere e si vede. Inevitabilmente però, inciampa nel suo ego: non deve ridere delle battute degli altri e gli riesce benissimo. In compenso, ride delle sue, finendo per farsi fuori da solo.
caterina guzzanti
Lillo è un fuori classe e, probabilmente, il più versatile: fa ridere con il costume da “Posaman”, quando racconta la barzelletta sugli asterischi, quando spiega con aria compunta i segreti della sua linea “perfetta”. Per non ridere alle sue battute ci si deve concentrare con tutte le forze su avvenimenti drammatici, tipo l’intervista della Boschi a Verissimo.
Katia Follesa gioca d’astuzia: sempre seduta, in modalità ape regina, commenta molto gli altri e si espone poco, ma risulta azzeccata ed efficace.
ciro e fru dei the jackal
Ciro dei The Jackal fa spesso il suo cavallo da battaglia - la nonna col fischio - e lì, come direbbe qualcuno, “so’ gusti”, come forse è una questione di gusti anche la comicità di Caterina Guzzanti, che è l’esatto contrario di Frank Matano: sembra a suo agio solo dentro a un costume, imprigionata in gag teatrali e forzate. Fuori, è impassibile a qualunque stimolo comico, uditivo, visivo, tattile. Forse non è neppure lei: quello è il costume di Caterina Guzzanti e dentro c’è Francesco Borgonovo.
fedez e mara maionchi ridono
Sottotono Fru e Ravenna, menzione speciale per Michela Giraud che riesce nel raro proposito di giocarsi la carta della volgarità gratuita (la hit “Mignottone pazzo” è già leggenda”) senza risultare volgare.
Sui due conduttori, poco da dire: avrei evitato l’accoppiata Maionchi/Fedez che fa molto Sky e “X Factor" e toglie un po’ identità a un prodotto nuovo e ben fatto. Mara fa Mara, Fedez si sganascia e raggiunge lo studio in monopattino, annunciando le ammonizioni/espulsioni con il carisma, appunto, di un monopattino.
Ma in fondo, poco importa. “Lol” è un programma così spassoso e fortunato che potrebbe presentarlo chiunque: perfino Fedez.