Franco Bechis per “Libero Quotidiano”
IL CANE CHE VEGLIA IL PADRONE MORTO NEL TERREMOTO
Ce ne sono ancora otto, qualcun altro dice nove. Fantasmi che nessuno reclama al mondo. Corpi non più riconoscibili estratti dalle macerie di Amatrice e Accumoli, fino a ieri sera rinchiusi in casse di legno zincato in un hangar dell 'aeroporto Giuseppe Ciuffelli di Rieti, da questa mattina trasferiti all' ospedale de Lellis del capoluogo laziale, insieme alle poche salme di cui si conosce l' identità ma per cui nessuno ancora si è presentato a piangerle e chiedere i funerali.
volontari nelle zone terremotate
Su ognuna di quelle casse senza nome c' è un foglietto bianco con un numero, il solo modo di chi le ha ricevute per distinguerli l' uno dall' altro. La segreteria all' ingresso dell' aeroporto, situata in una casetta di legno che fu costruita per mondiali di volo a vela del 2008, li ha registrati con la sola documentazione possibile: un verbale dei carabinieri che racconta come, quando e dove sono stati trovati, un certificato del medico legale che racconta lo stato del corpo al momento del suo arrivo lì, una serie di fotografie (quando possibili) della salma e degli eventuali suoi segni particolari di riconoscimento (indumenti, orologio, anelli, bracciali, catenine, eventuali difetti visibili o cicatrici) e l' autorizzazione della procura della Repubblica di Rieti a finire lì in attesa di qualcuno che reclami il poveretto.
viva e senza piu niente
A quel triste elenco di fantasmi ieri se ne è sottratto uno, grazie ai risultati della prova del Dna, perché altri modi di riconoscimento erano stati impossibili: era il corpo del fornaio di Amatrice, Gianni Ciccone, che si stava cercando da giorni. I vigili del fuoco avevano scavato decine di ore per cercarlo. Sapevano che nella sua bottega, che all' ora del terremoto era aperta, non c' era.
Avevano provato ad immaginare quel che era accaduto: era scappato, vestito con una maglietta e in scarpe da ginnastica come aveva raccontato la figlia Benedetta che dopo una serata con amici era passata a salutarlo verso le due del mattino. I vigili hanno immaginato che il fornaio Gianni, sentita la tremenda scossa, avesse provato a correre in soccorso proprio di Benedetta e dell' altro figlio Francesco, che vivano lì in casa con la mamma da cui il fornaio si era separato. Hanno scavato per giorni lungo quel percorso immaginario, ma il corpo non si trovava.
vittime del terremoto
Lo avevano tirato fuori dalle macerie subito, nella confusione del primo giorno. Ma nessuno aveva potuto riconoscere quel che restava del suo corpo, e solo ieri questa tragedia ha avuto il suo epilogo.
Chissà chi sono i fantasmi che restano in quelle casse senza nome. La gente di Amatrice ha qualche ipotesi: forse qualche straniero. Ne giravano di tanto in tanto in città, probabilmente irregolari. Ma è difficile che vivessero lì. C' erano invece dei ragazzi afghani, aspiranti profughi che erano stati assegnati a uno Sprar per cui aveva fatto un bando nel 2014 il comune di Amatrice.
uomo estratto vivo
L' affidamento del servizio per i rifugiati assegnava 480.270,90 euro per il triennio 2014-2016 alla cooperativa Il Gabbiano di via degli Elci 40 a Rieti. Ma non è chiaro quanti afghani fossero affidati e come. Alla sede indicata a Rieti la coop non risulta esserci, e gli abitanti della palazzina a quel civico come gli esercizi commerciali limitrofi non ne hanno mai sentito il nome. A quel civico però risulta esserci uno studio legale e tributario, chiuso per ferie fino a domani: potrebbe essere registrata lì solo la sede legale. Alla coop è associato un numero di telefonino, staccato per gran parte della giornata.
suora salvata
Quando finalmente risponde qualcuno, il risultato è identico: una voce di giovane uomo cortese ma decisa rifiuta di fornire qualsiasi informazione, anche solo sulla esistenza di quei ragazzi afghani (di cui esistono foto però su Fb). Quindi nessuna notizia su eventuali dispersi in quel gruppo, che ovviamente non avrebbe nessun familiare che li sta cercando.
La coop rinvia al ministero dell' Interno, ma al numero che dovrebbe chiarire il giallo non risponde nessuno.
La gente di Amatrice sostiene che forse sotto le macerie è restato uno di quei ragazzi afghani che era ospitato da una famiglia all' inizio del corso. Potrebbe essere uno dei fantasmi senza nome e senza famiglia. D' altra parte nel lungo elenco delle 234 vittime identificate ci sono altri stranieri: 8 rumeni, 3 inglesi, una spagnola, un libico, una coreana di Seul che si era sposata con un amatriciano, e una salvadoregna.
sopravvissuto al terremoto
Certo, c' è stata non poca confusione nella gestione burocratica di quei poveri corpi straziati dalle pietre e dal cemento. Una vittima è stata reclamata da due famiglie, solo il dna ha dato la certezza. Per giorni una povera donna ha cercato lì senza trovarli i due figli: la rimandavano ad Amatrice, da là a Rieti e non si trovavano. Alla fine erano proprio in aeroporto. I fantasmi all' inizio erano molti di più, perché magari i familiari erano morti o feriti in ospedale. Poi l' elenco si è man mano ridotto, anche con qualche grottesco impedimento dell' ultima ora.
Perché solo dopo giorni si è saputo che il poveretto aveva lasciato come ultime volontà il desiderio di essere cremato. Ma il suo corpo è stato sigillato in una cassa di legno e zinco, che i cimiteri di quella zona non sono in grado di cremare. Sembra si sia fatto avanti il cimitero di San Benedetto del Tronto, che avrebbe la tecnologia per esaudire quell' ultimo desiderio. È l' ultimo drammatico pellegrinaggio dei poveri familiari...
sopravvissuti