1 - ROMA, PRIMA CRISI PER LA GIUNTA RAGGI: SI DIMETTONO CAPO DI GABINETTO E ASSESSORE AL BILANCIO
Laura Serloni e Lorenzo D'Albergo per www.repubblica.it
A 70 giorni dalle elezioni, la squadra grillina comincia a perdere pezzi. Revocata la nomina del capo di gabinetto, Carla Raineri, già finita al centro delle polemiche per il suo mega stipendio da 193mila euro l'anno. E si dimette l'assessore al Bilancio, Marcello Minenna che la magistrata aveva sostenuto nella corsa a capo di gabinetto.
Alle 5 del mattino l'annuncio della revoca della Raineri è su Facebook. Poi l'Ansa ha battuto che anche il titolare del Bilancio avrebbe gettato la spugna. Il motivo? Quei pareri discordanti sulla regolarità o meno della nomina della magistrata. Secondo le opposizioni, infatti, l'incarico di capo di gabinetto andava assegnato con un bando e non a chiamata diretta.
«Trasparenza. È uno dei valori che ci contraddistingue e che perseguiamo - scrive il sindaco in un post pubblicato nella notte -. Per questo motivo abbiamo deciso di chiedere un parere all'Anac, l'Autorità Nazionale Anticorruzione, su tutte le nomine fatte finora dalla Giunta. Una richiesta per garantire il massimo della trasparenza: il "palazzo" deve essere di vetro, tutti i cittadini devono poter vedere cosa accade dentro. Questo è il M5S».
«Sulla base di due pareri contrastanti - continua Raggi - ci siamo rivolti all'Anac che, esaminate le carte, ha dichiarato che la nomina della dottoressa Carla Romana Raineri a capo di Gabinetto va rivista in quanto "la corretta fonte normativa a cui fare riferimento è l'articolo 90 Tuel" e l'applicazione, al caso di specie, dell'articolo 110 Tuel è da ritenersi impropria". Ne prendiamo atto - conclude Raggi -. Conseguentemente, sarà predisposta l'ordinanza di revoca».
Via due pedine strategiche della squadra della sindaca. Proprio Minenna, considerato un assessore forte della giunta, si era battuto per rivedere gli stipendi troppo alti dello staff, soprattutto quello del caposegreteria Salvatore Romeo. Consigli non accettati dalla sindaca. Alla fine dalla torre cade Minenna. Il cerchio magico della Raggi è salvo.
"Rispetto il lavoro del sindaco, ha vinto lei, a lei onori e oneri, non metto bocca sulla squadra, chi vince ha la responsabilità e il dovere di governare", ha commentato Matteo Renzi a Rtl, rispondendo a una domanda sulle dimissioni.
Immediato il commento di Francesca De Vito, grillina della prima ora e sorella del presidente dell'Assemblea capitolina Marcello. L'attivista, che già aveva attaccato le nomine della sindaca Raggi e del vice Daniele Frongia, su Facebook condivide la notizia della doppia dimissione: "Senza parole. Se la qualità non si capisce... allora cosa? Adesso qualcuno mi venisse a dire che avevo torto!".
Olimpiadi Durante l'intervista a Rtl, però, il premier è anche tornato sulla candidatura di Roma per i Giochi del 2024: "Le Olimpiadi sono una cosa fantastica. Consentono un investimento sul futuro delle città. Io non avrei alcun dubbio", ha detto il premier. "O sì o no. Se Raggi non firma la lettera Roma è fuori. La mia impressione è che noi siamo in testa in questo momento. Dire di no alle Olimpiadi sarebbe un atto molto triste", spiega il presidente del Consiglio. "Spero che la sindaca Raggi prosegua su quello che abbiamo già deciso a livello istituzionale ma se dirà di no ne prenderemo atto. Scelgano i cinque stelle cosa fare, tocca a loro. Non farò atti lesivi sull'autonomia su Roma o di altre città", aggiunge il premier, "se dirà di no vorrà dire che in futuro candideremo altre città", conclude Renzi.
2 - ROMA, È SCONTRO SU ATAC CAOS 5 STELLE SULLE OLIMPIADI
Ilario Lombardo per “la Stampa”
E fuori un altro superdirigente di una municipalizzata romana. Dopo l' Ama, ora tocca all' Atac. Effetti collaterali dell' avvento dei 5 Stelle in Campidoglio, visto che a un mese dall' addio di Daniele Fortini in guerra con l' assessora all' Ambiente Paola Muraro, arrivano le dimissioni (annunciate) di Marco Rettighieri, altro manager chiamato dal commissario Francesco Tronca per risanare la disastrata azienda dei trasporti capitolini.
Un' avventura che nuovamente sta per finire nel peggiore dei modi: con un' uscita polemica, accuse reciproche e strascichi che potrebbero avere effetti sulla vita dei romani. «Se non ci sono le condizioni, perché rimanere?» si chiede Rettighieri. Condizioni di «autonomia» e «serenità» che il dg non intravede più, soprattutto dopo aver ascoltato le reazioni alla sua lettera indirizzata all' assessora alla Mobilità Linda Meleo.
Andando con ordine: Rettighieri aveva scritto a Meleo lamentandosi su tre punti: la disponibilità del 95% dei mezzi della metro A annunciata da Raggi per settembre (per il manager una cifra mai esistita); i 18 milioni sbandierati dalla giunta per l' Atac «mai arrivati»; «le ingerenze esterne».
Quest' ultimo il punto forse più delicato. Perché riguarda la decisione di spostare un dirigente Atac. Rettighieri parla di una telefonata ricevuta da Virginia Raggi a favore di Federico Chiovelli, responsabile della tratta Roma-Viterbo, che si scopre essere militante 5 Stelle. «L' assessora Meleo chieda scusa ai romani per queste pratiche che a voce il M5S ha sempre contestato» attacca Stefano Esposito, senatore dem, ex assessore ai Trasporti, grande sponsor di Rettighieri e colui che per primo ha svelato la lettera del manager.
La replica in Campidoglio contro Rettighieri è altrettanto polemica: «E' irresponsabile - fanno sapere fonti interne - perché se ne esce ora, alla vigilia della ripresa scolastica di settembre, rischiando di danneggiare la città». Intanto è già partita la ricerca di un sostituto e gli staff, spiegano, «sono al lavoro per individuare un nuovo management».
La grana Atac esplode in giorni già non proprio facili per la sindaca, ancora alle prese con il pressing sulle Olimpiadi. Il M5S adesso deve fare i conti anche con la prima uscita pubblica dalla galassia pentastellata a favore della candidatura per il 2024. Paolo Berdini parlava dei Giochi come «un' occasione per il futuro» ma se realizzati a certe condizioni, Raggi ha chiamato l' assessore: «Paolo, conosci le nostre posizioni. Avevamo un impegno con il Coni, non parliamo prima dell' incontro con loro. E poi, su questo, cerchiamo di avere una voce univoca». La posizione di Berdini divide la giunta, dove oltre a lui sono considerati più possibilisti il vicesindaco Daniele Frongia e Meleo. Ma l' assessore ha sorpreso tutto il Movimento, dalla base ai vertici.
Moltissimi militanti hanno espresso il proprio disappunto nelle chat collegate al Campidoglio e sui social network. Berdini è accusato di non essere un 5 Stelle, cosa peraltro vera perchè è un tecnico, e di «tradire le promesse della campagna elettorale». Dai vertici del direttorio l' unica a parlare è Carla Ruocco che tenta di mettere l' ennesima pietra tombale sul futuro olimpico della Capitale: «I romani sanno che le Olimpiadi non sono la priorità». Ma alla Raggi arriva a sorpresa un sostegno da Pierluigi Bersani: «Non candidare Roma alle Olimpiadi per risolvere le emergenze della città è un ragionamento che più della metà dei romani capirebbe, è legittimo per il sindaco dire: io non me la sento di buttare tutte le energie sulle Olimpiadi».