Fabio Paravisi per il “Corriere della Sera”
SCIOPERO ALLA REGGIANI EFI
Era da poco tornata alla sua scrivania dopo la maternità. Aveva lasciato dalla nonna i due figli piccoli, aveva organizzato i turni con il marito, sapeva di dover affrontare qualche difficoltà ma era tranquilla sul suo futuro: sedeva nell' ufficio che occupava da quindici anni e vedeva attorno a sé un' azienda in crescita. Fino a quando le è stata consegnata la lettera: «La sua mansione non esiste più, verrà aperta una procedura di licenziamento». Poche parole che hanno spalancato un baratro davanti alla giovane mamma che si è vista cancellare ogni prospettiva, e hanno scatenato la solidarietà dei suoi colleghi, subito scesi in sciopero.
Era tutto bloccato, ieri mattina, davanti ai 22 mila metri quadrati della Reggiani Efi, azienda di Grassobbio (hinterland di Bergamo) fra i principali produttori di macchine per la stampa e il finissaggio del settore tessile. L' azienda ha 230 dipendenti e un fatturato intorno ai 100 milioni di euro. Nel luglio di due anni fa è stata acquisita dalla californiana Electronics For Imaging, gruppo da 790 milioni di dollari di fatturato e 2.700 dipendenti. E sono state proprio le modalità molto spicce del licenziamento ad avere spaventato i lavoratori, che temono di vedersi applicati sistemi poco italiani e molto americani.
SCIOPERO ALLA REGGIANI EFI
La lavoratrice, 36 anni, di Bergamo, impiegata nel settore pagamenti e rientrata al lavoro dopo la seconda maternità lo scorso agosto, per ora preferisce non parlare: la procedura di licenziamento non è ancora conclusa e teme di pregiudicare eventuali spazi di trattativa. Entrata in Reggiani nell' ottobre del 2002, ha ricevuto la lettera di licenziamento mercoledì e si è rivolta ai sindacati.
I quali per il pomeriggio di ieri avevano in previsione una riunione con l' azienda sul contratto interno, e per parlarne prima con i lavoratori avevano convocato un' assemblea. È stato qui che hanno spiegato l' accaduto. Sono bastate poche parole per suscitare una protesta di massa di operai e impiegati: un' ora di sciopero e tutti a manifestare ai cancelli.
SCIOPERO ALLA REGGIANI EFI
«Noi lo vediamo come un test - ipotizza Andrea Agazzi della Fiom-Cgil -. Gli americani vogliono intraprendere politiche del lavoro simili a quelle in uso da loro, senza sapere che da noi certe cose non si fanno, soprattutto non in quel modo, cioè senza una motivazione convincente e senza il coinvolgimento dei sindacati».
La riunione ha quindi cambiato ordine del giorno: «Ci hanno spiegato che dopo una riorganizzazione non esisteva più il lavoro della signora, ma non si capisce come in un'azienda con 230 dipendenti di cui 130 impiegati non si sia trovata una collocazione alternativa - aggiunge Emanuele Fantini della Fim Cisl -. Ne discuteremo ancora».
Adele Genoni
Diversa la versione dell'amministratore delegato della Reggiani Efi Adele Genoni, membro del «Women' s leadership development council» per il sostegno alle donne manager: «Non posso entrare nel caso specifico, ma siamo una società in crescita che investe molto in assunzioni e investimenti, i posti di lavoro non sono a rischio. Noi facciamo crescere i dipendenti e integriamo al meglio le colleghe che rientrano dalla maternità. Ma a volte può capitare che non sia possibile. È un caso singolo: le competenze della persona non erano tali da poter trovare una ricollocazione, come è stato fatto tantissime volte e come faremo ancora. Può succedere che una persona possa essere licenziata».