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    ANCHE SE NON È PASSATO IN SENATO, IL DDL ZAN SI FA SEMPRE PIÙ "STRADA" - NEL PROVVEDIMENTO "MASCHERATO" INFILATO DENTRO IL DECRETO INFRASTRUTTURE C'È IL DIVIETO DI PUBBLICITÀ SESSISTE, DISCRIMINATORE E VIOLENTE LUNGO LE STRADE O NEGLI SPAZI SUI MEZZI PUBBLICI: ED È SOLO L'INIZIO, PERCHÉ SI STA PREPARANDO UN TESTO ANALOGO PER VINCOLARE I CONTENUTI AUDIO-TELEVISIVI, INTERVENENDO SULLA LEGGE GASPARRI…


     
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    Michela Bompani per “Il Venerdì di Repubblica

     

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    A destra l'ha chiamato un "Ddl Zan mascherato" che punta a introdurre, nuovamente, il concetto di "identità di genere". Così a Palazzo Madama, il 4 novembre, il dl Infrastrutture, Trasporti e Mobilità ha scatenato la bagarre. Tanto che il governo ha dovuto mettere la fiducia, intascando un risultato tondo: 190 sì e 34 no.

     

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    Le polemiche che ne sono seguite hanno però "nascosto" il varo di un provvedimento importante: quello che vieta i manifesti sessisti, discriminatori e violenti lungo le strade o negli spazi pubblicitari sui mezzi pubblici.

     

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    Ed è solo l'inizio, perché si sta preparando un testo analogo, per vincolare i contenuti audio-televisivi, intervenendo sulla Legge Gasparri. Si attendeva da tempo una norma che facesse argine ai messaggi promozionali che sfruttano il corpo delle donne.

     

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    A rimediare ci hanno pensato la presidente della Commissione Trasporti alla Camera, Raffaella Paita, Iv, e quella della Commissione Ambiente alla Camera, Alessia Rotta, Pd, che hanno proposto un emendamento ad hoc.

     

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    «Troppo spesso le pubblicità utilizzano messaggi che mortificano le donne o sono discriminatori» dice Rotta. «È il momento di dire basta e di promuovere una cultura del rispetto di tutti gli individui».

     

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    Nella sezione che modifica il Codice della Strada, infatti, si introduce «il divieto di qualsiasi forma di pubblicità, su strade e veicoli, avente contenuto sessista, violento, offensivo o comunque lesivo dei diritti civili, del credo religioso e dell'appartenenza etnica ovvero discriminatorio».

     

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     Per chi sgarra sono previste la revoca dell'autorizzazione della pubblicità e la rimozione. «Abbiamo introdotto un vincolo normativo a tutta la categoria della cartellonistica fissa e mobile» spiega Paita. «È stata definita anche la responsabilità di chi gestisce gli spazi stradali: la Provincia, il Comune, il concessionario autostradale o Rfi». Da oggi, quindi, i Comuni possono contare su una norma nazionale e non più su singoli provvedimenti autonomi, spesso vanificati da ricorsi vari.

     

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    Per l'entrata in vigore del divieto di pubblicità sessiste servirà un decreto attuativo del governo. Lo sta preparando, per vararlo entro dicembre, la ministra delle Pari Opportunità, Elena Bonetti.

     

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