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    ANNI DI SBATTIMENTO SULLA RETE UNICA PER POI CONSEGNARE TUTTO IL CUCCUZZARO A BOLLORÉ? IL TESORO HA SMOSSO CDP, OPEN FIBER, ENEL, MA POI RESTA SEMPRE IL DETTAGLIUCCIO DI VIVENDI, CHE HA LA MAGGIORANZA RELATIVA DI TIM, UNA POSIZIONE DI FORZA IN MEDIASET E HA FATTO RICORSO ALL'UE CONTRO L'ITALIA. A MENO DI UN INTERVENTO FINANZIARIO FORTE DELLO STATO O DELLE SUE CONTROLLATE, LA FONDAMENTALE INFRASTRUTTURA TECNOLOGICA ITALIANA SAREBBE TUTTA IN MANO AI FRANCESI (PURE INCAZZATI)


     
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    Antonella Olivieri per ''Il Sole 24 Ore''

     

    Sulla rete unica il Tesoro ha gettato il cuore oltre l’ostacolo già questa estate, quando ha spinto il memorandum of understanding per fissare le tappe di integrazione tra la rete Telecom e quella di Open Fiber, che alla fine è stato firmato dall’incumbent e da uno solo degli azionisti della sfidante della fibra, Cdp. Enel , l’altro socio paritetico, finora ha nicchiato: si vedrà domani, quando si riunirà il consiglio, se cambierà qualcosa. Ma nel frattempo, operativamente, il progetto di rete unica non ha fatto grandi passi in avanti, perchè in effetti un progetto ancora non c’è. L’individuazione del perimetro dell’integrazione è sostanzialmente ferma allo stadio della’incarico ai consulenti tecnici.

    BOLLORE' DE PUYFONTAINE BOLLORE' DE PUYFONTAINE

     

    Quale parte della rete Telecom dovrebbe confluire nell’ipotetica società della rete unica ancora, con precisione, non si sa. Se e come le due reti - che hanno un’architettura differente - possano parlarsi, neppure. Tantomeno si è cominciato a lavorare alle condizioni finanziarie dell’operazione. Si sa che c’è un’offerta, nell’ottica di rete unica, per la quota Enel da parte del fondo australiano Macquarie che, a prescindere dal fatto che non pare sia ancora del tutto definita, pone l’asticella del prezzo così in alto che nè Telecom, nè Cdp, che dovrebbe rilevare una quota fino al 10% per portarsi in maggioranza, potrebbero mai saltarla.

     

    fedele confalonieri con marina e pier silvio berlusconi fedele confalonieri con marina e pier silvio berlusconi

    Ma il problema in più - in un quadro già di per sè complesso - è che dalla parte di Telecom non si capisce chi possa tutelare gli interessi di Telecom o chi sia in grado di farlo in una partita che non vede un’unanimità di vedute nemmeno a livello politico. Il consiglio - che ha una maggioranza espressa dal fondo Elliott, che non c’è più - è in scadenza con l’assemblea di aprile. Il primo azionista, alla soglia dell’Opa con una quota del 23,94%, è Vivendi, che fa capo al finanziere bretone Vincent Bolloré che non si è capito mai bene perché si sia imbarcato nell’avventura, sulla quale finora ha perso solo soldi. Forse pensando di avere una corsia preferenziale per la conquista di Mediaset?

     

    LUIGI GUBITOSI FRANCESCO STARACE LUIGI GUBITOSI FRANCESCO STARACE

    Se fosse così, le cose non sono andate secondo i programmi e oggi Bollorè, con Vivendi , non solo è in lite con il Biscione e la famiglia Berlusconi al controllo, ma anche con l’Italia che ha denunciato alla Ue per l’emendamento salva-Mediaset. Insomma, non proprio il contesto ideale per discutere con serenità il destino di un’infrastruttura chiave per il Paese. A fronte di un vuoto di interlocuzione potrebbero facilmente riemergere gli impulsi, mai del tutto sopiti, a rispolverare il piano Rovati.

     

    Privare Telecom del suo asset qualificante vorrebbe dire ridurre la principale azienda del settore sostanzialmente a una struttura commerciale, ma anche rinunciare ad avere un ruolo come Paese in un settore nel quale un tempo l’Italia era all’avanguardia. La rete, di tutti e di nessuno, un domani, magari neanche troppo lontano, potrebbe essere superata dall’evoluzione tecnologica. Ma non ci sarebbe più nessun “campione nazionale” ad occuparsene. Meglio andarci cauti.

    GIUSEPPE CONTE PAOLO GENTILONI ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE PAOLO GENTILONI ROBERTO GUALTIERI Giuseppe Conte Fabrizio Palermo Giuseppe Conte Fabrizio Palermo BOLLORE' VIVENDI BOLLORE' VIVENDI

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